combattere la mortalità infantile, basta poco


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Con 28 cent mangia un bimbo che altrimenti muore

Parla Giacomo Guerrera, presidente Unicef Italia u

di Bianca Biancastri
(b.biancastri@rai.it)

“Sono 200 milioni i bambini che a livello mondiale soffrono di malnutrizione, di cui 20 milioni di malnutrizione acuta, che è la forma più grave. Questo rapporto racconta l’impegno dell’Unicef per aiutare concretamente questi bambini e per azzerare la mortalità infantile. Ciò che a volte è inimmaginabile poi si realizza: nel 1960 sono morti 20 milioni di bambini, nel 1990 12 milioni e 900, oggi 6 milioni e 900 (il dato è dello scorso anno). Ci sono 19mila bambini che muoiono ogni giorno, sono sempre tanti, troppi , non dobbiamo dimenticarlo, noi possiamo fare tanto, abbiamo le possibilità di aiutarli. Ad esempio, mettendo a fuoco il tema della malnutrizione siamo stati portati a individuare i metodi più corretti per intervenire e risolvere questo problema. Innanzi tutto abbiamo individuato le cause della malnutrizione e ora sappiamo che è possibile azzerare la mortalità infantile”. E’ quanto dice a Televideo Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia, alla presentazione del nuovo rapporto “La malnutrizione dei bambini. L’impegno dell’Unicef contro la mortalità infantile”.

“Si deve procedere in questa direzione e siamo a buon punto. Abbiamo capito che dobbiamo guardare alla malnutrizione non come alla causa prevalente della mortalità infantile. Ciò non di meno quasi un terzo delle morti dipende proprio da cause collegate alla malnutrizione. Noi abbiamo messo in atto una serie di interventi specifici come ad esempio il Plumpynut, un integratore alimentare di facile uso che possiamo usare a domicilio perché non è necessario toccarlo (spesso le mani non sono pulite), non serve aggiungere nulla, basta aprire la bustina e succhiarlo. E’ a base di olio di arachide, semi di arachide, zuccheri, vitamine, come la A, tutti alimenti importanti. E con appena 28 centesimi, perché è tanto che costa una bustina, e con tre bustine al giorno per due mesi, è possibile risolvere i problemi di questi bambini. Servono soltanto 50 euro per un bimbo, molto spesso ci dimentichiamo di questo. Nei nostri centri di assistenza per la malnutrizione, invece, l’Unicef interviene, ad esempio, con la fornitura di latte. Un’altra considerazione importante che è stata fatta con questa nostra indagine sulle cause e sul come intervenire in maniera concreta è il “continuum” assistenziale. Esiste infatti un circolo vizioso tra madre e figlio per quanto riguarda la malnutrizione. E’ certo che una mamma malnutrita determina nel bambino una malnutrizione ancora più grave. Allora i nostri interventi sono finalizzati a seguire le donne dal momento della pubertà, al concepimento, alla nascita dei figli, all’allattamento, perché solo così è possibile abbattere la mortalità infantile”.



Quale potrebbe essere la svolta per sconfiggere la malnutrizione infantile in zone come il Sahel, dove ciclicamente si ripetono carestie e dove i bambini sono le vittime principali della carenza di cibo?
“La mortalità infantile è determinata da cause legate alle condizioni climatiche, alla minore quantità di aiuti per la crisi economica mondiale. Questo non consente alla nostra organizzazione di intervenire adeguatamente, inoltre pesa sulla situazione l’aumento dei prezzi, sia dei generi alimentari che della benzina. Se lei pensa che queste popolazioni investono per il solo vitto l’80% delle loro risorse, si immagini un po’ cosa vuol dire aumentare i prezzi di questi generi. Allora cosa è possibile fare? E’ possibile agire in maniera concentrica in questa realtà per cercare di portare degli aiuti concreti. Bisogna aiutare dal punto di vista sanitario, dal punto di vista medico, dal punto di vista assistenziale , cosa che noi facciamo. Bisogna aiutare questi Paesi a crescere economicamente. Questo lo può fare la comunità internazionale, la cooperazione internazionale non può girare le spalle a questa situazione, deve sentirsi impegnata. Se non lavoriamo assieme, tutti, nella stessa direzione, probabilmente i problemi più che risolverli andremo a riacutizzarli”.



E’ questo quello che chiede l’agenzia Onu ai paesi del mondo?
“E’ questo quello che chiede l’agenzia dell’Onu a tutti i paesi del mondo, soprattutto ai Paesi europei che hanno sempre, per tanti anni, utilizzato la loro presenza in questi paesi per portare via risorse. Adesso è arrivato il momento di aiutarli concretamente perché questa è l’unica chiave di volta”.