Quasi 1 milione e mezzo di bambini e ragazzi italiani, 15 minori ogni 100, nascono e crescono nei paesaggi descritti dalla fantascienza. In prossimità di impianti siderurgici, chimici, petrolchimici, aree portuali, discariche urbane e industriali, non conformi, fuori controllo, altamente nocive. E' quanto emerge dal terzo "Atlante dell'Infanzia (a rischio)" presentato alla Camera da Save the Children. "Luoghi - sottolinea il rapporto - in cui suolo, falde idriche, a volte l'aria e il biota, sono stati o continuano a essere compromessi da una lunga e varia lista di agenti inquinanti: amianto, arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, rame, stronzio, piombo, ammine, fenoli, diossine, DDT, benzene, benzopirene, fitofarmaci... Siti dichiarati dallo Stato di Interesse Nazionale (SIN) e sottoposti a procedimenti di messa in sicurezza e bonifica, per la gravità dei danni ambientali, sanitari, socio-economici, arrecati ai territori e alle loro popolazioni".
I 57 SIN, ricorda Save the Children, sono sparpagliati su tutta la penisola e rappresentano il 3% del territorio italiano: non c'è regione che non ne ospiti almeno uno, ma il primato spetta alla Lombardia, con 7 aree, seguita da Campania (6), Piemonte e Toscana (5). Il SIN che si estende sul litorale domizio è il più ampio d'Italia, copre una superficie di 170mila ettari, interessa 75 comuni e una popolazione di 313mila minori tra le province di Napoli e Caserta: 203mila bambini e ragazzi vivono nei comuni del SIN di Pianura, 122mila lungo il bacino idrografico del fiume Sacco, 38mila nei dintorni del Sulcis Iglesiente e 36mila a Taranto.
"Come dimostra quest'ultimo caso - continua il rapporto - la presenza ravvicinata di fonti inquinanti - quasi sempre dovuta a scelte di localizzazione sbagliate, all'incuria criminale di politici, amministratori e aziende - può avere effetti drammatici sulla salute dei bambini (e dei feti), minare alla radice il loro sviluppo psico-fisico, inibire il gioco e le attività ricreative all'aria aperta".