di Gianluca Luceri
La Juve, seduta sul divano dopo il 2-0 di sabato al Chievo, gode. Il quarto turno porta ai bianconeri, in vetta da soli alla classifica, unica squadra a punteggio pieno, due buone notizie: il pareggio del Napoli a Catania e la sconfitta interna della Lazio col Genoa nel posticipo serale.
Perde contatto con la ‘Vecchia Signora’ il Napoli di Mazzarri, che manca il colpo esterno al 'Massimino' (0-0) contro un Catania ridotto in dieci dopo appena due minuti (espulso Alvarez). Gli etnei, seppur con un uomo in meno per tutto l'incontro, resistono compatti e con ordine ai partenopei, e per poco nel finale (paratona all'87' di De Sanctis su Gomez che a ruota prende anche un palo clamoroso) non sfiorano il grande colpo. Un tentativo di Pandev, un sinistro di Cavani, molti e sterili tiri da fuori e una manovra troppo lenta per impensierire i rossazzurri: non è il solito Napoli e si vede, convinto forse di farla franca dall'alto di un tasso tecnico superiore e forte del vantaggio numerico in campo. Ma non tutte le ciambelle escono col buco e Andujar non deve faticare un granché per mantenere la sua porta inviolata.
Fa addirittura peggio la Lazio di Petkovic: si arrende 0-1 al Genoa all’Olimpico. La formazione di De Canio, reduce dalla sconfitta interna con la Juve, pensa soprattutto a difendersi, ma le occasioni che lascia a Candreva e Zarate non la spaventano più di tanto. In avvio di ripresa Sampirisi prova a sorprendere Marchetti. Il match è più aperto. Hernanes scheggia la traversa con un sinistro in diagonale dal limite. Anche i rossoblù hanno una grande chance: un colpo di testa di Granqvist chiama Marchetti alla respinta corta, poi Borriello e Antonelli si ostacolano e sprecano. Sul rovesciamento di fronte Kozak arriva tardi su un traversone. Poi è Frey a opporsi a Lulic e Candreva. Il Genoa però fa il colpaccio con un’azione su lancio del portiere, Antonelli di tacco innesca la fuga di Borriello che con un diagonale di sinistro fulmina Marchetti (79’). Per il Grifone primo successo esterno dell’anno.
Ma la domenica di campionato è quella del 'profondo rosso' per le milanesi. Annaspa Allegri (ma la società conferma la fiducia) con i rossoneri, battuti anche a Udine (2-1) e al terzo ko su quattro partite, sprofonda di nuovo a San Siro l'Inter, affondata 0-2 da un quadrato Siena. La crisi del Milan è dunque ormai certificata: la classifica piange, l'allenatore trema, i nervi vacillano, visto che il Diavolo finisce la sfida del Friuli in nove: rosso a Zapata nell'episodio del rigore del 2-1 di Di Natale, due gialli (esagerato il secondo) in 8 minuti per Boateng che all'83' finisce fuori. Resta però la sentenza del campo dopo un buon primo tempo, tre nitide palle-gol (Pazzini, Mexes, Montolivo) e una colpa grave: la mancanza di cinismo sotto porta. Concretezza che non manca all'Udinese, in vantaggio con lo svedese Ranegie (40') complice l'incerta uscita di Abbiati. Tanto bello (destro imparabile dalla distanza) quanto inutile il momentaneo pari di El Shaarawy (54'). I friulani prendono campo, Di Natale diventa sempre più minaccioso e al 68', dopo un fallo di Zapata su Benatia, decide il match dal dischetto. Cuore e disperazione non evitano ai rossoneri l'ennesima sconfitta e una settimana che si annuncia piena di nubi.
Piange il Milan, non ridono i 'cugini' nerazzurri, che proseguono nel loro incomprensibile e bizzarro cammino: due successi esterni, due tracolli casalinghi, l'ultimo col Siena di Cosmi (0-2) che si prende meritatamente i tre punti. Rimane dunque tabù il nuovo prato di San Siro, sul quale nessuna delle due milanesi riesce a vincere. Ma al di là del dato statistico, un discreto primo tempo (occasioni per Ranocchia, Sneijder e Cambiasso) non può giustificare il 'buio' della ripresa, con i toscani che rifilano a Stramaccioni una doppia mazzata: la prima con Vergassola (73'), la seconda in pieno recupero (92') con Valiani. Il tutto frutto di una difesa attentissima, un centrocampo solido e ottime ripartenze. Applausi a Cosmi, che ha quasi cancellato il -6 di penalizzazione e inizia a guardare il futuro con altri occhi. Moratti medita e riflette: i conti per ora non tornano.
