Sapere e sapori dell’universo


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I cibi che cambiano il mondo (e lo salvano)

Salone del Gusto e Terra Madre a Torino dal 25 al 29 ottobre c

di Paola Scaramozzino

L’ombelico del mondo? E’ qui, a Torino dal 25 al 29 ottobre dove al Lingotto Fiere e all'Oval, eccezionalmente il Salone del Gusto e Terra Madre saranno un unico evento. Qualche numero per capire quanto mondo gira intorno a questa manifestazione che è uno dei fiori all’occhiello della regione Piemonte e un motivo di orgoglio per tutta l’Italia : 1000 espositori , 100 stand, 200mila passaggi, più di 100 i Paesi accreditati. E poi più di 300 presidi Slow Food di cui 200 italiani e 120 internazionali, 150 appuntamenti fra laboratori e teatri del gusto, seminari, convegni, degustazioni, percorsi per le scuole e per le famiglie. E ancora l’apporto di Terra Madre e i contadini del Sud e del Nord del mondo che ci raccontano le loro storie attraverso i cibi mai visti dell’Africa o le spezie e i risi dell’Asia, il cacao, il caffè e i mieli dell’America Latina e i vini e gli olii della Vecchia Europa . E ancora le leccornie dei Balcani e del Caucaso. Sapori di cibi “buoni, puliti e giusti” come sostiene da sempre il creatore di tutto questo: Carlo Petrini.

E “Cibi che cambiano il mondo” è proprio lo slogan di questa edizione 2012. E perché non partire da una mela? Un frutto che è nel bene e nel male un simbolo che ha segnato un cambiamento fin dai tempi di Adamo ed Eva, nella mitologia con Paride ed Afrodite, per arrivare alla Grande Mela, la metropoli, a quella di Apple nelle nuove tecnologie fino a quella che ha segnato una scoperta scientifica epocale:quella di Sir Isaac Newton. che grazie al pomo scoprì la forza di gravità. Nella locandina che pubblicizza l’evento, la mela cade in testa all’uomo a significare che è lui al centro di Terra Madre e che per questo deve diventare un po’ un Newton moderno ed essere più accorto, più recettivo, più rispettoso dell’ambiente e pronto a piantare i semi del cambiamento.

Che cosa è Slow Food
Vi siete mai chiesti come si fa a scegliere un buon cibo? Chi lo produce , come e dove? Chi alleva la carne che noi mangiamo o dove è stato pescato il pesce che cuciniamo? Conosciamo le tecniche di trasformazione, siamo stati educati dal punto di vista palatale e organolettico a riconoscere odori e sapori di cibi veri? Slow Food vuole dare una risposta a tutto ciò e anche ad altre problematiche legate al cibo. Come sostiene il suo fondatore, Carlo Petrini, “Noi siamo quello che mangiamo, il nostro corpo, la nostra energia fisica, anche il nostro carattere e la nostra salute dipende dal cibo. L’educazione al sapore è una forma di sapere. Chi educa le papille gustative , le mucose nasali che sono strettamente legate a quella parte del cervello che è la memoria gusto-olfattiva può imparare a vivere meglio. Non conoscere il cibo è un’opportunità persa”.

Slow Food è anche una filosofia di vita che passa attraverso l’ecologia, un nuovo concetto di enogastronomia , le tradizioni, il gusto dell’identità. Il motto di Slow Food è cibo “Buono, pulito e giusto”. Buono per quanto concerne il piacere che un cibo comunica attraverso le sue proprietà organolettiche ma anche riferito alla sfera dei sentimenti derivanti dal ricordo, dal valore affettivo del cibo. Pulito perché la sua produzione non deve essere a discapito dell’ambiente, Giusto, ovvero conforme ai concetti di giustizia sociale negli ambienti di produzione e commercializzazione.

