di Massimo Halasz
Mario Valentini, in gioventù onesto mestierante del ciclismo su pista con all’attivo due tricolori e 11 maglie azzurre, poi fondatore dei gruppi sportivi Forestale e Fiamme Azzurre, è il commissario tecnico che in Italia ha vinto più titoli: 34 mondiali e 7 olimpici. Questo incredibile palmares, frutto dei trascorsi alla guida della nazionale su pista (1984-1997) e dei ciclisti paralimpici (dal 1998) , gli ha consentito di fregiarsi, su proposta dei presidenti della Federciclismo Di Rocco e del Comitato Paralimpico, Pancalli, della stella d’oro al merito sportivo.
“Indubbiamente l’insolito record di aver sentito per ben 41 volte suonare l’inno di Mameli-dice il 70enne tecnico perugino di Montefalco- mi rende particolarmente orgoglioso. Per me non vi è alcuna distinzione tra normali e disabili, in quanto l’inno è unico. In quel momento, bellissimo e sempre indimenticabile, tu rappresenti l’Italia e tutti gli italiani. Certo quando mio figlio Mauro ha vinto il titolo mondiale stayer in Giappone nel 1990 ho provato forse una soddisfazione diversa. Se ho pianto? Diciamo che non mi è capitato solo quella volta, ma anche in altre occasioni”.
La dote maggiore che deve avere un commissario tecnico?
“La freddezza. Io vivo la gara con distacco, non bisogna mai far vedere ai ragazzi che stiamo in tensione. In quei momenti bisogna dare loro tranquillità, perché sono attimi in cui l’atleta vuole un punto di riferimento, cerca delle sicurezze. Il nostro compito più gravoso è dunque quello di acquisire la fiducia da parte dell’atleta. Io poi scherzando, ma non…troppo, dico sempre a tutti che bisogna dare il massimo, essere determinati, ma che tutto è già scritto. Questo è anche un modo per cercare di deresponsabilizzare l’atleta”.
Il primo titolo vinto?
“Con Mario Gentili a Zurigo nel 1986, quando precedette Bielli nella finale mezzofondo dilettanti. In quella occasione per la prima volta usammo le ruote lenticolari, una novità che poi rivoluzionò il ciclismo”.
L’ultimo titolo, invece…
“Diciamo che sono quelli paralimpici conquistati le scorse settimane a Londra con Zanardi (2), i fratelli Pizzi (2) e Bargna. Indubbiamente nella capitale inglese abbiamo ottenuto buoni risultati: infatti,oltre alle 5 medaglie d’oro,abbiamo collezionato 3 argenti, 3 bronzi e 6 quarti posti che ci hanno permesso all’Italia di vincere la classifica mondiale dell’Uci per nazioni. Inoltre,dato alquanto significativo, noi abbiamo vinto 10 medaglie con ben 8 atleti differenti”.
Ed ora il ciclismo potrebbe rinforzarsi con Annalisa Minetti
“Lei ha provato nel 2010 in tandem con il mio collaboratore Di Somma e devo dire che ha una velocità eccezionale, però occorre trovargli una guida donna all’altezza della situazione”.
Il segreto di questi successi?
“Il gruppo è fondamentale: il gruppo ti accoglie ma nello stesso tempo ti può anche eliminare. Zanardi è solito dire che dal gruppo, nonostante sia l’ultimo arrivato, ha preso l’esperienza ed i consigli di tutti”.
Più emozionante gareggiare a Londra o essere ricevuti al Quirinale?
“Essere ricevuti dal capo dello Stato è stata un’esperienza bellissima, coinvolgente. Mi sono emozionato tantissimo, specie quando il presidente Napolitano ha parlato ‘di una grande lezione di vita. Lo ha capito tutta l’Italia,vero Zanardi? E quella distinzione tra Olimpiadi e Paralimpiadi l’abbiamo, l’avete cancellata’.Quelle parole hanno fatto cadere una barriera, demolito un muro”.
Cosa ha in mente prima di andare in… pensione?
“Il mio sogno, anzi il mio progetto, sarebbe di restare come direttore tecnico del ciclismo paralimpico, seguendo i programmi, i raduni, le trasferte, ma senza entrare nello specifico dell’allenamento. Chiederò al Comitato Paralimpico Italiano ed anche alla Federciclismo, di entrare nei centri di riabilitazione per sensibilizzare i responsabili, ma soprattutto i ragazzi che hanno avuto incidenti, a fare attività sportiva. L’apporto dello sport è fondamentale, soprattutto subito dopo l’incidente, perché permette di realizzarti, ma soprattutto per vivere in mezzo alla gente. Dico questo perché un mio corridore a Pechino,vincendo l’oro olimpico, pronunciò una bellissima frase: ‘vorrei che questo risultato fosse da sprone a non fare quello che ho fatto io, nascondendomi in un piccolo paese di montagna’. Ecco, se riuscissi a mettere in piedi questo progetto, poi potrei andarmene tranquillamente in …pensione”.
Nella foto, Mario Valentini e Alex Zanardi subito dopo la vittoria della medaglia d'oro alle Paralimpiadi di Londra