I film del week end


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Cogan - Killing them softly

di Sandro Calice

COGAN - KILLING THEM SOFTLY

di Andrew Dominik, Usa 2012, thriller (Eagle Pictures)
Fotografia Greig Fraser
con Brad Pitt, Ray Liotta, Richard Jenkins, James Gandolfini, Scoot McNairy, Bella Heathcote, Sam Shepard, Ben Mendelsohn, Vincent Curatola
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Cinico, comico, un po’ pulp, Dominik si muove tra Scorsese e Tarantino e mette tanta carne al fuoco, forse troppa.

Frankie (McNairy) esce di prigione nel mezzo delle elezioni presidenziali e della crisi finanziaria del 2008. Non ha niente e vuole almeno un po’ di soldi, un’auto e una ragazza. In carcere ha conosciuto Johnny Amato (Curatola), piccolo mafioso con grandi progetti, che gli propone un colpo grosso e facile: si tratta di ripulire una bisca clandestina gestita dalla mafia. La colpa ricadrà sicuramente su Markie Trattman (Liotta), per via dei suoi precedenti. Frankie coinvolge lo sconvolto e inaffidabile Russel (Mendelsohn) e contro ogni previsione il colpo va a segno. La mafia ovviamente non ci sta e invia Cogan (Pitt), lui risolverà sicuramente il problema. Più o meno.

Al suo terzo film dopo “Chopper” (2000) e “L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford” (2007), il neozelandese Dominik si affida questa volta a un romanzo di George V. Higgins, il celebrato autore di “Gli amici di Eddie Coyle”, dal quale trasporta sullo schermo la complessità e il fascino dei dialoghi. Che infatti sono la principale forza di questo film. C’è sullo sfondo (per modo di dire, vista l’insistenza) la riflessione che la crisi economica riguarda tutti, compresi i mafiosi, ai quali purtroppo istituzioni e politici sembrano somigliare sempre di più. Perché la vita è business, e non c’è popolo o nazione che tenga, contano solo i soldi. Messo da parte il “messaggio” che il regista tiene a consegnarci, c’è un film elegante e colto nei suoi riferimenti, con attori tutti inequivocabilmente nella parte, cinico e comico al punto giusto, che però alla lunga sembra un po’ avvitarsi su se stesso, finendo per contemplarsi più nell’eleganza delle parole che nello svolgimento del dramma. Come il western crepuscolare e psicologico su Jesse James, anche questo thriller comico e sociale lascia alla fine una sensazione di piacevole insoddisfazione.

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