Stop a 40 agevolazioni alle imprese con l'obiettivo di garantire un fisco piu' leggero. Il dossier Giavazzi, che piace al leader degli industriali, Giorgio Squinzi, punta a rimettere ordine nel mare magnum degli incentivi messi in campo dai diversi governi, dal 1959 al 2006. La scure dell'economista colpisce piu' pesantemente gli aiuti alle pmi ma tra i tagli c'e' un po' di tutto: dal mezzogiorno al degrado urbano fino agli incentivi per l'acquisto di strumenti per pesare o alla normativa su cave e torbiere.
In tutto, secondo il dossier messo a punto dall'economista, le agevolazioni, che sono costate 36 miliardi nel solo 2011, potrebbero far incassare 10 miliardi di euro. Si tratta, spiega, di "un esercizio di stima basato su una serie di ipotesi, talvolta eroiche" ma che "produrrebbe nell'arco di 2 anni circa un aumento del pil dell'1,5%". E che dovrebbero servire, spiega ancora Giavazzi nella relazione che ha consegnato a Monti, a ridurre il costo del lavoro (leggi cuneo fiscale) e non a finanziare altre spese. Cio', viene sottolineato, anche per far si' che i risparmi conseguiti "tagliando i trasferimenti ad alcune imprese siano redistribuiti a tutte le imprese creando quindi un ampio consenso favorevole a questi interventi".
Tutti gli stanziamenti a favore delle imprese confluiranno nel "fondo unico per l'incentivazione" presso il ministero dello sviluppo e a vagliare sulle agevolazioni sara' un comitato tecnico che sara' istituito e disciplinato da un decreto del presidente del Consiglio.
Stando al dossier, sparirebbero poi gli incentivi per le zone piu' in difficolta': un sussidio a un'impresa, si legge infatti nella relazione, e' efficace solo se induce attivita' addizionali, cioe' non finanzia attivita' che la societa' farebbe comunque. Questi effetti addizionali sono piu' evidenti per le attivita' di ricerca e sviluppo "ma solo per le pmi e le start up" e invece "non emergono per altri tipi di sussidio", tra cui quelli per le "aree in ritardo di sviluppo". Aree dove, evidenzia tra l'altro Giavazzi, e' piu' forte "la possibilita' che i contributi pubblici vengano intercettati dalle mafie tramite la costituzione di imprese fittizie e la corruzione dei funzionari pubblici e del personale bancario".