I piccoli siriani in fuga dalla guerra


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'Tornare bambini dopo la violenza'

Da Beirut il portavoce di Save The Children b

di Bianca Biancastri

“Save the Children lavora sia in Libano che in Giordania.In questo momento mi trovo nel nord del Libano dove sto parlando con questi bambini, sto facendo una raccolta delle loro testimonianze. Questi bambini , quando attraversano i confini, non hanno niente, solo i vestiti che indossano e quando arrivano nel nuovo Paese hanno bisogno di tutto. Noi di Save the Chlidren stiamo cercando di far tornare in loro l’autostima e ovviamente hanno bisogno di supporto psicologico che stiamo fornendo attraverso quelli che noi chiamiamo ‘spazi a misura di bambino’. Qui possono ritornare bambini dopo aver visto la guerra, la morte e la distruzione per mesi”. Il portavoce dell'organizzazione umanitaria, Hedinn Halldorsson, parla con Televideo della situazione dei minori siriani rifugiati nei Paesi confinanti.

Qual è il bisogno umanitario più urgente per questi bambini e le loro famiglie?
“Nel Libano non ci sono campi profughi che invece sono presenti in Giordania. I bambini siriani hanno bisogno di assistenza sanitaria e poi questi sono bambini che non sono andati a scuola per più di un anno e mezzo. Perciò insieme all’Unicef proviamo a portare un pochino di normalità nella loro vita e cerchiamo di assicurare che possano andare a scuola il più presto possibile. Abbiamo questi spazi a misura di bambino in cui possono venire e poi distribuiamo vestiti, coperte e buoni per l’acquisto di cibo perchè quando attraversano il confine non hanno soldi, non possono trovare il lavoro e perciò hanno bisogno di tutto”.

Nel campo Za’atari in Giordania, che è in mezzo al deserto, è vero che manca l’acqua?
“La situazione nel campo di Za’atari in Giordania sta migliorando. E’ vero il campo dei profughi è nel mezzo di un deserto però l’acqua c’è , il cibo c’è, comunque il numero dei profughi sta aumentando ogni giorno e quello che stiamo vedendo è che il numero dei bambini separati dalle loro famiglie aumenta. Poi ovviamente è difficilissimo per loro attraversare il confine perché mentre i siriani cercano di attraversare la frontiera vengono attaccati. Perciò quando arrivano in Giordania sono stremati , traumatizzati, soprattutto i bambini perché hanno visto cose che nessun bambino mai dovrebbe vedere”.

E’ vero che il governo in Giordania ha detto che non ha fondi per mandare questi bambini a scuola ? I bambini siriani arrivati in Giordania in questi giorni hanno ripreso ad andare a scuola?
“Le scuole pubbliche sono cominciate sia in Libano che in Giordania. Save the Children , Unicef e i governi di questi due Paesi stanno lavorando tutti insieme: cerchiamo di offrire la possibilità ai bambini siriani in questi Paesi di andare a scuola. Perché è molto importante che possano avere una normalità, devono riprendere le loro vite. Nei campi profughi saranno costruite le scuole e forse già fra una settimana o due in questi campi i piccoli andranno a scuola. Nel campo giordano di Za’atari avremo anche l’asilo per i più piccoli. Qui ci sono più o meno 20mila profughi e almeno due terzi sono bambini. Si tratta di un numero altissimo”.

Quali sono le politiche di accoglienza nei loro confronti da parte di Libano e Giordania?
“Nel campo giordano di Za’atari sono costretti a stare lì, però quelli che non sono registrati o quelli che vivono nelle comunità locali possono muoversi come vogliono, liberamente”.

Quali le maggiori difficoltà che voi operatori umanitari affrontate per aiutare questi bambini…
“Questi bambini sono traumatizzati, quello che stiamo cercando di fare è di dare un’assistenza specialistica, cioè li aiutiamo a riprendere le loro vite, ad andare avanti. Il nostro staff è ben addestrato per affrontare questo problema. I nostri operatori sanno benissimo come devono comportarsi e come stare vicino a questi bambini che hanno subito delle violenze, che sono sopravvissuti ma che hanno visto la morte da vicino. In questi campi e anche nelle comunità locali abbiamo dei servizi che forniscono questo supporto specialistico”.

Qual è l’aiuto che vi aspettate dalla comunità internazionale
“Gli appelli sono due. Rinnoviamo l’appello di raccolta dei fondi per sostenere i nostri interventi più urgenti in tutta l’area (Libano, Giordania e in Iraq) in cui la situazione sta peggiorando. L’altro appello è alle Nazioni Unite a impegnare più risorse nella documentazione di tutte le violazioni dei diritti dei bambini. Ci sono crimini che devono essere raccontati e documentati perché chi ne è responsabile possa essere chiamato a risponderne. Tra una settimana noi di Save the Children saremo anche in Iraq”.

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