“Prendono i bambini e li fanno camminare davanti a loro per farsi scudo. Creano uno scudo umano di bambini perché sanno che la gente non spara contro i loro bambini. Voglio che i bambini siriani scappino, che si salvino”. Hassan, 14 anni, arrivato al campo profughi Za’atari, in Giordania, racconta agli operatori di Save the Children anche la morte dello zio e del cugino e di altre persone nel suo villaggio: “Un razzo ha causato la strage. C’erano un sacco di persone nella moschea, erano tutti morti”.
“I bambini in Siria erano bloccati nelle scuole. Il bombardamento andava avanti in continuazione. Le scuole erano l’obiettivo”, racconta invece Ali, 12 anni, che ora vive con la famiglia nel campo Za’atari.
“Abbiamo lasciato il nostro villaggio in Siria perché le bombe cadevano sempre più vicino alla nostra casa. Molte persone sono morte e c’erano sempre bombardamenti, specialmente di notte”, affermano Ahmed e Mariam, 10 e 15 anni, che sono “molto arrabbiati” con la loro mamma che è rimasta con i nonni in Siria.
Con il rapporto “Atrocità taciute”, Save the Children ha voluto dare voce a bambini e adolescenti siriani, testimoni e vittime di torture e uccisioni nel loro Paese. “Molti dei racconti dei bambini confermano le violazioni rilevate dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni per i diritti umani nei mesi scorsi”, dichiara Valerio Neri, direttore di Save the Children Italia.
Ogni giorno le persone che fuggono dalla Siria sono tra 2 e 3mila. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), sono circa 300mila, attualmente, i rifugiati siriani che si sono registrati o sono in attesa di registrazione nei Paesi vicini.
Secondo l’Onu, le persone colpite dalla crisi umanitaria in Siria sono 2,5 milioni, metà delle quali sfollate all’interno dei confini. La metà dei 2,5 milioni sono bambini e adolescenti.