Musica - i consigli della settimana


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Giovani, belle e brave

Nuovi album per Alicia Keys e Taylor Swift

di Maurizio Iorio
(maurizio.iorio@rai.it)

Alicia KeysGirl on fire (Sony Music)

“Alicia Keys comincia il suo nuovo album con un’osservazione fuorviante: ‘Non sono quella che ero prima’. In realtà in ‘Girl on fire’ l’artista parte esattamente da dove l’avevamo lasciata nel 2009, con il sottovalutato ‘The element of freedom’. La differenza è che Keys è raramente sembrata tranquilla e sensuale come in quest’ultimo lavoro” (James Reed, The Boston Globe). Tranquillità che, supponiamo, le derivi dall’aver sfornato un pargolo, oppure dall’aver superato i trent’anni (da poco) o, ancora, dal non aver più nulla da dimostrare al mondo. Trenta milioni di copie vendute nel pianeta sono un bel lasciapassare per la posterità, oltre alle misure da top model, che non guastano mai, ma che si decompongono ben prima delle canzoni. Già l’intro, con il tocco classico al piano di “De novo adagio”, la dice lunga sulle intenzioni della ragazza, che mette subito in chiaro quali siano le sue origini musicali, e che non intende affatto ripudiarle. Ma il percorso per mediare passato e presente è tortuoso, e non sempre agevole. Il rhythm’n blues è il terreno sul quale Alicia Keys innesta le sue reminiscenze classiche e i suoni della contemporaneità, che spesso non collidono, come in “New Day”, dove il beat elettronico, il metallo dei rullanti e l’hip hop di Swizz Beatz (il marito) e di Dr. Dre cozzano con il Motown sound, che è il filo conduttore dell’album. Non a caso le cose migliori (“molto migliori”) sono rappresentate dai tre brani scritti con la meravigliosa Emely Sandè, “Brand new me” e “Not even the king”, nei quali voce e piano solo si rincorrono come a nascondino, e in “101”, che chiude in bellezza con un travolgente allelujah.


Taylor SwiftRed (Universal)

Visetto da Lolita impertinente, rossetto rosso fuoco sulle labbra a cuore, look da adolescente sexy in cerca di maschio alfa. E soli 23 anni sulle spallucce. Oltre ad una beltà da miss qualcosa. La nuova Britney Spears? Tutt’altro, la ragazza suona quel vecchio genere ammuffito che è il country. Che le deve molto, perché il secondo album dell’imberbe figliola, “Fearless” (2008), è stato il primo disco di musica country a restare in testa alle classifiche Usa per 11 settimane di seguito, roba che neanche Willie Nelson e Johnny Cash messi insieme. La storia inizia nel 2006, quando a soli 16 anni Taylor Swift debutta con l’album omonimo e comincia ad arraffare Music awards e a vendere milioni di copie. Facendo breccia anche nelle orecchie degli adolescenti, più avvezzi ai motivetti pop di Katy Perry e delle sue epigoni. Poi uno mette nel lettore “Red” (”E’ un colore che abbraccia tante emozioni”) e fatica a trovare traccia di suoni campagnoli, che la pischella ha introitato a Nashville, la patria del country, dove vive al sua famiglia. Invece, surprise!, qui dentro c’è molto pop, la produzione è raffinatissima, anche troppo, perché mette la museruola alla grinta della Swift, che fatica a trovare valvole di sfogo. D’altronde il circuito country, per quanto relativamente grande, è pur sempre limitato al mercato del centro-sud degli States e nel resto del mondo il Nashville sound ha scarso diritto di cittadinanza. Ecco quindi che con una sapiente operazione di restyling, Taylor Swift si trasforma nella nuova Pink, o Rihanna, e perché no, se ha un po’ di lungimiranza, nella nuova Sheryl Crow o Lucinda Williams. Perché le classe non le manca (firma lei tutti i brani), e con qualche ruvidezza rock nella produzione potrebbe compiere il grande salto. Favorita anche dalla copertura politica: la ragazza, dopo aver flirtato con svariati boyfriend famosi, tra i quali l’attore Jakr Gyllenhaal, attualmente si dedica all’ultimo rampollo della più famosa stirpe della politica americana, Conor Kennedy. E poi “State of Grace”, il brano di apertura, starebbe bene anche in bocca a Springsteen….