Un blog semiserio che è già fenomeno


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L'arte spiegata ai 'truzzi'

Una guida turistica realizza un blog satirico per spiegare l'arte (in romanesco)

Mondrian? Chissà cosa s'è fumato, ha disegnato il logo di un famoso gel prendendo ispirazione da un albero. E Degas? La sua 'Donna che si asciuga' è quello che è , ma il pittore è rispettoso e la dipinge da dietro 'pe nun disturbà'.

E' il frutto di un occhio allenato all'arte e di una penna capace di tracciare le sfumature quel che si coglie sul blog satirico 'L'arte spiegata ai truzzi'. Un piccolo caso sul web: messo in rete da pochi giorni, il sito può contare già su migliaia di visitatori mentre la pagina Facebook viene suggerita quotidianamente da numerosissimi navigatori.

L'idea di un diario semiserio su un argomento che rischa d'essere solo per pochi è di Paola Guagliumi, quarantenne romana, laureata in storia dell'arte e di professione guida turistica: insomma, una che di arte se ne intende. Dopo anni di studi, di giornate passate in gallerie e musei e - chissà - di bestialità ascoltate senza batter ciglio, è nato il blog. "Ero alla National Gallery - racconta - e mi sono imbattuta in una classe italiana in gita. Due ragazzotti vagavano con aria perplessa tra impressionisti e girasoli, mormorando espressioni di incomprensione e noia. Dovevo trovare un modo per interessarli... Da quando ho iniziato a lavorare - prosegue - mi sono resa conto che bisogna essere semplici, talvolta divertenti, e collegarsi sempre alla realtà: e' quello che cerco di fare quando nel mio blog paragono l'Apoxyomenos a Totti, o la prospettiva ai videogiochi della playstation: attualizzare, per capire. Altrimenti si annoia".

Decine le domande strabilianti da parte dei turisti, soprattutto stranieri, con cui lavora la guida-blogger. "Il Nilo bagna Roma?" oppure "Avete gli iPhone in Italia?". Imperdibile, la biografìa di Caravaggio, a corredo della spiegazione "truzza" della celeberrima 'Deposizione': "Se po’ ddì che sto Caravaggio, si fosse vissuto mo, poteva esse un truzzo, o tipo un gabber, un urtrà, pure. Anfatti ha rischiato de finì ar gabbio più vvorte e è dovuto da scappà da Roma che sinnò o metteveno drentro perchè aveva accortellato a uno. No, nu o so se era lazziale o romanista".

Anni addietro, ci aveva pensato Johhny Palomba a rendere digeribile per i più un altro tema-tabù: la critica cinemantografica. Utilizzava, il recensore mascherato sempre il romanesco. Stesso dialetto anche per l'acuto videomaker-opinionista Zoro-Diego Bianchi.