di Sandro Calice
MOONRISE KINGDOM - UNA FUGA D’AMORE
di Wes Anderson, Usa 2012, commedia (Lucky Red)
Fotografia di Robert D. Yeoman
con Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Tilda Swinton, Harvey Keitel, Frances McDormand, Jason Schwartzman, Bob Balaban, Kara Hayward, Jared Gilman, Neal Huff, Jake Ryan, Charlie Kilgore, Tommy Nelson, Chandler Frantz.
Bastano le prime immagini, due carrellate e un paio di battute per capire che siamo in un “classico” film di Wes Anderson, bravo a evitare la maniera, ma affezionato alla sua poetica. Se piace, una garanzia.
La vita della piccola comunità di New Penzance, un’isola del New England, sta per essere sconvolta in quell’estate del 1965 da una inaspettata e travolgente fuga d’amore. Sam e Suzy (Gilman e Hayward) hanno 12 anni, lui orfano affidato a una famiglia che non lo vuole, scout provetto ma isolato dai compagni; lei figlia dei facoltosi e annoiati signori Bishop (Murray e McDormand) che vivono insieme ma non si amano più, persa nei suoi libri di avventura per sopravvivere alla tristezza. La prima volta che Sam e Suzy si guardano negli occhi sanno già che succederà qualcosa che sconvolgerà la vita di tutti, più della tempesta che sta per arrivare.
Anderson (“I Tenenbaum”, “Il treno per Darjeeling”, “Fantastic Mr. Fox”) parla sempre di famiglie problematiche, possibilmente ricche, con padri assenti, e poi di fratelli, di amicizia, di sentimenti. In “Moonrise Kingdom” lo fa da una prospettiva nuova, lontana nel tempo innanzitutto, e poi affidata ai bambini e al loro sguardo tenero, micidiale e dissacrante sul mondo degli adulti. Una storia di formazione dolce, ironica e drammatica al tempo stesso, disegnata nelle tonalità pastello amate dal regista, con scene che spesso sembrano tavole o strisce di un fumetto, con dialoghi e situazioni impregnati della solita comicità surreale, con attori tutti nella parte, con una attenzione maniacale ai dettagli, dai costumi alle musiche. Tutto delizioso. Non fosse per quella solita, fastidiosa sensazione (avuta con i lavori precedenti, ma anche con “A Glimpse inside the mind of Charles Swan III”, il film “a la Anderson” di Roman Coppola, qui co-sceneggiatore) di un cinema fatto da (e per) ricchi intellettuali depressi, di cui non si può dir male, ma che ci lascia decisamente tiepidi.
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