Un cuneo nel cuore della Cisgiordania, tale da separare l'antica Samaria biblica dalla Giudea, e da isolare i territori dell'anp da gerusalemme compromettendo cosi' la contiguita' territoriale di uno Stato palestinese. Sarebbe l'effetto del progetto israeliano -annunciato giorni fa dal governo Netanyahu e ribadito a dispetto delle proteste di mezzo mondo - che prevede la costruzione d'una pioggia di case nella zona E1 ( e come est). Zona concepita per unire i quartieri d'insediamento ebraico di Gerusalemme est alla citta'-colonia di Maale Adumim (35mila abitanti), in Cisgiordania, senza più soluzione di continuita'.
Vera pietra dello scandalo delle polemiche di queste ore, la zona E1 assomiglia a un corridoio ondulato della superficie di 12 chilometri quadrati tra Gerusalemme e Gerico, nella Valle del Giordano: una parte delle terre appartiene a proprietari palestinesi e un'altra e' situata su "terre demaniali". I progetti sull'area risalgono agli anni '90, sotto il governo laburista di Yitzhak Rabin, ma furono poi accantonati di fronte al rischio della fine di ogni prospettiva negoziale. Riproposti un decennio piu' tardi dall'ultimo gabinetto Sharon (che però, poche settimane prima di ammalarsi gravemente, ordinò la distruzione delle case dei coloni di Gaza e della Cisgiordania, n.d.r) vennero di nuovo bloccati sul nascere nel settembre 2005 su pressione dell'amministrazione Usa dell'allora presidente George W. Bush. Uno stop mal digerito gia' a quel tempo da Benyamin Netanyahu, all'epoca ministro delle Finanze, che si esibi' in una polemica incursione sul posto per denunciare il 'cedimento'.
Nel marzo 2009, quando Netanyahu torno' sulla poltrona di premier al timone del suo governo attuale, la radio militare diede tuttavia conto di un'intesa verbale sull'estensione del settore E1 raggiunto fra il Likud (il partito del premier) e il suo principale alleato di coalizione, Israel Beitenu (ultranazionalista). Accordo che rilanciava il dossier pur senza essere menzionato sulla carta per non irritare Washington. E che di fatto non ha avuto seguito fino al contestatissimo annuncio dei giorni scorsi.
E Israele resta isolata: reagiscono Usa, Ue e Russia. Madrid: Israele fa ciò che l'Ue aveva chiesto di non fare
Italia "profondamente preoccupata", tensione diplomatica tra Francia e Gran Bretagna da una parte e Israele dall'altra, dopo l'annuncio israeliano che saranno costruite 3mila nuove case per i coloni. Foreign Office e Quai d'Orsay hanno convocato protesta gli ambasciatori israeliani a Londra e Parigi. Ma la decisione del premier Benjamin Netanyahu, scrive Haaretz citando fonti diplomatiche europee, potrebbe spingere le due cancellerie a "passi senza precedenti": "Non piu' solo una condanna, ma una reazione diretta contro Israele".
L'irritazione di Francia e Gran Bretagna e' dovuta non tanto alla costruzione di nuove abitazioni per i coloni israeliani negli insediamenti, ma soprattutto alla decisione di portare avanti il progetto chiamato E1, che punta a unire le colonie di Gerusalemme Est con quelle di Maale Adumin, di fatto isolando la Citta' santa dalla Cisgiordania e rendendo problematica la continuita' territoriale di un futuro Stato palestinese. La realizzazione del progetto E1 e' una "linea rossa per Francia e Regno Unito", scrive Haaretz.
Tra l'altro, oltre ad ampliare gli insediamenti, Israele domenica ha annunciato la confisca dei 460 milioni di dollari in tasse raccolti a novembre per conto dell'Anp e che e' obbligato a trasferire ai palestinesi, in base agli Accordi di Oslo. La somma andra' a coprire i crediti vantati dalla compagnia elettrica israeliana verso l'Anp.
A Parigi e Londra hanno fatto seguito Svezia, Danimarca e Spagna, che hanno convocato gli ambasciatori israeliani. Gli Usa hanno ribadito la loro contrarietà all'iniziativa, la Russia, in una nota del ministero degli esteri citata dall'agenzia di stampa Interfax, sollecita Israele a rivedere i piani per la costruzione delle nuove abitazioni negli insediamenti a Gerusalemme est e in Cisgiordania.