di Federica Marino
(marino@rai.it)
Talento maturo e discreto quello di Carlo Carrà, cui la Fondazione Ferrero di Alba dedica un’ampia e documentata antologica, a quasi vent’anni da quella romana alla Gnam.
Nel frattempo sono aumentati gli studi sull’opera dell’artista piemontese ed è emersa fra gli studiosi la a necessità di presentare il percorso artistico di Carrà sotto una nuova luce: i movimenti da lui esplorati e poi successivamente abbandonati sono presenti nella mostra a testimoniare la rielaborazione personale fattane da Carrà, in modo indipendente e fedele al tempo stesso.
Anche nella biografia si possono forse trovare le ragioni di questo percorso: dicevamo che quello di Carrà è un talento maturo perché nasce e si forma a partire da radici artigianali, quelle della decorazione murale. La pittura è la passione coltivata a parte e poi finalmente esplorata a Parigi e a Londra. Ha già venticinque anni, Carrà, quando entra a Brera, un giovane già adulto alla ricerca della sua strada.
La trova nel Divisionismo e poi nel Futurismo: le vedute urbane di Milano, dove Carrà si è trasferito, diventano sfondo e protagoniste della modernità frammentata e in continuo movimento teorizzata da Marinetti e compagni. Nel 1910 i due si incontrano e Carrà collabora allla stesura del Manifesto dei pittori futuristi con Boccioni, Russolo, Balla e Severini.
Tocca poi alla pittura metafisica, dopo l’incontro con De Chirico: uno scivolamento stilistico che segnala la ricerca costante di Carrà verso un ideale di arte in continuo divenire.
L’appartenenza all’uno o all’altro movimento non è infatti per l’artista una professione immutabile di fede ma esplorazione religiosa di strade che tutte, nella sua sensibilità, devono tendere a un ideale che sfiora il platonismo. Nel 1942, Carrà arriva a spiegarlo così: “Mutare una direzione in arte non significa rinnegare tutto il passato, bensì allargarlo (…) Tutte le mie forze sono rivolte all’arte, cioè ad uno scopo che trascende il mio io individuale, energia staccata da Dio che cerca di ritrovare Dio”.
La ricerca di Carrà prosegue e supera la Metafisica per tornare alla natura e al reale; non al realismo, tuttavia, poiché la rappresentazione risulta sempre depurata della sua materialità, si tratti di marine, di corpi di donna o di nature morte.
La mostra prosegue in ordine cronologico e si conclude con La stanza: una porta socchiusa che affaccia forse sull’ideale artistico consapevolmente e tenacemente inseguito da Carrà nella sua lunga vita di uomo e artista.
La mostra apre al pubblico gratuitamente, come i laboratori artistici riservati ai bambini e i laboratori artistici, in coerenza con la missione della Fondazione Ferrero, che si propone di valorizzare il patrimonio culturale locale rendendolo disponibile al maggior numero di persone possibile.
Carlo Carrà 1881-1966
Alba (Cuneo) Fondazione Ferrero
Dal 27 ottobre al 27 gennaio 2013