Il progetto Biomild


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Fumatori ed ex fumatori cercasi

Tumori: la ricerca ha fatto passi da gigante e in Italia si sperimentano terapie all’avanguardia, dalla modifica del Dna al fascio di protoni, alle cellule staminali. Ma una cura definitiva è ancora lontana. Per questo la prevenzione rimane l’arma migliore e la più efficace. Il professor Ugo Pastorino da Televideo lancia un appello a fumatori ed ex fumatori: chiamateci per partecipare gratuitamente al progetto Biomild2, lo screening precoce per il tumore al polmone f

di Fabrizio de Jorio
(fa.dejorio@rai.it)

“Cerchiamo fumatori o ex fumatori disposti a sottoporsi gratuitamente a diagnosi precoce di cancro al polmone. Telefonateci al numero Verde 800213961”.
E’ l’appello del professor Ugo Pastorino, direttore di chirurgia toracica della Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori di Milano, uno dei maggiori ricercatori a livello internazionale ideatore e curatore insieme alla biologa Gabriella Sozzi, del progetto BioMild, (Multi Italian Lung Detection) per la diagnosi precoce dei tumori polmonari con un semplice ed innovativo test del sangue e la Tac spirale. Pastorino e la sua equipe lavorano anche con il progetto antitabagismo, sempre dell’Istituto, che prevede un rivoluzionario test genetico per la ricerca del gene nicotinico negli ex fumatori che desiderano smettere, del quale abbiamo parlato su Televideo a settembre. La campagna antitabagismo è un percorso “per sostenere chi vuole essere aiutato a smettere di fumare –ci spiega Roberto Boffi, pneumologo e ricercatore- perché la migliore arma contro il tumore, soprattutto quello polmonare, è l’astinenza dal fumo”. In pratica con il nuovo test del sangue, non costoso per il Servizio sanitario nazionale e gratuito per il paziente, si potrà sapere con due anni di anticipo se c’è il rischio di tumore al polmone, quindi prima ancora che eventuali noduli siano visibili attraverso la Tac spirale, esami che in ogni caso verranno effettuati a completamento del progetto BioMild dell’Istituto milanese.

Il fatto che la diagnosi precoce sia importante è confermato anche dall’appello lanciato a settembre dal prof. Veronesi dalle pagine di Repubblica per la ricerca di 10 mila volontari. Il famoso oncologo, nell’ambito del progetto Cosmos 2, chiede ai fumatori e agli ex fumatori di sottoporsi all’esame del sangue e alla tac spirale, come nel progetto BioMild, anche se come ha sottolineato il prof. Pastorino (vedere intervista) “i due studi non sono uguali”. Non sarà facile trovare così tanti volontari ex fumatori per sottoporli alla diagnosi precoce del tumore al polmone ma ciò conferma l’importanza della diagnosi precoce come strumento per prevenire il tumore al polmone, uno dei più aggressivi.

Come funziona il progetto BioMild: la giornata degli ex fumatori nell’Istituto per sapere se sono a rischio di un tumore polmonare
Ma vediamo come funziona il progetto BioMild: essendo un ex fumatore da oltre un anno, ho seguito il percorso dei pazienti che si recano a Milano per partecipare allo studio e sottoporsi ai test. Il primo esame è una spirometria: il paziente soffia con forza in un tubicino alla fine del quale c’è un display dove viene registrato il flusso e la capacità di aria contenuta nei polmoni che nel caso dei fumatori è molto limitata. Il responso è immediato: i pazienti che hanno smesso di fumare da oltre un anno hanno una capacità polmonare molto più ampia di chi ha smesso da poco. Quindi si prosegue con una Tac spirale, di ultima generazione a bassissimo dosaggio di radiazioni e senza contrasto. Indolore e veloce, in trenta secondi si completa l’esame. Anche lì il radiologo, una volta esaminate le immagini con il clinico, stila il referto che viene poi comunicato al paziente.

Il nuovo esame del sangue consente una diagnosi precoce di due anni per il tumore al polmone
Si passa al laboratorio per l’esame del sangue, quello sul quale il progetto Bio Mild ha investito di più e che offre la diagnosi migliore per capire se c’è un rischio di cancro al polmone addirittura con due anni di anticipo. E’ l’esame che consente di rilevare i cosiddetti microRna, scoperti dal professor Carlo Maria Croce, direttore del Dipartimento di Virologia Molecolare, Immunologia e Genetica Umana presso l’Ohio State University e del Comprehensive Cancer Center e direttore scientifico del Centro di ricerca di Nerviano, ribattezzato Nerviano medical sciences (Nms). Il prof. Croce attualmente sta sperimentando la cosiddetta targeted therapy, cioè molecole mirate che colpiscono precisi bersagli molecolari. La sperimentazione si concentra quindi sulle molecole di peso inferiore agli 800 daltons in grado di legarsi alla proteina attiva responsabile della malattia. Negli Usa ne sono state approvate quasi 200 di queste “small molecule” antitumorali.

