Evocata per la prima volta nel 2011 da Raul Castro, l'abolizione della richiesta di un permesso (a pagamento) per uscire da Cuba - nonostante permangano alcune restrizioni - e' una delle tante riforme, e forse una delle più attese, volute dal fratello di Fidel, al potere dal 2008, e avviate dal Partito comunista.
Il segnale più forte il governo lo aveva dato lo scorso novembre, con il via libera alla compravendita di auto e di case, dopo mezzo secolo di austerità: una svolta tesa anche a snellire i tortuosi iter burocratici che fino ad allora accompagnavano le operazioni di permuta e donazione delle abitazioni.
In tutto si contano oltre 300 riforme politiche, economiche e sociali, che - secondo il Partito comunista che le ha pensate - hanno lo scopo di rafforzare il progetto socialista sull'isola.
Tra queste anche la concessione a 130 mila contadini di terre prima gestite dallo Stato e gli incentivi alle iniziative private con mutui e agevolazioni per i nuovi piccoli imprenditori.
C'è poi la volontà di procedere verso una diminuzione del pubblico impiego e la graduale eliminazione della ''libreta'', la tessera di razionamento, provvedimento che tuttavia potrebbe avere come conseguenza un aumento dei prezzi. Inoltre è stata annunciata la storica decisione di imporre un limite di due mandati consecutivi per le cariche politiche e statali.
Solo un mese fa inoltre, ha cominciato a vacillare un altro tabù anticapitalista nel Paese del castrismo, con i cubani - o almeno alcuni di loro - che potranno togliersi lo sfizio di utilizzare carte di credito per l'acquisto di prodotti agganciati al dollaro Usa come, per ora, è concesso solo ai turisti stranieri.