Senza un accordo per la Grecia é a rischio la stabilità della zona euro. Così il premier greco Antonis Samaras mette in guardia i partner europei e l'Fmi dopo lo slittamento di una decisione dell'Eurogruppo sugli aiuti alla Grecia. "I nostri partner e l'Fmi hanno il dovere di fare ciò su cui si sono impegnati", ha detto.
Niente accordo sulla Grecia, che per avere il via libera agli aiuti (44 miliardi di euro sono le tranche in sospeso) dovrà aspettare ancora almeno lunedì prossimo, giorno in cui l'Eurogruppo ha fissato una nuova riunione straordinaria per cercare di sbloccare la trattativa saltata a notte fonda per le resistenze della Germania. "Non è stato possibile trovare un accordo oggi, ci riproviamo lunedi", ha spiegato il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker al termine della riunione durata quasi dodici ore e finita alle 5 del mattino, senza conferenza stampa, lasciando intendere che tutte le parti sono ancora troppo distanti da un'intesa per potersi presentare insieme alla stampa.
In particolare, resta la divisione tra Eurogruppo e Fondo monetario Internazionale, su posizioni diverse per quanto riguarda la sostenibilità del debito greco. L'Eurozona sarebbe disposta a spostare in avanti di due anni i paletti di rientro dal debito, ora fissati al 120% da raggiungere nel 2020, mentre il Fmi non intende cedere. "Le nostre posizioni si sono avvicinate, ma continuiamo lunedì", ha detto il direttore generale del Fmi Christine Lagarde al termine della riunione, convinta che la sostenibilità dei conti sia "la prima cosa".
Nella maratona negoziale i ministri hanno comunque fatto dei progressi: "L'Eurogruppo ha identificato un pacchetto di misure credibili per contribuire in modo sostanziale alla sostenibilità del debito greco", ha fatto sapere Juncker in un comunicato. Ma le trattative si sono interrotte "per consentire di approfondire alcuni elementi a livello tecnico". Ovvero: i Paesi, e in particolare la Germania, hanno bisogno di quantificare esattamente le misure per aiutare Atene a ridurre il debito, perché in quelle cifre sta il loro nuovo sforzo che dovrà essere approvato anche dai parlamenti nazionali. Aiutare Atene a ridurre il debito, oggi al 170% del pil e in rapida ascesa, significa per i Paesi creditori subire perdite sui titoli, dimostrando ulteriore 'generosita'' nei confronti di un Paese che sostengono finanziariamente dal 2010. Inoltre, non c'é accordo nemmeno sull'altro punto in discussione: i ministri non sanno come colmare il 'gap' di 15 miliardi che si è creato a causa della loro precedente decisione di concedere due anni in più sul rientro dal deficit. E nuovi aiuti sono fuori discussione.