I film del week end


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Love is all you need

di Sandro Calice

di Susanne Bier. Germani, Danimarca, Francia, Italia, Svezia 2012. Commedia (Teodora Film)
Fotografia di Morten Søborg
con Pierce Brosnan, Trine Dyrholm, Sebastian Jessen, Molly Blixt Engelind, Paprika Steen, Kim Bodnia, Micky Skeel Hansen, Ciro Petrone
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Susanne Bier, autrice di “In un mondo migliore”, Oscar 2011 come miglior film straniero, e del commovente “Things we lost in the fire” (orribilmente tradotto in italiano con “Noi due sconosciuti), si conferma una meravigliosa narratrice di sentimenti. Questa volta lo fa con una commedia, ma non illudetevi: i lacrimoni arriveranno lo stesso.

Patrick e Astrid si sono conosciuti da tre mesi e decidono di sposarsi. Lo vogliono fare nella villa di Sorrento del padre di Patrick, Philip, un industriale inglese della frutta che vive in Danimarca, vedovo e col gelo nel cuore. La famiglia di Astrid, invece, è composta dal fratello militare, dal padre Leif, che ha una storia con la contabile del suo ufficio, e soprattutto dalla madre Ida, parrucchiera reduce da chemioterapia per un tumore al seno, ma la più vitale di tutti. Questa composita combriccola, più una serie di altri variopinti personaggi, si trasferirà in Italia per un matrimonio che non ha nessuna intenzione di andare come deve andare.

“Love is all you need” è una bella commedia colorata, dove l’amore assume quasi tutte le sue mutevoli sfaccettature, dove il dramma è sempre incombente ma mai pesante, anzi, dà sempre l’impressione di essere un sano momento di cambiamento. Dove, a partire dalla colonna sonora a base di “That’s Amore” e Ricchi e Poveri, la Bier utilizza ironicamente gli stereotipi sull’Italia e sulle commedie degli equivoci in generale. Un film, per dirla con la regista, “sulle persone vulnerabili, sugli aspetti della vita che preferiremmo cancellare ma che, se rappresentati con umorismo, possono sollevarci il morale”. Trine Dyrholm e Pierce Brosnan sono i mattatori della storia, e l’ex agente 007 ha raccontato di essersi profondamente calato nel ruolo per aver perso nella vita reale la moglie per un tumore. “Erano tutti innamorati di lui sul set – ha detto la regista – le donne ma anche gli uomini”. Sul film, infine: “Nove film su dieci in Danimarca parlano della famiglia e questo non sfugge, ma non credo che ci sia una prospettiva o un linguaggio femminile da cui partire, non credo sia vero che queste storie non interessano gli uomini'”.



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