Numero record di registe candidate


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Oscar, profumo di donna

Il 10 gennaio la cinquina dei finalisti susanne_bier_296

di Giovanni Casa

Chiusi i termini per la presentazione delle candidature all’Oscar, due dati emergono nella categoria del miglior film straniero: la cifra record delle opere in gara, ben 71, e il più alto numero di sempre di registe donne, 11. Africa esclusa, sono rappresentati tutti i continenti.

Dall’Europa vengono la svizzera Ursula Meier, con Sister, la slovacca Iveta Grofova con Made in ash, la bosniaca Aida Begic con Children of Sarajevo, mentre dall’ex Urss arrivano If only everyone, di Natalya Belyauskene (Armenia), e Keep smiling, di Rusudan Chkonia (Georgia).

Il Medio Oriente è presente con il film israeliano Fill the void, diretto da Rama Burshtein, e il palestinese When I saw you, per la regia di Annemarie Jacir. Dall’Estremo Oriente concorrono il film giapponese Our homeland, di Yang Yonghi, e Already Famous, di Michelle Chong (Singapore). Chiudono il campo l’australiana Cate Shortland con Lore, girato in tedesco, e la pellicola peruviana The bad intentions, diretta da Rosario García-Montero.

Secondo la critica internazionale, questa nuova generazione di registe mostra alti valori tecnici e artistici, affrontando tematiche “forti”, dalla guerra alle ingiustizie sociali, dai rifugiati allo sfruttamento delle donne. In questa categoria, sinora solo tre volte si è imposta una donna: nel 1996 l’olandese Marleen Gorris con L’albero di Antonia, la tedesca Caroline Link con Nowhere in Africa (2003) e la danese Susanne Bier, nel 2010, con In un mondo migliore.

Nel quadro generale, spiccano tra i candidati i vincitori dei tre principali festival europei: l’italiano Cesare deve morire, di Paolo e Vittorio Taviani (Berlino), l’austriaco Amour, di Michael Haneke (Cannes), già in cinquina nel 2010 con Il nastro bianco, e il sudcoreano Pieta, di Kim Ki-duk (Venezia).

Tra i concorrenti, il maggiore successo al botteghino è stato senz’altro il francese Quasi amici, diretto da Eric Toledano e Olivier Nakache, mentre i cinefili faranno il tifo per il regista cult di Hong Kong Johnnie To, in gara con Life without principle, presentato a Venezia nel 2011, e il visionario serbo Goran Paskaljević, con When day breaks.

Scorrendo l’elenco dei registi in lizza, quello che in passato è andato più vicino alla statuetta è lo svedese Lasse Hallström, due volte in cinquina con il miglior film in inglese (Le regole della casa del sidro, 2000, e Chocolat, 2001) e come regista (La mia vita a quattro zampe, 1988, e ancora Le regole della casa del sidro). Hallström gareggia con L’ipnotista, noir dall’omonimo romanzo di Lars Kepler. Va ricordato che grazie a due giganti del passato, Federico Fellini e Vittorio De Sica, l’Italia è ancora al primo posto nella classifica delle statuette vinte per Paese (14), davanti a Francia (13), Spagna e Giappone (4 ciascuno).

Infine, le date: il prossimo 2 gennaio sarà resa nota la shortlist che ridurrà i candidati a 9, la cinquina dei finalisti sarà comunicata il 10 gennaio, mentre la Notte delle stelle è in calendario per il 24 febbraio.

Nella foto: la regista danese Susanne Bier, vincitrice dell'Oscar nel 2010