“I microRna sono piccole molecole di RNA- spiega Pastorino- che, come interruttori, accendono e spengono i nostri geni. Regolano centinaia di geni simultaneamente e quindi hanno la capacità e di regolare intere reti di processi biologici”.

Queste molecole oltre ad essere “implicate nel differenziamento e nello sviluppo degli organi – secondo la biologa ricercatrice Gabriella Sozzi, che, insieme a Pastorino, guida l’equipe di ricercatori dell’Istituto -sono rilevanti anche nell’insorgenza e progressione dei tumori ed hanno un ruolo potenziale nella diagnosi e nella prognosi. Rappresentano dei bio-marcatori molto interessanti che possono predire lo sviluppo di cancro polmonare e delle sue forme più aggressive”. I microRna rilevano solo il tumore al polmone? “I microRna sono delle piccole molecole di Rna che non producono proteine ma hanno una funzione regolatoria sui geni. La loro caratteristica è quella di essere a tessuto specifico, cioè ogni tessuto ha delle regolazioni diverse di queste molecole che possono essere usate per diagnosticare sia altri tumori oltre a quello del polmone, sia anche altre malattie, tanto che ci possono dare indicazione su dove si possa sviluppare eventualmente una malattia”. Il progetto “BioMild –spiega la ricercatrice milanese- studia come migliorare il trattamento dei tumori polmonari diagnosticati precocemente, utilizzando le informazioni di tipo biologico derivanti dal nuovo esame del sangue”.

Se il volontario viene trovato positivo ad uno dei test, gli verrà chiesto di fare ulteriori accertamenti diagnostici. Ad esempio, potrà essere programmata una nuova TAC con mezzo di contrasto endovenoso, oppure una scintigrafia ad emissione di positroni (PET). La filosofia dell’Istituto è la prevenzione e la diagnosi precoce. Ma in particolare, spiega Pastorino, “nel dipartimento di chirurgia toracica, in tutti i tumori meno aggressivi, si opera cercando di ridurre eventuali danni causati dall'intervento chirurgico, con un accesso mini-invasivo che non richiede l'apertura del torace ma una resezione più limitata del polmone”.

La cura dei tumori rappresenta da sempre una sfida per ricercatori, genetisti, medici ma anche per le industrie farmaceutiche. Al di là del costo per la collettività, il numero stimato di persone che nel 2010 hanno ricevuto una diagnosi di tumore, compresi coloro che sono guariti, è di circa 2 milioni. Tra le regioni più colpite, Friuli Venezia Giulia, Liguria ed Emilia Romagna. Agli ultimi posti della graduatoria si collocano Puglia (2.256,2 malati ogni 100.000 abitanti), Calabria (2.070,7 ogni 100.000 abitanti) e Sicilia (1.867,6 casi ogni 100.000 abitanti) con meno della metà dei casi delle regioni del Nord.

Le terapie anticancro:una speranza viene dalle ricerche italiane. Dalla modifica del Dna, ai fasci di protoni. Per i tumori infantili a Modena sperimentano una terapia a base di cellule staminali e globuli bianchi
In linea generale le terapie hanno come obiettivo l’asportazione del tumore o la sua distruzione in sede, tra queste le tecniche chirurgiche e l’intervento con radiazioni ionizzanti. L’intervento sistemico contro la proliferazione delle cellule tumorali nell’organismo si avvale principalmente dei farmaci chemioterapici che però hanno effetti collaterali spesso gravi. In Italia la ricerca sulle nuove terapie anti-cancro è all’avanguardia: a Siena il gruppo di ricerca guidato da Michele Maio, direttore di Immunoterapia oncologica del Policlinico Santa Maria alle Scotte, sta sperimentando la modifica del Dna delle cellule cancerogene con delle nuove molecole. Questi nuovi farmaci in via di sperimentazione potrebbero agire sul Dna delle cellule neoplastiche in modo che il sistema immunitario del paziente possa riconoscerle ed aggredirle in modo selettivo consentendo all’organismo di difendersi in modo più efficace dal tumore.

