di Mariaceleste de Martino
(mceleste.demartino@rai.it)
Kabul tornerà mai a essere la ‘Ginevra’ del medioriente quando la moda degli Anni 70 imponeva la minigonna per le donne? Ci sta provando e l’obiettivo, innanzitutto, è la crescita economica e lo sviluppo sociale. Si fanno progressi, grazie anche alle collaborazioni internazionali.
Sette milioni di bambini vanno a scuola rispetto ai 900mila sotto i talebani, tra cui 38% sono femmine. In Parlamento la presenza delle donne è elevata, il 30%. L’assistenza sanitaria è più diffusa. È partita la lotta alla corruzione e il fronte della sicurezza. Il 75% del territorio è già sotto il controllo delle Forze nazionali afghane. E il piano di rientro dei militari Isaf va avanti fino al 2014. Questo “work in progress per il prossimo decennio” lo conferma il ministro degli Esteri Terzi che accoglie il suo omologo afghano alla Farnesina.
Zalmai Rassoul arriva a Roma dopo essere stato a Berlino e prima di proseguire per Istanbul. Il ministro degli Esteri dell’Afghanistan fa il punto con Terzi sulla collaborazione tra l’Italia e il suo Paese. Una “partnership” nata “ben prima dell’11 settembre”, fa notare Terzi. Dai tempi in cui Rassoul viveva a Roma, ai tempi del Re Zaher.
“L’Italia crede profondamente nel futuro dell’Afghanistan e ha fiducia nella democrazia che si sta consolidando”, afferma Terzi. Kabul pensa alla ricostruzione: dallo sviluppo economico alle attività sociali, dall’educazione ai diritti per l’infanzia e a quelli delle donne. “Si va verso la stabilità”, dice Terzi, auspicando il meglio visto che l’instabilità in tutta la regione è fortissima.
“Nessuno avrebbe mai creduto che in Afghanistan ci potesse essere la democrazia”, dichiara Rassoul, sorridente e apparentemente soddisfatto della collaborazione con l’Italia, che rimarrà in Afghanistan fino al 2014, dopodiché partirà il piano di formazione. “Esprimo gratitudine all’Italia per il suo supporto”, afferma Rassoul che sottolinea il “segnale importante” rappresentato dalla “partnership” con l’Europa e l’Italia.
“In questa fase di transizione e di processo di pace, nel rapporto bilaterale, l’Italia ci sta aiutando a costruire strade e l’aeroporto, a investire in gas e petrolio”, aggiunge Rassoul.
In che modo l’Italia rimarrà militarmente presente in Afghanistan da 2015?
“L’operazione non è mirata al combattimento ma alla formazione”, ribadisce Terzi.
Quanti soldati resteranno sul campo?
“Alcune centinaia”.
A quanti soldi ammonta il finanziamento italiano?
“Come annunciato a Chicago l’investimento avverrà su un piano triennale”. (120 milioni di euro a partire dal 2015 NdR)
Ma uno dei nodi da sciogliere è l’opposizione violenta esercitata dai talebani che sono in guerra da 11 anni con l’obiettivo primario di ribaltare il governo appoggiato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati.
A che punto sono i negoziati con loro?
“Un passo positivo è stato il rilascio (due settimane fa. NdR) di vari prigionieri talebani in Pakistan”, spiega Rassoul. Kabul spera da tempo che questi gesti possano alimentare il dialogo per una riconciliazione. “Noi avremo rapporti solo con chi rispetta la Costituzione afghana, quindi con chi non viola i diritti umani”, conclude Rassoul.