Vent'anni dopo Rio


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Clima, a Doha un nuovo inizio

Il Summit Onu su Kyoto 2 e intesa globale d

A distanza di vent'anni dal primo, storico, summit Onu di Rio si apre a Doha, in Qatar, una nuova pagina dei negoziati sul fronte dell'emergenza clima. La 'location' e' particolarmente significativa, perche' l'incontro, al quale partecipano i rappresentanti di oltre 190 Nazioni, si tiene per la prima volta in un paese che e' fra i principali produttori di combustibili fossili del pianeta. Una scelta strategica per alcuni e poco convincente per altri, secondo quanto emerge dalle analisi su web. L'Unione Europea lo ritiene un segnale positivo: "Il fatto che la conferenza si svolga in Qatar - ha detto il capo negoziatore dell'Ue, Artur Runge-Metzger - testimonia che le cose si muovono e vanno nella direzione giusta" anche in questa regione, dove secondo Runge-Metzer negli ultimi anni e' stato riconosciuta l'importanza delle fonti rinnovabili nel futuro mix energetico.

La 18/a conferenza mondiale delle parti della convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfccc) arriva alla fine di un altro anno di eventi estremi dal punto di vista meteorologico. E con la conclusione della prima fase di Kyoto, a fine dicembre, i Paesi in via di sviluppo si trovano davanti a un futuro incerto per quanto riguarda il supporto ai loro sforzi per ridurre le emissioni e fronteggiare gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. All'ultimo summit Onu in Sud Africa i governi hanno concordato di attuare una seconda fase del protocollo di Kyoto e mantenere meccanismi come il 'cdm', che indirizza investimenti in energia pulita e tecnologia per la riduzione del gas serra.

Dal canto suo "l'Europa - ricorda il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini - si e' impegnata in una seconda fase del protocollo e a Doha questo verra' confermato. Questo e' il primo obiettivo del summit. Il secondo e' quello di consolidare il programma di lavoro per far si' che nel 2015 venga finalmente approvato un accordo globale per la protezione del clima che veda la partecipazione attiva di tutti i paesi del pianeta". "A Doha - rileva il commissario Ue al clima, Connie Hedegaard -, dovremo far si' che il pacchetto concordato a Durban venga adottato e sviluppato". A livello globale l'Ue punta anche ad aumentare gli obiettivi di riduzione per il 2020. "Il fatto che l'Ue sia pronta ad attuare immediatamente la seconda fase del protocollo di Kyoto e' fuori discussione" ha ribadito il commissario europeo, che al tavolo ministeriale del summit in Qatar, dal 4 al 7 dicembre, presentera' proposte di misure concrete per un ulteriore taglio per tutti da qui al 2020 delle emissioni, come la graduale eliminazione degli incentivi per i combustibili fossili, l'aumento dell'efficienza energetica e delle rinnovabili, la lotta alla deforestazione e la riduzione di super gas serra, come i fluorurati. Nel Qatar non sono pero' attesi fuochi d'artificio con primi ministri e leader politici, ma secondo Hedegaard non per questo il summit e' meno rilevante degli altri.

A puntare subito i piedi, alla vigilia del summit di Doha, e' il cosiddetto gruppo basic dei paesi delle economie emergenti: Brasile, Cina, India e Sud Africa. Cina e India in particolare sono il primo e il terzo maggiore emettitore di emissioni di gas serra del pianeta. Gli Usa sono il secondo. In un messaggio congiunto, i paesi basic hanno ribadito che i paesi ricchi devono produrre target piu' ambiziosi per la riduzione della Co2, ma a far parte del Kyoto 2 finora a scendere in campo sono attesi Ue, Australia, Svizzera e Norvegia, non grandi emettitori come Usa, Giappone, Russia e Canada. Quanto al nuovo accordo globale dal 2020, i paesi basic non sono pronti a negoziare mettendo tutti i paesi sullo stesso piano: vogliono mantenere una distinzione chiara fra responsabilita' dei paesi ricchi e poveri rispetto alla produzione di gas serra e quindi alla loro riduzione. La partita per arrivare all'accordo del 2020 rimane quindi tutta da giocare, a partire dalle regole.