Fondata da Carlo Petrini nel 1986, Slow Food opera per promuovere l'interesse legato al cibo come portatore di piacere, cultura, tradizioni, identità, e uno stile di vita, oltre che alimentare, rispettoso dei territori e delle tradizioni locali. L' associazione internazionale no-profit conta 100.000 iscritti, volontari e sostenitori in 150 Paesi, 1500 Condotte - le sedi locali - e una rete di 2000 comunità che praticano una produzione di cibo su piccola scala, sostenibile, di qualità.

Che cos’è Terra Madre
TERRA MADRE è una rete di comunità del cibo costituita da contadini, pescatori, allevatori, trasformatori (produttori di birra e di formaggi), nomadi, pastori che operano in 173 Paesi del mondo . Terra Madre incoraggia e promuove metodi di produzione alimentare sostenibili, in armonia con la natura, il paesaggio, la tradizione. C’è un’attenzione particolare per i territori, per le varietà vegetali e le specie animali che hanno permesso nei secoli di preservare la fertilità delle terre.

Ogni due anni a Torino si svolge un meeting, Terra Madre appunto, in cui arrivano 5mila a volte 6mila delegati da tutti i Paesi con le loro diversità di religione, lingua, ideologia politica ma che hanno in comune questo lavoro per il cibo quotidiano delle loro comunità e hanno la sensibilità di capire quanto sia importante confrontarsi e mettere insieme i saperi tradizionali con la scienza ufficiale. In questo modo si favoriscono scambi, conoscenze, impressioni e anche qualche volta denunce. Per due anni, in attesa del successivo meeting, nascono tante realtà di Terra Madre. Quest’anno in Uganda, Mozambico, Brasile, Svezia, Olanda e Kenia. La rete si allarga e attraverso Terra Madre si è creata una banca dei semi. Ricorda Carlo Petrini che “l’ 80% dei semi del mondo è in mano a 5 multinazionali e quindi se i contadini non si attrezzano a ricostruire delle banche di sementi condivise non saranno più padroni a casa loro. Saranno obbligati a comprare i semi e pagarli quanto stabilisce chi li produce. Questa è economia politica e questa è gastronomia. Chi pensa che la gastronomia sia soltanto lo spadellamento finale dei piatti sbaglia perché ha una visione cieca “.

Carlo Petrini:una mente illuminata e un sogno che rasenta l’utopia: riportare i giovani a lavorare la Terra
Petrini, gastronomo, scrittore e giornalista, creatore di Slow Food , di Terra madre e dell’ UNISG – Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nel comune di Bra (CN), ha un sogno che travalica la realtà del nostro Paese e coinvolge tutto il mondo in un momento come questo di crisi globale: riportare i giovani alla Terra, dare una nuova dignità al contadino perché è convinto che solo una diversa politica del cibo che rafforzi l’economia locale, eliminando gli sprechi e le ingiustizie nei confronto di chi lavora la terra, può far uscire dalla crisi. “Nei mie vari incontri nelle università – dice in un’ intervista in cui si racconta – alla domanda: chi vuole fare il contadino? Su 400- 500 ragazzi, solo due o tre alzano la mano perché si pensa al contadino come è nella memoria dei nostri padri o dei nonni o come ce lo raccontano le persone anziane. Il contadino non poteva fare una vacanze, sempre sul terreno, una grossa fatica e poco reddito. Adesso non è più così. Bisogna dare dignità a questo mestiere. In America già si stanno muovendo e non vorrei che ancora una volta dovesse questo Paese il nostro esempio. Sono nate le Farm’s market, i mercati del contadino, e le persone che vanno a comprare i cibi anticipano i soldi per le semenze e per le coltivazioni. Si è creata una rete che avvicina il produttore al consumatore. Anche noi dobbiamo tornare alla Terra altrimenti non c’è salvezza. Diceva un profeta laico di nome Pier Paolo Pasolini che “Quando non ci saranno più contadini e artigiani nel nostro Paese non ci sarà più la sua storia”. E noi stiamo andando purtroppo questa realtà. E sarebbe davvero la fine”.