di Nicola Iannello
Luci a San Siro per il big-match del 14° turno. Davanti al grande ex Van Basten, seduto in tribuna e osannato dai suoi vecchi tifosi, il Milan si riaccende e nel posticipo domenicale porta a casa uno scalpo importante, quella della Juve capolista, battuta 1-0 al termine di una gara non all’altezza del suo pedigree. Tre settimane dopo il ko interno con l’Inter, i bianconeri vanno ancora al tappeto, incassando così in rapida successione la seconda sconfitta stagionale. Un evento. La partita, certamente intensa e molto sentita, non è comunque un manifesto del bel calcio. Meglio i rossoneri nel primo tempo. Apre le danze Boateng con un destro incrociato respinto da Buffon con i piedi. Al 30’ l’episodio-madre della sfida: su colpo di testa di Nocerino, l’arbitro Rizzoli giudica di braccio l’intervento di Isla (il tocco appare nettamente di schiena) e l’assistente De Marco, sistemato dietro la porta, non sembra aiutarlo. E’ rigore, a dir poco dubbio, che Robinho trasforma a fatica (31’): la conclusione infatti non è granchè, Buffon intuisce ma il pallone lo beffa. Juve in affanno (pesa in difesa l’assenza di Chiellini) e assolutamente impalpabile davanti: unica conclusione un sinistro centrale di Quagliarella che non impensierisce Amelia (Abbiati ko nel riscaldamento). Nella ripresa i bianconeri attaccano in massa ma quelle di Vucinic e Giovinco (rovesciata volante fuori bersaglio) non possono essere considerate occasioni limpide. L’unica vera chance capita nel finale proprio sui piedi dell’attaccante montenegrino, ma il disperato salvataggio di Constant respinge un pallone destinato a finire in rete. A parte un colpo di testa di Yepes, il Milan nel 2° tempo non fa molto ma nemmeno rischia molto (bene la difesa, compatta), e alla fine esce dal campo pugni al cielo. Per il morale, l’autostima e anche la classifica (rossoneri ora a 18 punti), quella dei rossoneri è una vittoria dal grande significato.
Una giornata, la quattordicesima, spalmata insolitamente su ben quattro giorni che proseguirà con un doppio Monday Night (Cagliari-Napoli e Parma-Inter) per poi chiudersi martedì sera con la sfida dell’Olimpico tra Lazio e Udinese. Verdetti di classifica dunque rinviati: i nerazzurri di Stramaccioni, in caso di successo al Tardini, potrebbero infatti riportarsi a -1 dalla Juve, i partenopei di Mazzari, vincendo in Sardegna, salirebbero a -2. Il campionato, insomma, potrebbe risvegliarsi più che mai vivo e vegeto.
Pomeriggio domenicale ristretto così all’osso con appena cinque partite: pari della Fiorentina dopo una cinquina di vittorie consecutive, prezioso colpo della Roma a Pescara, successi pesanti di Sampdoria e Genoa, pari scialbo e senza reti fra Chievo e Siena.
Finisce 2-2 tra Torino e Fiorentina una partita in altalena. Meggiorini e Bianchi la coppia d’attacco nel classico 4-4-2 di Ventura. Difesa a tre per Montella, con Mati Fernandez a sostegno di Toni in avanti. Attimi di apprensione al 28’ per uno scontro aereo tra Glik e Toni su un angolo a favore del Torino; il difensore granata ha la peggio, restando stordito a terra, prima di essere sostituito da Guillermo Rodriguez. Montella perde Aquilani per un problema muscolare, entra Ljajic. Granata in vantaggio su gol dell’ex Cerci dopo lunga galoppata sulla sinistra di D’Ambrosio e buco (o velo…) di Meggiorini (40’). Mati Fernandez sciupa subito dopo l’occasione per pareggiare. Finisce la partita di Toni, ancora scosso dal colpo al capo, rilevato da Seferovic. Viviano mette in angolo un diagonale di Santana. Ancora il portiere viola protagonista su Cerci dopo 8’ della ripresa. Match più vivo che mai. Seferovic coglie il palo esterno in torsione. Ljajic impegna Gillet, Pasqual fuori di testa sulla respinta. Il primo pari viola arriva su rigore: fallo di D’Ambrosio su Cuadrado; sul dischetto va Gonzalo Rodriguez per il pareggio, siglando il suo quarto gol (74’). L’equilibrio dura poco: un cross di Birsa da destra non viene toccato da nessuno e beffa Viviano, ingannato anche dal mancato intervento di Gonzalo Rodriguez (76’). Montella prova la carta El Hamdaoui: dopo 2’ minuti dal suo ingresso in campo l’attaccante marocchino nato in Olanda ripaga la fiducia dell’allenatore col gol del definitivo pareggio: controllo di sinistro e diagonale basso di destro a battere Gillet (84’). Fiorentina provvisoriamente seconda a quota 28, in condominio con l’Inter; Torino a 15 punti.
