di Emanuela Gialli
(e.gialli@rai.it)
A pochi mesi dall’annuncio della scoperta, o più esattamente della conferma dell’esistenza del bosone di Higgs ai tempi del Big Bang, Televideo torna al Cern di Ginevra, che di questo importante risultato per la fisica delle particelle è l’artefice. Il direttore scientifico del Centro, Sergio Bertolucci, fa il punto sulle ricerche in corso, che ora devono individuare e approfondire le caratteristiche del bosone. Prima però un riferimento alla sentenza dell’Aquila che ha scioccato la comunità scientifica internazionale e anche gli studiosi del Cern, alcuni dei quali, come il professor Bertolucci, sono stati colleghi del presidente della Commissione Grandi Rischi, Luciano Maiani, uno dei direttori generali italiani del Cern.
Luciano Maiani, il presidente della Commissione Grandi Rischi, che si è dimesso subito dopo la sentenza dell’Aquila per il sisma del 6 aprile del 2009, forse sono in pochi a saperlo, è stato il secondo direttore generale italiano del Cern di Ginevra, dopo Carlo Rubbia, dal 1999 al 2003. Il primo fu Edoardo Amaldi, che del Cern tra l’altro è stato uno dei fondatori.
Le dimissioni, date in contemporanea da tutti i componenti della Commissione, proprio in questi giorni sono state sospese. “Ci sentiamo pienamente impegnati”, ha detto il presidente Maiani.
Prima di riprendere il filo della ricerca in corso sul bosone di Higgs, con il direttore scientifico del Cern, Sergio Bertolucci, si è cercato un ulteriore commento alla sentenza, questa volta da parte di chi del presidente della Commissione Grandi Rischi, Luciano Maiani, è stato un collega.
Anche il presidente della Commissione Grandi Rischi è stato direttore generale del Cern. Le dispiace se iniziamo dalla sentenza dell’Aquila?
Ha avuto occasione di parlare con Maiani, l’ha visto? Noi ci sentiamo spesso. Tra l’altro il prossimo anno passerà un periodo abbastanza lungo qui al Cern per aiutarci a capire alcune cose che stiamo osservando. Perché il professor Maiani è un insigne fisico teorico, di fama mondiale. Anche se negli ultimi anni è stato molto preso da impegni di management, è stato presidente dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare, direttore generale del Cern, presidente del Cnr, ha sempre continuato a fare ricerca.
Questa sentenza dunque l’avete vissuta un po’ come un corpo estraneo.
Beh, sa questa sentenza è molto strana. E’ difficile commentare una sentenza se non si leggono le motivazioni. Se in queste ci fosse il fatto che gli esperti della Commissione sono stati condannati perché non hanno previsto il terremoto, sarebbe una cosa enorme. Innanzitutto, i terremoti non si possono prevedere, inoltre non si può condannare uno scienziato, un tecnico, che fa una previsione in buona fede, che poi magari risulta sbagliata. Invece io penso che si tratterà di leggere le motivazioni, come dicevo, perché temo che vi sia una sovrapposizione tra cosa è stato il lavoro di queste persone e come è stato usato poi mediaticamente. Se la sentenza è stata incentrata sul fatto che è stato comunicato un falso messaggio alla popolazione, la cosa è diversa. E io ritengo che gli scienziati di questa Commissione siano altamente incolpevoli, perché non erano loro a gestire quest’altra parte.
Però dal dispositivo della sentenza sembrerebbe che gli scienziati sono stati messi sotto accusa per aver detto che sarebbe stata improbabile una scossa forte come quella del 1703. Allora se il terremoto non si può prevedere, non si può nemmeno prevedere il contrario e cioè che il terremoto non ci sia. Però dice lei bisogna vedere come è stato utilizzato il lavoro degli scienziati.