Si interrompe dopo 3 vittorie consecutive l'iniziale e inaspettata striscia vincente della Sampdoria, stoppata a Marassi sull'1-1 da un bel Torino, che si rialza subito dopo il ko interno con l'Inter. Gara scandita da una traversa di Maresca, da almeno tre chiare occasioni per i doriani nel primo tempo, e da una ripresa più equilibrata con pareggio finale… di rigore. Granata avanti con un penalty di Rolando Bianchi (69') figlio di un netto fallo di Soriano su Cerci, pari blucerchiato all'84' con Pozzi, sempre dal dischetto, per un altrettanto evidente atterramento di Glik ai danni di Eder. Brasiliano che al 95' sfiora il gol del clamoroso ribaltone, negatogli da Gillet con uno strepitoso intervento. Partita comunque divertente tra due squadre che l'anno scorso erano in B e che adesso si candidano come potenziali sorprese del campionato.
Una capocciata di Raimondi a due minuti dal termine rovina la 'prima' di Gasperini sulla tormentata panchina del Palermo, che resta al penultimo posto in classifica con appena 1 punto. L'Atalanta, impalpabile nei primi 45', cambia passo nella seconda parte della ripresa e tanto basta per fare bottino pieno: Cigarini spaventa prima Ujkani poi pennella il corner su cui il bergamasco doc Raimondi svetta più alto di tutti (rete dedicata a Morosini). Rosanero subito rivoluzionati da Gasp, che sceglie il modulo 3-4-3, suo marchio di fabbrica. Pur senza creare veri brividi, il Palermo gioca un calcio discreto e costruisce tre buone situazioni con Munoz (gol annullato di testa, giustamente), Donati e Barreto. Ma nella ripresa lentamente si spenge e Colantuono mette in banca tre punti pesantissimi.
Primo punto per il Pescara di Giovanni Stroppa dopo un inizio di stagione choc: gli abruzzesi catturano il pari al 'Dall'Ara' (1-1) pur giocando gli ultimi 30' in inferiorità numerica. Il Bologna non dà seguito al colpo di Roma malgrado il vantaggio targato Gilardino (9'), implacabile sotto porta. I felsinei si sentono forse troppo sicuri, non affondano gli artigli (Diamanti e Kone vicini al raddoppio) e si assopiscono, un errore pagato a caro prezzo perché il colombiano Quintero, al 40', su punizione rimette in equilibrio la sfida. L'episodio che potrebbe ricambiare la storia del match arriva al 62': Perin, in uscita disperata, abbatte Gila: è rigore, il portiere viene espulso e al suo posto entra il veterano Pelizzoli. I guanti sono i freddi ma i riflessi già caldissimi: dal dischetto va Diamanti ma il suo tiro è intuito dal secondo portiere, che conserva la dote e regala al Pescara un primo punto di speranza. Anche se il futuro resta comunque complicato.
Infine le note dolenti. Non si è giocata Cagliari-Roma, rinviata nella notte tra sabato e domenica dal Prefetto del capoluogo sardo per motivi di sicurezza. E' l'ennesima brutta figura della Spaghetti League, in questo momento lontana anni luce in materia di impianti da paesi come Inghilterra, Germania e Spagna. E i nodi cominciano a venire malinconicamente al pettine. La partita doveva giocarsi a porte chiuse nel nuovo impianto di 'Is Arenas' a Quartu, dichiarato per ora non agibile, ma l'eccentrico presidente dei sardi (nonché consigliere della Lega di serie A...) Massimo Cellino - sfidando le istituzioni locali con cui è da tempo in guerra - aveva comunque invitato i tifosi rossoblù a recarsi allo stadio, anche sapendo di non poter accedervi. Una 'provocazione' che ha reso inevitabile la decisione degli organi competenti, che non avrebbero potuto garantire la dovuta sicurezza dell'evento. La procura federale della Figc ha subito aperto un'inchiesta (è un caso che non ha precedenti nella storia del calcio italiano) e la Roma ha già preannunciato ricorso, chiedendo uno 0-3 a tavolino che probabilmente otterrà, visto che l'articolo 17 del regolamento parla chiaro: "La società ritenuta responsabile, anche oggettivamente, di fatti o situazioni che abbiamo influito sul regolare svolgimento di una gara o che ne abbiano impedito la regolare effettuazione, è punita con la perdita della gara stessa con il punteggio di 0-3". Saranno dunque i giudici (ordinari e sportivi) a sentenziare su questa vicenda, nuova tristissima pagina per il nostro football già ampiamente malato.