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La crisi batte la dieta mediterranea

Ora costa troppo e non è più per tutti d

La crisi economica rischia di compromettere uno dei capisaldi della buona alimentazione, la dieta mediterranea. Riconosciuta due anni fa anche dall'Unesco come patrimonio della cultura mondiale. Ad assestare un duro colpo ad un modello vincente di benessere a tavola è il peso delle difficoltà economiche che molte famiglie stanno riscontrando in questi anni. E a risentire della crisi è proprio il momento delle spesa. A stabilirlo è uno studio italiano pubblicato sulla rivista 'British Medical Journal' firmato dalla Fondazione di ricerca e cura Giovanni Paolo II dell'università Cattolica di Campobasso.

Gli scienziati hanno arruolato 13.000 molisani e hanno trovato che "le persone con un reddito basso in questo momento di crisi hanno mostrato un'aderenza alla dieta mediterranea inferiore rispetto a chi guadagna di più. I più benestanti nel 72% dei casi non si allontanano dal menù sano - afferma Licia Iacoviello, presidente del Progetto 'Moli-sani' - questo si traduce in un regime alimentare meno sano per chi ha uno stipendio basso, perché ai prodotti freschi indispensabili per la dieta mediterranea si preferiscono cibi meno costosi o preconfezionati. Così - precisa - i più 'poveri' hanno anche un'incidenza più alta di obesità (36%) rispetto agli altri (20%)".

"La nostra ipotesi deriva da una constatazione molto semplice - osserva Marialaura Bonaccio, autrice dello studio - abbiamo cercato di verificare se l'aumento dei costi dei principali prodotti alimentari e l'impoverimento progressivo delle persone può contribuire alla pandemia di obesità che ha colpito molti Paesi del Sud Europa nel corso degli ultimi anni, tra cui l'Italia". A venire in aiuto del menù mediterraneo è la proposta di una giornata nazionale da celebrare ogni anno il 16 novembre. Un'iniziativa contenuta in un disegno di legge legge depositato al Senato, mirato alla valorizzazione e alla promozione dei salutari piatti 'made in Italy'.

I ricercatori hanno analizzato le informazioni raccolte da un sottocampione del più ampio studio epidemiologico del progetto 'Moli-sani', che dal 2005 ha reclutato circa 25.000 adulti residenti nel Molise per indagare il rapporto tra fattori genetici e ambientali nell'insorgenza di malattie croniche come quelle cardiovascolari e i tumori. Gli autori hanno poi esaminato l'associazione tra il reddito e le abitudini alimentari dei partecipanti con una valutazione in base a punteggi specifici di aderenza alla dieta mediterranea.

"Un aspetto interessante del nostro studio - afferma Giovanni de Gaetano, direttore del laboratorio di ricerca del centro di Campobasso - è che le categorie di reddito considerate nello studio non erano così diverse, stiamo parlando di differenze economiche relativamente piccole: da 10.000 euro fino a 40.000 euro netti all'anno. Tuttavia, anche in una regione abbastanza omogenea come Molise, abbiamo osservato differenze sostanziali nelle abitudini alimentari e le conseguenze per la salute che ne derivano".