''La crisi frena i consumi al bar e il 2012 si chiude con un calo del caffè professionale, mentre sta crescendo a due cifre il consumo delle monoporzioni, cialde o capsule, che anche nei ristoranti stanno soppiantando la tradizionale macchina con macinino, diffondendo inoltre l'uso di 'Carte dei caffè', i menu dove scegliere la miscela secondo il Paese di provenienza''. Lo ha detto il presidente del Centro Studi Assaggiatori Caffè Luigi Odello, a Roma per una degustazione guidata al Centro servizi dell'Azienda Romana Mercati-Cciaa Roma, sottolineando come al piacere del caffè gli italiani non rinunciano, ma ''oggi il porzionato batte il caffè al bar, mentre tiene il mercato del pacchetto in polvere per la moka di casa''.
Dissente da questa analisi Lino Stoppani, presidente Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) secondo il quale ''non c'è crollo al bar del consumo di espresso che, anzi, per taluni esercizi continua a rappresentare il 50% del fatturato. I prezzi poi sono rimasti invariati, mediamente 0,93 centesimi la tazzina. Certamente - ammette - c'è una evoluzione dei consumi, crescono le cialde, ma al bar non vediamo perdite di fatturato. E il caffè continua a valere il 31% del giro d'affari dei quasi 150 mila bar sul territorio italiano''.
La caffetteria è il prodotto di punta del bar italiano. In media, precisa la Fipe, “un bar vende circa 175 tazzine di caffè al giorno comprensiva della quota destinata ai cappuccini. Il fatturato complessivo del canale bar oscilla all'interno di una forchetta che va da 16,8 a 18,9 miliardi di euro, tra questi il caffè vale circa 6 miliardi di euro, per un consumo annuo di 7 miliardi di tazzine”.