Il ‘pagherò’ che allontana le scadenze


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Crisi, torna la cambiale

Usata dal 40% dei piccoli imprenditori cambiale_296

Torna la vecchia cambiale. Sono soprattutto i piccoli imprenditori, sempre più spesso in difficoltà per il ritardo nei pagamenti, sia della Pa sia di altre imprese, e per la stretta nella concessione del credito da parte delle banche, a riscoprire uno strumento che sembrava ormai superato dai tempi. E' quanto emerge da un sondaggio effettuato dall'Adnkronos: 4 piccoli imprenditori su 10 dichiarano di averne firmata una nell'ultimo anno e 6 su 10 ritengono 'possibile' il ricorso alla cambiale nell'arco del prossimo anno.

Quella che viene tradizionalmente rappresentata come una finta banconota gigante che a caratteri cubitali riporta la data, l'importo e la firma del possessore, torna quindi ad essere uno strumento comunemente usato per rimandare un pagamento. Il creditore puo' far circolare la cambiale o può tenerla, per poi presentarla all'incasso una volta scaduto il termine.

Il problema però, sempre più spesso, è che l'imprenditore possa essere costretto all'insolvenza. Ovvero, che non riesca a pagare il credito entro il termine stabilito. In questo caso, quasi sempre, scatta il protesto. E i dati raccolti dall'Adnkronos non sono incoraggianti anche su questo fronte. La metà degli imprenditori che dichiara di aver usato cambiali, circa il 20% del totale, ammette anche di aver ricevuto nel corso della sua storia imprenditoriale almeno un protesto. Indicazioni che sono coerenti con i dati complessivi , quelli raccolti da Cerved e Unioncamere: nell'ultimo anno i dati sui protesti sono in crescita.

Gli ultimi dati Cerved sui protesti e sui ritardi nei pagamenti evidenziano una situazione di difficoltà particolarmente grave nelle regioni del Mezzogiorno e tra le imprese che operano nelle costruzioni e nel terziario. Nel primo trimestre del 2012 si contano oltre 21 mila società cui è stato protestato almeno un assegno o una cambiale: il dato segna un deciso aumento rispetto allo stesso periodo del 2011 (+8,1%) e risulta di quasi un terzo maggiore rispetto ai livelli medi osservati in un singolo trimestre pre-crisi.

Nei primi tre mesi del 2012, i protesti risultano infatti in aumento con tassi a due cifre nelle regioni centro-meridionali (+13,5% nel Sud e nelle Isole e +10,6% nel Centro), con una diffusione del fenomeno che ha raggiunto livelli preoccupanti nel Mezzogiorno: l'1,4% delle società operative sul territorio ha avuto almeno un assegno o una cambiale protestata tra gennaio e marzo, con un picco dell'1,9% in Calabria.

Gli ultimi dati disponibili elaborati da Unioncamere confermano il trend. Indicano per i primi 4 mesi di quest'anno, un incremento del 3% del numero complessivo degli effetti protestati (tra assegni, cambiali e tratte) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, passando dagli oltre 429mila dei primi 4 mesi del 2011 agli oltre 442mila dello stesso periodo del 2012.

Il ‘pagherò’ che allontana le scadenze
La cambiale, il 'pagherò' che allontana la scadenza dei pagamenti. Tecnicamente, e' un titolo di credito all'ordine, formale e astratto, che attribuisce al legittimo possessore il diritto incondizionato di farsi pagare una somma determinata alla scadenza indicata sul titolo. E' quindi uno strumento che consente a chi si trovi privo di disponibilità liquide di rinviare un pagamento. Il creditore può far circolare la cambiale o detenerla, per poi presentarla all'incasso una volta scaduto il termine. Essendo un titolo esecutivo, se il debitore non paga tempestivamente, il possessore del titolo può iniziare direttamente l'esecuzione forzata sui beni del debitore.

Si distinguono due tipi di cambiale: la cambiale tratta e il pagherò o vaglia cambiario . La cambiale tratta contiene un ordine incondizionato, che l'autore del titolo (traente) rivolge a un terzo (trattario), di pagare una determinata somma di denaro al portatore del titolo (prenditore); il pagherò contiene la promessa incondizionata, rivolta dall'emittente al portatore, di pagare una somma determinata.

Quando una cambiale non viene onorata, scatta il protesto. Il possessore della cambiale dovrà dimostrare il rifiuto da parte del debitore di pagare la cambiale. Dovrà quindi consegnare la cambiale ad un pubblico ufficiale che certificherà il rifiuto del debitore di pagare il dovuto. I protesti vengono iscritti dalla Camera di Commercio nel Bollettino dei protesti cambiari. Oltre alle spese di protesto sono a carico del debitore gli interessi legali sul debito contratto. Per essere cancellato da tale elenco il protestato, dopo aver risolto il suo adempimento economico dovrà presentare richiesta alla Camera di Commercio, allegando a tale richiesta la ricevuta dell'avvenuto pagamento.