Lotta all'Aids


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In Italia c’è bisogno di più prevenzione

Continua a crescere la quota di nuove infezioni attribuibili a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono il 78,8% delle segnalazioni. Nel nostro Paese bisogna quindi lavorare più sulla prevenzione e sull’informazione 296_aids_dati_italia

“Getting to Zero”. Arrivare a zero: zero nuove infezioni, zero discriminazioni e zero morti per Aids. Lo slogan per la Giornata mondiale di lotta contro l’Aids resta questo, fino al 2015. Gli ultimi dati diffusi da Unaids, il programma delle Nazioni Unite sull’Aids, dimostrano che gli sforzi e l’impegno degli ultimi anni non sono stati vani. Il tasso delle nuove infezioni è stato ridotto del 50% in 25 Paesi a basso e medio reddito tra il 2001 e il 2011, e i decessi sono scesi del 25% dal 2005.

Per raggiungere “l’obiettivo zero”, tuttavia, bisogna per prima cosa permettere l’accesso alle terapie antiretrovirali a circa sette milioni di persone, mentre otto milioni sono già in cura. Gli sforzi, dunque, per raggiungere l’obiettivo globale di 15 milioni in cura entro il 2015, devono raddoppiare. Alcuni governi hanno fatto passi coraggiosi per affrontare la pandemia dell’Hiv/Aids ma i Paesi più poveri non ce la possono fare da soli a vincere questa battaglia. Il ridimensionamento degli impegni dei Paesi donatori, registrato dal Fondo Globale, avrà gravi conseguenze sui malati, mentre sarebbe molto importante non fermarsi ora.

In Italia, rispetto a venti anni fa si infettano meno persone, mentre è molto più elevato il numero dei sieropositivi per effetto della maggiore sopravvivenza garantita dalle terapie più efficaci. Nel 2011 sono stati diagnosticati in Italia 5,8 nuovi casi di positività al virus hiv ogni 100mila residenti, secondo i nuovi dati relativi al contagio pubblicati dall’Istituto superiore di sanità in occasione della Giornata mondiale di lotta contro il virus. Nel 75% dei casi sono maschi. Nel 2001 il numero dei maschi positivi era il doppio rispetto alle femmine, mentre nel 2011 è il triplo. L’età media è di 38 anni per i maschi e di 34 per le femmine. I dati evidenziano che continua a crescere la quota di nuove infezioni attribuibili a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono il 78,8% delle segnalazioni. Nel nostro Paese bisogna quindi lavorare più sulla prevenzione e sull’informazione.

Dall’inizio dell’epidemia, nel 1982, ad oggi, sono stati segnalati circa 64mila casi di Aids, di cui quasi 50mila sono deceduti. L’incidenza di Aids e il numero dei decessi per anno continuano a diminuire, soprattutto per effetto delle terapie antiretrovirali combinate (introdotte in Italia nel 1996).