di Sandro Calice
RUBY SPARKS
di Jonathan Dayton, Valerie Faris. Usa 2012, commedia (20th Century Fox)
Fotografia di Matthew Libatique
con Paul Dano, Zoe Kazan, Antonio Banderas, Annette Bening, Steve Coogan, Elliott Gould, Chris Messina, Alia Shawkat, Aasif Mandvi.
State attenti a quello che desiderate, potrebbe avverarsi.
Calvin Weir-Fields è un genio, ma guai a dirglielo. Il fatto è che a 19 anni ha scritto il suo primo romanzo, diventato un caso letterario e forse uno dei libri più importanti nella narrativa contemporanea. Poi più nulla, per 10 anni. Nulla di nulla. La fidanzata l’ha lasciato, lui vive solo col suo cane Scotty (in onore di Scott Fitzgerald), sua madre è preoccupata ma vive la sua vita new age lontano da lui, il fratello è affettuoso ma è uno per cui la palestra viene prima del pensiero, il suo psicanalista fa quello che può. E quel foglio sulla vecchia macchina da scrivere resta bianco. Poi una notte conosce in sogno Ruby, artista, autonoma, sexy, spiritosa, la sua donna ideale. E le dita si sbloccano, le parole riprendono a fluire, la storia comincia: pagine su pagine su Ruby. Fino alla mattina in cui Ruby si materializza in cucina. E’ lì, è vera, Calvin non è impazzito, la vedono anche gli altri, e soprattutto fa tutto quello che Calvin scrive. Una fortuna? Un miracolo? Chissà.
Una magica alchimia quella che si è creata in questo film tra Dayton e Faris, registi sposati tra di loro e autori del delizioso “Little Miss Sunshine”, e Zoe Kazan, nipote del grande Elia, protagonista e autrice della sceneggiatura di “Ruby Sparks”, oltre che innamorata nella vita vera del protagonista Paul Dano. Si potrebbe temere un effetto dolciastro, ma il risultato è un film intelligente e coinvolgente. Moderna rielaborazione del mito di Pigmalione (innamorato di Galatea, la statua che aveva scolpito, al punto da pregare - esaudito – Afrodite di renderla umana), “Ruby Sparks” è un’ironica e profonda commedia sull’amore, sulla solitudine e sulla fantasia. La bravura della sceneggiatrice e dei registi è nell’offrirci un tema fantastico calato con convincente naturalezza nella realtà, tanto che dopo un po’ non stiamo più a chiederci come sia possibile che Ruby sia reale, quanto a preoccuparci se e come sia possibile “inventare” realmente un amore. Nel delirio di onnipotenza che normalmente prende l’essere umano, vorremmo battere noi sui tasti di quella macchina da scrivere: “Io si che saprei cosa farle fare!”. Ovviamente la vita e l’amore sono molto più complicati ma anche meravigliosi di così, e questo film ce lo svela, ce lo ricorda, prendendoci sottobraccio, con un sorriso.
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