Divisi su tutto, come sempre quando si parla di bilancio Ue. Ma la crisi ha alzato la soglia della tensione tra i 27. Punto di partenza, la proposta della Commissione europea per un budget 2014-2020 da 1.091 miliardi complessivi.
David Cameron ha scatenato la guerra dei veti incrociati, chiedendo tagli per circa 200 miliardi. Hermann Van Rompuy ha proposto un 'compromesso' a -80, scontentando tutti.
Sommariamente quattro le squadre in campo:
- FALCHI EUROSCETTICI: Gran Bretagna, col sostegno della Svezia.
- RIGORISTI: guidati dalla Germania che 'produce' il maggior numero di brevetti ed è interessata a non tagliare i fondi in ricerca e sviluppo. Con la Merkel senza tentennamenti: Olanda, Danimarca, Finlandia. Ci sarebbe anche l'Austria che però chiede 'forte' Pac ed è pronta al veto se le toccano lo sconto.
- EUROPEISTI: Francia e Italia i leader. Tagli sì, ma moderati. Per Parigi intoccabile la politica agricola. Noi rischiamo di perdere tanto 4,5 mld di fondi agricoli quanto il 20% dei fondi di coesione vitali per il sud. E paghiamo gli sconti di tutti. Nel gruppo anche Spagna (appesa però al filo degli aiuti che le devono arrivare alle banche), Lussemburgo e Belgio.
- AMICI DELLA COESIONE: tutti i 'recipienti netti', dicono no ai tagli per la 'convergenza'. Condotti dagli arrabbiatissimi Portogallo e Repubblica Ceca, coagulano Grecia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Irlanda, Cipro, Malta, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovenia e Slovacchia. Ci sarebbe anche la Polonia, ammorbidita però dal nuovo meccanismo di distribuzione dei fondi regionali che la avvantaggerebbe anche in caso di tagli.