di Federica Marino
(marino@rai.it)
Ottanta opere di Edgar Degas da Parigi alla più francese delle città italiane: apre a Torino un’importante esposizione, la prima di questa ampiezza dal 1985, quando fu la romana Villa Medici a ospitare l’artista, indagando i suoi legami artistici e personali con l’Italia.
Il momento è propizio, per Degas come per i suoi estimatori: in Svizzera la Fondazione Beyeler si concentra sulla maturità dell’artista mentre al Musée d’Orsay, prestatore unico per l’esposizione torinese, si è appena conclusa l’esposizione dedicata ai nudi di Degas. Per quanto riguarda Torino, l’occasione coltivata dagli organizzatori è il riallestimento del museo parigino tempio dell’Impressionismo: mentre a Parigi gli spazi dedicati a Degas conosceranno un rinnovamento, le opere saranno esposte nella città sabauda nella palazzina liberty sede della (Società) Promotrice delle Belle Arti, al Valentino. La location è stata molto apprezzata dal curatore del Musée d’Orsay, Xavier Rey, che ha accompagnato a Torino le opere di Degas: più spazio e volumetrie migliori nelle undici sale della palazzina dall’aria ottocentesca, quasi aria di casa per l’artista rispetto agli spazi lineari e ultramoderni pensati da Gae Aulenti per il museo parigino.
Dipinti, disegni e sculture illustrano il variegato universo di Degas, figlio di banchieri convertito all’arte in nome dell’Impressionismo, ma sempre autonomo nelle tematiche come nelle scelte tecniche e stilistiche. La bohème parigina, i cavalli e le ballerine i soggetti più amati e conosciuti: a Torino non potevano mancare le danzatrici, realizzate a pastello, olio e gouache. In mostra con altre “colleghe” c’è anche la scultura della Petite danseuse: con il peggiorare della vista, Degas si dedica a cera e creta, realizzando modelli che gli eredi ritrovano nel suo studio, quasi sconosciuti. Li fanno fondere in bronzo e se ne salva la metà: tra loro la danzatrice quattordicenne, figuretta scura fissata per sempre nel suo tutù di tulle color cipria.
I cavalli a Longchamps sono falcate di colore e movimento: le ampie pennellate fedeli all’Impressionismo non tolgono nulla all’attenta osservazione e resa di atteggiamenti e forme. Lo stesso accade nei ritratti e nelle scene di vita di bohème che Degas coglie e trasforma in dipinti.
Il percorso espositivo è complesso e va oltre la celebrazione del Degas più conosciuto: un autoritratto giovanile apre la mostra insieme con il ritratto del nonno “italiano” che per tre anni ospitò l’artista nel Belpaese. Qusto lungo periodo è testimoniato anche nella tela che raffigura la famiglia Bellelli: la zia paterna Laura Degas, il marito napoletano e le due figlie; sul muro, il ritratto del nonno scomparso di recente. La tela, raramente vista fuori sede date le ampie dimensioni, è accostata ad altri ritratti di famiglia.
Spazio al lavoro sul paesaggio, reso spesso a pastello e valorizzazione del corpus grafico: i numerosi schizzi dal vero preliminari al dipinto sono già opere d’arte compiute. La mostra si chiude su un omaggio alla figura femminile, che Degas ama e rappresenta nei momenti più intimi: dopo il bagno, mentre si pettina o si asciuga, istanti quotidiani resi magici dalla sensualità che lasciano trapelare. Anche qui statuette in bronzo e soprattutto matite e pastello: “Amò molto il disegno” l’epitaffio sulla tomba di Degas nel cimitero di Montmartre.
Edgar Degas. Capolavori dal Musée d’Orsay
Torino, Palazzina della Promotrice delle Belle Arti
Dal 18 ottobre al 27 gennaio 2013