Emergenza carceri


Stampa

Prigioni italiane, la politica discute

L'appello di Napolitano g

di Emanuela Gialli
(e.gialli@rai.it)

"Una realtà che non fa onore al nostro Paese, ma anzi ne ferisce la credibilità internazionale e il rapporto con le istituzioni europee".

Queste le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, Napolitano, lo scorso 27 settembre, nel giorno in cui ha incontrato il professor Andrea Pugiotto, che, insieme ad oltre 110 docenti universitari, ha firmato una lettera aperta, indirizzata al Capo dello Stato, sulla situazione carceraria.

"Ribadisco l'allarme e l'appello che rivolsi al Parlamento nel luglio scorso per intervenire in materia con molteplici proposte e interventi", ha dichiarato il Presidente Napolitano.

All'appello di luglio "è seguito uno sforzo intenso del governo, nel rapporto con le forze politiche che lo sostengono", si legge nella dichiarazione ufficiale diffusa dopo l'incontro.

"Sono state così affrontate scottanti esigenze di riduzione della popolazione carceraria e di creazione di condizioni più civili per quanti scontano sanzioni detentive senza potersi riconoscere nella funzione rieducativa che la Costituzione assegna all'espiazione delle condanne penali".

Nella stessa nota il Capo dello Stato ha sottolineato come siano stati "già conseguiti dei risultati".

Napolitano, a quella lettera, ha risposto, inoltre, rinnovando "l'auspicio che proposte volte a incidere anche e soprattutto sulle cause strutturali della degenerazione dello stato delle carceri in Italia trovino sollecita approvazione in Parlamento, a cominciare dall'introduzione delle pene alternative alla prigione".

"Restano all'attenzione del Parlamento -in questa legislatura e in quella che presto inizierà- il possibile, speciale ricorso a misure di clemenza, e la necessaria riflessione sull'attuale formulazione dell'art. 79 della Costituzione che a ciò appone così rilevanti ostacoli", ha concluso Napolitano.