di Roberta Balzotti
(r.balzotti@rai.it)
Dop o non Dop? Vero o falso? Anche un vino o un formaggio di denominazione d’origine o d’indicazione geografica protette possono essere falsificati come borse o e vestiti griffati. E il rischio di incappare in un prodotto agroalimentare o enogastronomico contraffatto aumenta nel periodo natalizio. Occhio dunque alla regolarità delle etichette – consiglia il Corpo forestale dello Stato – E, oltre alla vista, aguzzare olfatto, gusto e tatto. “Tra un olio d’oliva Dop vero e un’imitazione, a un’analisi chimica, non risultano differenze – spiega Benedetto Orlandi, segretario organizzativo della Federdop Olio - Ma odore e sapore non ingannano. Il vero olio Dop profuma di erba fresca, in alcuni casi anche di pomodoro e ha un gusto intenso, fruttato; quello falso odora di muffe, talvolta sa di rancido”. Anche il pane di Matera ha le sue imitazioni. “Quello vero ha la forma a cornetto o alta, modellata con lavorazione manuale. E’ fatto con lievito madre, la mollica è consistente e la crosta spessa – dice Gianni Schiuma, direttore del Consorzio di tutela del pane di Matera Igp – Il falso è fatto con lievito di birra, ha una forma più bassa, è molliccio”. Consistenza e colore sono gli indizi per smascherare le mozzarelle di bufala fasulle: “La bufala originale non si spella, è quasi gommosa, di colore bianco e ha un sapore dolce – fa notare Roberto Battaglia, produttore campano – Quella falsa si sfarina, è giallognola e non sa di niente”.
Per fare un finto tartufo nero basta una goccia di un’essenza chimica. Il Corpo forestale dello Stato ha di recente sequestrato 100 Kg di insipidi tuberi cinesi, provenienti dalla Romania, che erano stati trasformati in tartufi con questa tecnica. Ci sono poi i casi in cui veri tartufi neri di minore qualità vengono spacciati per quelli pregiati. L’ispettore Giuseppe Baiocchi del Cfc mostra due tartufi, uno da 1000 euro al Kg, l’altro da 300: “Il tartufo pregiato ha la gleba fitta, le venature violacee e un aroma più gradevole – osserva – La gleba dell’altro è grossolana, le venature sono più chiare e il profumo è fungino”.
Pirateria agroalimentare
L’Unione europea ha registrato oltre 1.093 prodotti con marchi Dop (denominazione di origine protetta), Igp (indicazione geografica protetta) e Stg (specialità tradizionale garantita). Di questi, 243 sono italiani e si tratta soprattutto di prodotti ortofrutticoli e cerealicoli Dop. L’Italia è al primo posto della graduatoria comunitaria dei prodotti tipici e possiede oltre il 22,23% del mercato europeo.
Ogni anno, i pirati agroalimentari – secondo le stime del Corpo forestale dello Stato - sottraggono all’Italia 60 miliardi di euro di valore con il cibo contraffatto e spacciato nel mondo come originale “Made in Italy”, ma è, in realtà, un’imitazione. Soltanto nei primi nove mesi del 2012, i reati accertati dal Naf (nucleo di controllo agroalimentare e forestale) nel settore della Sicurezza agroambientale e agroalimentare sono stati 95 (+26,32% rispetto allo stesso periodo del 2011) e 134 le persone segnalate; gli illeciti amministrativi contestati sono stati 564 pari a 1.630.210 euro di sanzioni.
Secondo le stime elaborate nel Rapporto Agromafie realizzato da Eurispes, in Italia, il settore agroalimentare è al secondo posto, per fatturato, dopo quello metalmeccanico e ha un ruolo determinante nell’Ue, contribuendo per il 13% alla produzione agricola totale. La quota di export agroalimentare italiana nel mercato mondiale è superiore al 3,5%; l’esportazione dei prodotti tipici nostrani vale circa 24 miliardi di euro. Su un giro d’affari complessivo della criminalità organizzata di 220 miliardi di euro, quello dell’agromafia è di 12,5 miliardi, equivalente al 5,6% del totale.