Dal nord al sud, giovani e non, donne e uomini, persone e storie diverse che hanno in comune la sfortuna, sempre più diffusa, di essere lavoratori a rischio. Sono arrivati a piazza San Giovanni da diverse regioni d'Italia, dipendenti di aziende dell'industria e dei servizi, metalmeccanici e bancari, insieme per protestare contro posti di lavoro ''negati'' e che sognano di riavere appieno.
C'è tra loro Maria Stella Traversini, 49 anni di Gubbio, una tuta blu della Antonio Merloni che da quattro anni è in cassa integrazione. ''Prima potevo aiutare mia sorella, che è una madre single, ma ora non riesco neanche più a pagare le bollette e la notte non dormo più tranquilla, ho paura che mi possono portare via la casa'', spiega Maria Stella. Maria Stella è già pronta a vedersi presto definitivamente fuori dall'azienda e per questo sta facendo ''un corso professionale per diventare operatore socio-sanitaria, visto che l'Umbria è una regione con molti anziani''. Insomma, Maria Stella sta cercando di rimettersi in gioco perché sa che a breve si ritroverà senza più un posto e neppure il sussidio della cig, che oggi usa per pagarsi il corso.
Sono tanti i lavoratori del Credito presenti a piazza San Giovanni, un settore che rischia di contare ben 35 mila esuberi. Direttamente da Roma manifestano nella storica piazza della Capitale Elena Cepriani che insieme a suo marito Agostino Antonelli, vedono in pericolo il loro posto in una piccola banca del territorio, Fonspa. L'azienda dopo cinque anni, raccontano, sarebbe stata venduta a due società non bancarie di ''scarso spessore'' e per questo i dipendenti temono ''grosse ricadute occupazionali''. Eppure, sottolineano, si tratta di una ''banca che esiste da più di cento anni e che era di proprietà di una delle più importanti realtà finanziarie mondiali, la Morgan Stanley''. A rischio sarebbero 150 lavoratori e la loro età media è di 50 anni, quindi per loro sarebbe molto difficile trovare una nuova occupazione, la coppia, Elena e Agostino, spiega di ''volere solo tornare a lavorare'' anche perché hanno mutuo a cui fare fronte e un figlio da sostenere.
La crisi, quindi, accumuna il destino di grandi e piccole aziende, colpendo anche singoli del made in Italy come la Berloni cucine di Pesaro, qui lavorava, nel reparto verniciatura, una mamma di 40 anni, anche lei con un mutuo e due figli a cui provvedere. ''L'azienda è in crisi dal 2008 e io sono in cassa integrazione, vado avanti anche grazie ai miei genitori''.
Dalla Sicilia, da Catania arrivano due ragazze Nicole Treglia e Marina Iraci, entrambi di 27 anni. ''Siamo due assistenti di volo della Wind Jet, siamo tutti in cassa integrazione e al momento non abbiamo alcuna certezza, per noi è assolutamente difficile trovare una nuova occupazione, almeno i piloti sono andati tutti all'estero''.