Il Giappone in crisi guarda al passato


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Il primo voto dopo Fukushima

Economia e nucleare, le sfide elezioni_giappone_296

di Bianca Biancastri
(b.biancastri@rai.it)

E’ un Paese che sembra volgersi all’indietro, con la voglia di affidarsi a chi lo ha guidato in tutto il dopoguerra, dopo le promesse mancate del governo di sinistra. Sotto il peso della recessione economica e del triplice disastro terremoto-tsunami-crisi nucleare dell’11 marzo 2011, i giapponesi vogliono certezze e potrebbero scegliere nelle elezioni politiche anticipate del 16 dicembre il Partito liberaldemocratico Ldp, quasi ininterrottamente al potere per 55 anni. Si chiuderebbe così il triennio del governo guidato dal Partito democratico, che nel 2009 aveva trionfato in nome del rinnovamento. Nessuna suspense in questa consultazione, vincerà il centrodestra? In realtà i sondaggi, secondo il Japan Times, indicano che il 41,5% dei giapponesi è indeciso e a guidare il Paese potrebbe anche essere una larga coalizione, visto il moltiplicarsi di nuovi partiti.

“Sarà l’Ldp a proteggere la bella terra del Giappone”, ha detto il leader del partito Shinzo Abe, dando inizio alla campagna elettorale a Fukushima. Noto per le sue posizioni nazionaliste, Abe è stato primo ministro fra il settembre 2006 e il settembre 2007, quando si è dimesso per ragioni di salute. Ora spera di tornare alla guida del Paese, ma non è detto che la maggioranza dei giapponesi voglia nuovamente sostenere il partito di centrodestra che ha fatto costruire 54 centrali nucleari. La forte scossa di magnitudo 7.3, che ha colpito venerdì l’area di Fukushima, pur senza causare vittime o gravi danni, ha rinnovato la paura del 2011. Una cosa è certa: se l'Ldp tornerà al potere, governerà un partito che non ha mai nascosto di voler tornare all’energia nucleare e che non crede nelle fonti di energia alternative, indispensabili per uscire dal nucleare come richiesto dalla stragrande maggioranza della popolazione e come promesso dall’attuale governo.

Il piano di Abe per riavviare l’economia del Giappone attraverso l’aumento della spesa pubblica, è criticato da più parti, in particolare dal governatore della Banca centrale Shirakawa Masaaki secondo cui la politica economica del Pdl non è realistica e peggiorerebbe il già sproporzionato debito pubblico. Inoltre fa discutere l’idea di Abe di rafforzare la sicurezza nazionale del Giappone modificando la Costituzione e aumentando le spese per la difesa.

Il primo ministro Yoshihiko Noda ha sciolto la camera bassa del Parlamento il 16 novembre in modo da consentire elezioni politiche un mese dopo. Noda è dovuto scendere a patti con l’opposizione, ottenendo l’approvazione di un’importante legge finanziaria a contenimento del debito pubblico ma rinunciando all’attesa riforma della squilibrata legge elettorale in vigore. Dalle urne uscirà il nuovo governo, oltre ai 480 membri della camera dei rappresentanti. Il Senato verrà rinnovato nell’estate del 2013. Gli elettori giapponesi potranno scegliere tra 12 formazioni politiche. Le crisi di governo degli ultimi mesi si sono dipanate attorno alle polemiche sul mancato rispetto delle promesse elettorali del partito della sinistra Dpj che si era impegnato a ridurre l’enorme e inefficiente spesa in grandi opere pubbliche decisa dal Ldp e a ridiscutere l’accordo sulla permanenza delle basi militari statunitensi a Okinawa.

Le sfide che attendono il nuovo governo non sono solo il futuro del programma nucleare e la crisi economica ma anche i difficili rapporti con la Cina e la Corea del Nord che ha appena messo in orbita  un satellite, di fatto un test missilistico. Non sono risolte inoltre le tensioni con Pechino e Corea del Sud su una serie di isole contese. L’ultima miccia è stata a settembre la decisione del governo nipponico di comprare da privati tre delle isole Senkaku , rivendicate dalla Cina con il nome di Dyaoyu. La crisi diplomatica ha avuto anche un notevole peso economico, portando a un calo delle esportazioni verso Pechino di circa l’11,5% Al centro della contesa con Seul, invece, le isole Dodko.

Questa tornata elettorale sarà dunque densa di significati per il Giappone, ma non solo. Influirà sulle scelte energetiche e economiche di diversi altri Paesi, nonché sugli equilibri della delicata area del Mar Cinese orientale. La battuta d’arresto per le centrali nucleari nipponiche, per esempio, ha avuto ripercussioni sull’intero settore internazionale dell’industria nucleare, fino a provocare preoccupazioni negli Usa, in Francia e in Gran Bretagna.

Nella foto: Shinzo Abe (a sinistra), leader del Partito liberaldemocratico Ldp e Yoshihiko Noda, attuale primo ministro