di Federica Marino
(marino@rai.it)
Cento dipinti per i cento anni di Renato Guttuso, celebrato al Complesso del Vittoriano in una mostra antologica che raduna opere rappresentative dell’intero percorso del pittore, dando conto della sua evoluzione stilistica.
Arrivato a Roma nel 1931, Guttuso fa della Città eterna lo snodo dei suoi spostamenti verso Nord a Milano e di nuovo a Sud a Palermo, come se la capitale fosse il centro a cui tornare e da cui ripartire ad ogni nuova avventura. Una centralità territoriale, certo, ma ancora più il fulcro di una vita da agire e testimoniare attraverso l’arte, giorno per giorno.
Due quadri alla prima Quadriennale di Roma, l’incontro con la Scuola romana e le nature morte che ne scaturiscono, l’amicizia con Moravia e Trombadori e l’avvicinamento al PCI (nel 1940 l’adesione), le prime tele “politiche”: una Fucilazione in campagna è dedicata al poeta Garcìa Lorca ucciso dai franchisti, mentre la scandalosa “Crocifissione” di un “povero cristo”, non necessariamente Cristo ma assolutamente uomo, diventa simbolo dell’umanità sofferente.
La funzione sociale e politica del fare artistico è ben presente a Guttuso e trapela dalle tele come dai suoi scritti. Costante e imprescindibile il confronto con il mondo che lo circonda: se i colori caldi della Sicilia riecheggiano in tutta la sua opera, questa vira progressivamente a un realismo che è ideologico e stilistico: raccontare la condizione umana inserita nella storia e nella società è lo strumento per cambiarla.
A partire dal dopoguerra, il realismo diventa strumento di astrazione e universalità: i volti veri e vivi dell’umanità che Guttuso ritrae si scavano e raggiungono l’essenza, purificati dal contingente e portati alla misura del mito. Un mito però radicato nel presente, nel momento: braccianti e operai, i funerali di Togliatti, gli illustri avventori del Caffè Greco: personaggi della tragedia chiamata vita, allegorie senza tempo e per questo sempre attuali.
E poi c’è Roma, i suoi tetti più volte raffigurati nello scorrere degli anni, i monumenti, il mistero dei suoi giardini pensili popolati da creature esotiche e inquietanti.
Le opere arrivano da importanti musei e da collezioni private. In mostra anche tele che Guttuso aveva tenuto per sé: alcune legate alla terra madre - la Vucciria, la Spiaggia, la Zolfara - altre vere e proprie opere-perno, giro di boa, come la Crocifissione o i Funerali di Togliatti: cinquant’anni di arte a Roma, per raccontare e catturare la realtà.
GUTTUSO 1912-2012
Roma, Complesso del Vittoriano
Dal 12 ottobre al 10 febbraio 2013