Sa, anche qui bisogna vedere il significato delle parole. Io mi ricordo che quando è partito l’LHC (l’acceleratore di particelle del Cern, ndr) è stato intervistato un fisico teorico, perché c’era questa idea che potesse l’acceleratore creare dei “buchi neri”. Questo scienziato, rispettatissimo, disse che questa cosa era altamente improbabile. L’improbabilità, secondo quanto aveva affermato lo scienziato, non era quantificabile in numeri. Sarebbe come dire che potrebbe non essere totalmente escluso che questo universo scompaia: la probabilità è talmente infinitesima che non ha nulla a che fare con la nostra vita. Altro esempio: il Sole, si dice, a un certo punto si spegnerà. Quanto è probabile che avvenga nei prossimi dieci anni? La probabilità è infinitesima. Mentre si sa che il tempo più probabile in cui il Sole si spegne è di un miliardo di anni. Sono curiosi di vedere le motivazioni della sentenza. Però penso che non si possa processare il fatto che la scienza non può prevedere tutto. Ma, come dice lei, se non può prevedere tutto deve avere il coraggio di dirlo. Certo comunque trovo straordinariamente incredibile che si parli degli scienziati e non del fatto che un terremoto, come quello dell’Aquila, di magnitudo contenuta, abbia fatto oltre 300 morti.
Ci sono indagini e processi aperti anche su questi aspetti.
Le consideri che ero in Giappone un paio di mesi fa e c’è stata una scossa come quella dell’Aquila. La gente non ha neanche smesso di lavorare. E non c’è stato alcun danno. Guardi invece la Casa dello Studente: capisco gli edifici del centro storico, ma quella era una costruzione nuova, in cemento armato. Ed è venuta giù.
Chiudiamo questa parentesi. Cosa si sta muovendo in questo momento, professor Bertolucci, al Cern di Ginevra? Cosa c’è di nuovo sotto il Sole, che ha ancora un miliardo di anni da vivere? Presto, presto vuole dire tra circa settimana, gli esperimenti faranno un ulteriore passo avanti perché si sta preparando la conferenza di Kyoto di metà novembre. Da luglio fino ad ora le posso solo dire che gli esperimenti hanno accumulato una quantità di dati tre volte superiore quella che avevano prima, per cui hanno la possibilità di investigare ad esempio le proprietà di questa particella, il bosone di Higgs, con molto più dettaglio. Ora, quello che verrà fuori ancora non lo sappiamo, perché bisogna continuare ad analizzare i dati. E’ la cosiddetta “analisi cieca”: si selezionano i dati secondo criteri dettati dal tipo di fisica che si sta cercando senza però guardare gli effetti di questi criteri nella zona in cui si vuole guardare. Perché altrimenti uno scienziato potrebbe influenzare anche inconsciamente i suoi dati. Quindi nei prossimi giorni, gli esperimenti apriranno la “scatola”, si guarderà cosa è rimasto dentro queste grandi “scatole”, in questa analisi cieca.
Quindi a Kyoto sarà annunciata qualche grossa novità?
Sì, o anche prima. Vedremo. La scoperta che fece Higgs è una scoperta storica. Ma adesso la cosa importante è capire la proprietà di questa particella, se è proprio quella prevista dal meccanismo di Higgs, oppure c’è qualcosa di più sofisticato che apre a nuovi scenari. Questo ci tiene un po’ tutti con il fiato sospeso. E’ l’inizio di una nuova caccia, che andrà avanti fino alla fine dell’anno. Poi dovremo fermarci per un anno e mezzo, perché mettiamo la macchina (l’acceleratore, ndr) in condizione di raddoppiare l’energia delle sue collisioni e poi continuerà a lavorare per i prossimi 15-20 anni, insomma.
L’LHC dunque si fermerà per un anno e mezzo?
Sì, a partire da febbraio fino all’autunno del 2014.
E voi continuerete a fare gli altri esperimenti.
Soprattutto ad analizzare i dati. Consideri che gli esperimenti quando si fermeranno avranno una quantità di dati enorme, pari a una pila di dvd alta 10 volte il Monte Bianco, per cui abbiamo molto da guardare.
Nel frattempo verrà sicuramente fuori qualche informazione anche per noi, no, professor Bertolucci?
Assolutamente sì. Già tra qualche giorno. Per lo meno ci sarà un “update” di quello che stiamo facendo e speriamo che sia un update di scoperte “succulente”.