La Roma affianca la Lazio a 23 grazie al successo allo Stadio Adriatico: Pescara battuto 1-0. Bergodi, al debutto sulla panchina biancazzurra, opta per la difesa a tre, un folto centrocampo e Quintero a supporto di Abbruscato. Zeman schiera Pjanic e non Tachtsidis in mezzo (con Bradley perno centrale) e Destro al posto dell’infortunato Lamela in avanti, con Osvaldo e Totti. Il giovane attaccante giallorosso firma il gol vittoria in apertura, ribattendo in rete una corta respinta di Perin su punizione di Totti (5’). Il portiere del Pescara nega il raddoppio a Destro, con un gran riflesso su colpo di testa. Il duello si ripete a inizio ripresa, sempre a vantaggio del portiere pescarese. Bergodi prova a dare la scossa con Weiss per Quintero ma l’inerzia della partita non cambia. Il Pescara è ultimo a 11 punti con Bologna e Siena.
I felsinei cadono in casa della Sampdoria, che si issa a quota 16 con Udinese e Cagliari (entrambe devono ancora giocare): finisce 1-0 per i blucerchiati. Ferrara schiera la formazione che ha vinto il derby, con Icardi unica punta. Pioli conferma il reparto avanzato, con Diamanti dietro Gilardino e Gabbiadini. Pronti via e il Bologna resta in dieci: Morleo atterra Icardi lanciato in ripartenza, Celi valuta fallo da ultimo uomo ed estrae direttamente il cartellino rosso: sono passati solo 5’. I padroni di casa spostano il baricentro in avanti, ma il Bologna si difende con ordine e Agliardi non corre grandissimi pericoli. Nella ripresa Samp più incisiva, tanto che arriva il gol vittoria: Poli chiede triangolo a Eder, entra in area, resiste a una carica e batte con un diagonale basso l’estremo difensore rossoblù (61’). Ultimo sussulto del Bologna con Pasquato, che nel finale fallisce il gol del pareggio.
Trova la prima vittoria dopo cinque sconfitte consecutive Delneri: il Genoa supera col minimo scarto l’Atalanta a Bergamo. Colantuono inserisce Cazzola a centrocampo al posto dello squalificato Cigarini. Delneri preferisce Borriello a Immobile, con Tozser e Bertolacci. Il gol del prezioso successo del ‘Grifone’ porta la firma di Bertolacci, che con un sinistro al volo dopo un intervento di Manfredini fulmina Consigli (39’). Il primo tempo termina con Bonaventura che va giù in area rossoblù ma rimedia solo un cartellino giallo per proteste. Nella ripresa l’occasione del pareggio capita sui piedi di Raimondi che colpisce forte al volo ma non trova la porta. I rossoblù terminano l’incontro in dieci per il secondo giallo a Moretti nel finale. L’Atalanta si ferma a 18, Genoa a 12 col Chievo che pareggia 0-0 col Siena nello spareggio salvezza del ‘Bentegodi’. Rombo a centrocampo per Corini, con Théréau vertice alto, dietro Paloschi e Pellissier. Più coperto Cosmi, con Rosina e Calaiò che assistono Valiani. Squadre contratte e poco gioco: nel primo tempo domina la paura. Unico sussulto in apertura di ripresa: Valiani pesca Calaiò, traversa dell’attaccante bianconero. La partita poi rientra nel torpore dei primi 45’. Chievo in dieci negli ultimi minuti per l’espulsione di Samassa.