Il Palalottomatica di Roma si è trasformato in un'unica grande aula scolastica. Decine e decine di banchi compongono la platea affollata da studenti e insegnanti provenienti da tutte le parti d'Italia: si tratta di iSchool, un incontro tra scuole, mondo della cultura e dell'istruzione per parlare e discutere della scuola del presente e del futuro. "A funzionare di più nelle scuole italiane c'è sicuramente la professionalità degli insegnanti e degli operatori scolastici che la compongono. Il problema è che non siamo al passo con i tempi". A dirlo è Adele Vairo, dirigente scolastica del liceo Manzoni di Caserta. "Esiste una autonomia scolastica che non è mai stata realizzata pienamente. Occorre costruire dei percorsi formativi che tengano conto del mondo del lavoro - prosegue la preside -. Bisogna investire sulla scuola e sulla cultura, perché questo è il vero settore trainante del nostro paese".
A chiedere più investimenti è anche Ugo Longo, insegnante presso il liceo Santa Rosa di Viterbo: "Al ministro dell'istruzione chiederei più infrastrutture, più connessioni wi-fi, più formazione tecnologica per i colleghi perché queste sono le cose che mancano. La scuola del futuro - prosegue il professor Longo -, me la immagino senza libri cartacei. Mi auguro che la scuola che verrà sia costruttivista, che non spieghi il sapere ma che lo costruisca". "Tra le cose che funzionano c'è il rapporto umano tra studenti e insegnanti. Un aspetto che per le generazioni di oggi è molto importante, molto più che nel passato - spiega Marisa Tulli, insegnante di un liceo artistico di Roma -. Sono trent'anni che faccio questo mestiere e in tutti questi anni la scuola è cambiata pochissimo. Perciò, riguardo alla scuola del futuro, non credo che subirà grandi cambiamenti. Lo spero ma ci credo poco".