Tiepolo superstar

Due mostre a Udine e dintorni tiepolo_colori_seduzione_296

di Federica Marino
(marino@rai.it)

Tiepolo superstar in questa fine di 2012 , in Friuli-Venezia Giulia, dove ben due mostre rendono onore al grande pittore veneto settecentesco.

Le esposizioni si svolgono a Udine e nella vicina Villa Manin non per caso, visto che a Udine e dintorni Tiepolo lavorò e lasciò diverse opere: nel duomo la decorazione a fresco della Cappella del Sacramento e alcune tele; altre – realizzate per chiese e palazzi nobiliari – nei Civici Musei del Castello; la pala dell’altare e tre comparti a fresco. Anche Villa Manin a Codroipo ha un rapporto particolare, anche se più moderno, con il Tiepolo: nel 1971 ospitò la grande mostra per il bicentenario della morte dell’artista, contribuendo a rilanciarlo tra i talenti più significativi del Settecento.

E poi c’è il palazzo arcivescovile, dove a partire dal 1726 l’artista trentenne lavorò ad affreschi su diverse commissioni ripetutesi poi nel tempo: storie dal Vecchio Testamento, il Giudizio di Salomone nella sala sede del tribunale, i patriarchi biblici - Abramo, Isacco e Giacobbe -e quelli di Aquileia raffigurati nel loro palazzo, a segnare la continuità tra i primi e quelli coevi all’artista.

E’ negli affreschi per il Patriarca Dolfin che il Tiepolo comincia a dialogare con Paolo Veronese, di cui è considerato è considerato emulo virtuoso e interprete innovativo: e del rapporto tra i due si occupa la mostra al Castello di Udine, che mette a confronto temi analoghi trattati dai due artisti, attraverso dipinti, bozzetti e disegni.

Quattro le sezioni della mostra al Castello di Udine, al centro temi religiosi, mitologici e della storia antica che Tiepolo affronta in modo diverso rispetto a Veronese, dopo avere studiato a fondo la composizione e la tavolozza del suo predecessore. Ne emergono scelte scenografiche quasi teatrali, prospettive dall’architettura esperta, colori netti e ombre colorate, a superare, dandole luce, la “maniera oscura” cifra del Veronese.

A documentare il dialogo visivo e intellettuale tra Veronese e Tiepolo, anche fogli dei due artisti e addirittura, accanto al disegno d’insieme del Tiepolo per il Banchetto di Antonio e Cleopatra, le riflessioni scritte del Veronese sul tema dei banchetti, ricorrente nell’iconografia settecentesca poiché funzionale alla decorazione di luoghi destinati alla convivialità di vecchi e nuovi nobili.
Da segnalare la riunione, dopo duecento anni di separazione, del Mosè salvato dalle acque: custodite oggi a Edimburgo e a Torino, le tele del Mosè e dell’Alabardiere tornano insieme e ancora una volta si confrontano con l’omonima opera del Veronese, conservata a Digione.

Lasciando Udine per la vicina Codroipo, il 15 dicembre apre la seconda mostra dedicata al Tiepolo: anche qui prestigiosi prestiti europei e americani, per dipinti sacri e profani. A Villa Manin, dimora dell’ultimo Doge di Venezia, sono radunate tele di grandi dimensioni, bozzetti, disegni ripercorrono la lunga carriera artistica del Tiepolo, pittore delle grandi corti italiane ed europee, e il suo rapporto con i mecenati. Il percorso è cronologico e tematico, a partire dal giovanile autoritratto nelle vesti di Apelle: raffigurarsi appena ventenne come il più grande pittore antico è un vero e proprio programma di vita e di mestiere.

Seguono disegni giovanili e incisioni, poi studi sulla scultura antica e bozzetti che documentano la preparazione di opere inamovibili come affreschi e teleri, e ancora schizzi a penna. Ancora, oi le tele narrative, in cui Tiepolo eccelle: temi storici in scene dell’Antichità, rese attuali dalla cura ritrattistica posta ai personaggi, che emergono nella loro individualità anche psicologica al centro di paesaggi per contrasto quasi desolati.

E le opere in grande: “Li pittori devono procurare di riuscire nelle opere grandi [...] quindi la mente del Pittore deve sempre tendere al Sublime, all’Eroico, alla Perfezione”, scriveva Tiepolo – e dipingeva, con lo stile e la fama ormai consolidati della maturità e della tarda età (muore inaspettatamente, a 74 anni, alla corte del re di Spagna). Le ultime opere tornano piccole e intime e diversi dipinti da camera documentano la religiosità non solo “professionale” dell’artista, non a torto considerato uno degli ultimi pittori di arte sacra occidentali.

Infine, Trieste, dove al Museo Sartorio sono visibili duecentocinquanta disegni del Tiepolo, arrivati alla collezione nel 1893, dall’acquisto dei fogli dell’incisore Antonio Viviani: esercizi, caricature, riflessioni grafiche e scritte per un “diario d’artista”.


I colori della seduzione. Giambattista Tiepolo e Paolo Veronese
Fino al 1 aprile 2013
Udine, Castello


GIAMBATTISTA TIEPOLO Luce, forma, colore, emozione
Dal 15 dicembre 2012 al 7 aprile 2013
Villa Manin, Passariano di Codroipo (UD)


Museo Sartorio
Trieste