Un’altra recente scoperta riguarda i tumori infantili. I ricercatori Massimo Dominici e Paolo Paolucci dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena hanno sperimentato una terapia a base di cellule staminali e globuli bianchi. “L’obiettivo-spiega Dominici- è di prendere le cellule dei pazienti, trasformarle in “proiettili” antitumorali per poi trapiantarle per scopi terapeutici. Una ricerca che, come spiega Paolucci (vedere intervista) potrebbe essere applicata anche ai tumori al polmone ed in generale a tutte le neoplasie. Anche il Centro nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia, recentemente ha avviato una fase di attività clinica su una dozzina di pazienti che vengono trattati con fasci di protoni. Una tecnica che fino ad ora veniva praticata solo in 4 centri in tutto il mondo: uno in Germania e tre in Giappone. Questa nuova metodologia, basata sull'azione di fasci di ioni carbonio e protoni, accelerati in un sincrotrone, consente di colpire con maggiore precisione ed efficacia le cellule tumorali, soprattutto in alcuni tipi di patologia come sarcomi, tumori pediatrici, al polmone, al pancreas, oculari, al cervello, al midollo spinale, ecc. Sono tanti i ricercatori italiani che lavorano sul cancro e sono riconosciuti a livello internazionale. Tra questi Napoleone Ferrara, oncologo e biologo molecolare che ha identificato il gene umano per il VEGF ed in seguito ha caratterizzato questa molecola come importante regolatore dell’angiogenesi, Giorgio Trincheri, immunologo del National Cancer Institute, Usa che ha scoperto il meccanismo con cui sono identificate sostanze estranee al sistema immunitario in relazione ad una piccola popolazione di cellule che producono gli interferoni. Alberto Mantovani, immunologo, i cui studi si sono concentrati sui meccanismi di difesa immunologica, Ettore Appella, specializzato in biologia molecolare e oncologica, ha svolto ricerche anche sull’Aids e sul sistema immunitario, Silvia Franceschi, oncologa specializzata nella cura e prevenzione del cancro cervicale anche in relazione all’Hiv, Pier Paolo Pandolfi, oncologo e genetista che studia i meccanismi all’origine dei tumori.

Le terapie alternative: ce ne sono decine, ma non sono state validate a livello scientifico
Ci sono anche le terapie alternative, molte delle quali non hanno una validazione scientifica, anche se in alcuni casi sono state anche di supporto alle terapie farmacologiche tradizionali. L’American Cancer Society negli Usa ha catalogato almeno un centinaio di terapie non convenzionali per la cura dei tumori. Molte di queste terapie, peraltro, sono conosciute e praticate solo in determinati Paesi: il trattamento con laetrile (composto a base di amigdalina, sostanza tossica che si estrae dai noccioli di albicocca e di mandorle) ha avuto grande diffusione negli Stati Uniti. Molti pazienti si sono avvalsi anche della cartilagine di squalo o agli antineoplastoni (frammenti di proteine dapprima isolati dalle urine e poi sintetizzati in laboratorio). Anche in Italia, negli ultimi decenni, si sono verificati casi clamorosi di terapie anti-cancro (siero Bonifacio, emoscambio, metodo Di Bella) che tuttavia non hanno superato il vaglio delle sperimentazioni cliniche ufficiali. Anche le diete rivestono un’importanza sempre più crescente: tra queste, la macrobiotica di Osawa, divulgata in Italia da Mario Pianesi e che ha ottenuto risultati lusinghieri, in particolare per sopportare meglio la chemioterapia ma non v’è traccia scientifica che abbia mai curato il tumore.

Per questo la prevenzione è l’arma migliore e la più efficace per contrastare l’insorgenza del tumore. Entrando invece nel merito dei costi socio-economici delle patologie tumorali, secondo uno studio del Censis il costo annuale dei nuovi casi nel 2009 per il nostro paese è stato pari a oltre 8,3 miliardi di euro, con un costo complessivo per paziente pari a circa 25,8 mila euro l’anno. I nuovi casi di tumore dovrebbero avere un impatto che può essere considerato pari, in valore, allo 0,6% circa del Pil annuale. Una somma altissima che aumenta di anno in anno. Per questo il progetto BioMild per la diagnosi precoce e l’intervento antitabagismo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano costituiscono un traguardo di salute e di benessere che abbatterà notevolmente i costi sanitari.