I film del week end


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La regola del silenzio (The company you keep)

di Sandro Calice

di Robert Redford, Usa 2012, thriller (01 Distribution)
Fotografia di Adriano Goldman
con Robert Redford, Shia LaBeouf, Julie Christie, Sam Elliott, Jackie Evancho, Brendan Gleeson, Terrence Howard, Stanley Tucci, Nick Nolte, Chris Cooper, Susan Sarandon
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Un classico. Redford, nel bene e nel male, fa un cinema noto, rassicurante, lineare, politicamente impegnato, nel quale non sorprende ma nemmeno delude.

Jim Grant fa l’avvocato ad Albany (New York), si occupa di diritti civili, è vedovo e ha una figlia di 11 anni. Una vita normale, finché l’Fbi arresta Sharon Solarz, membro di Weather Underground, un gruppo di attivisti radicali che 30 anni prima, ai tempi della contestazione contro la guerra in Vietnam, era arrivato a compiere atti di terrorismo uccidendo anche una persona. Nessuno fu mai catturato e la storia attira l’interesse di Ben Shepard, un ambizioso cronista locale che non ci mette molto ad arrivare a Grant. Da quel momento l’avvocato sa che ha pochissimo tempo per salvare sua figlia e la sua vita: col cronista e l’Fbi alle costole, attraversa tutti gli Stati Uniti alla ricerca dell’unica persona in grado di tirarlo fuori da quella situazione, sempre che sia ancora viva e che voglia aiutarlo.

“The company you keep”, tratto da un romanzo di Neil Gordon, è un thriller sulle conseguenze degli “errori” di gioventù, sugli ideali, ma anche, come dice il regista “su cosa è disposto a fare un uomo per l’amore dei suoi figli”. Un film che parlando di diritti civili e di protesta giovanile, di sogni infranti e di voglia di cambiare il mondo, porta Redford a parlare di attualità: “Come dice Julie Christie nel film – riflette Redford – i super ricchi, i padroni di Wall Street stanno benone, se la caveranno sempre, mentre il resto del Paese sta male: un meccanismo che non cambierà mai. Abbiamo lasciato ai giovani un mondo che sta marcendo, ho fiducia che almeno loro faranno meglio". Il film è anche una critica a certi modi “aggressivi” di fare giornalismo, quelli che non tengono conto delle conseguenze per le vite delle persone, anche quando si agisce a fin di bene, per scoprire la verità. Ed è chiaro che Redford ci mette dentro se non la sua biografia, tutta la sua passione politica e civile. Un cast di grandi “vecchietti” completa il quadro per un thriller che regge bene le due ore di durata.



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