Fischio d'inizio per le scuole calcio


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Business pallone non conosce crisi

Crescita iscritti del 7,7% nell'ultimo decennio bambini_calcio_296

Dopo le campanelle scolastiche arriva il fischio di inizio per le scuole calcio, una realtà che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita costante nel nostro Paese. I dati forniti dalla Figc parlano di 9.346 società che svolgono attività giovanile, con ragazzi tra i 5 ed i 16 anni, con almeno una squadra. Di queste sono 7.189 le scuole riconosciute dalla Federazione che svolgono attività in almeno una delle categorie di base (5-12 anni: Piccoli amici, Pulcini, Esordienti).

Le tipologie sono tre: 272 scuole calcio qualificate, 1.652 scuole calcio e 5.262 centri calcistici di base. Migliaia e migliaia di ragazzi dunque che giocano a pallone sognando di emulare grandi campioni come l'argentino Lionel Messi partito a 13 anni dalla 'Ribolla', la mitica 'cantera', la scuola calcio del Barcellona, ed oggi Pallone d'oro e giocatore simbolo per milioni di fan. Il 'fenomeno' delle scuole calcio non conosce dunque flessioni, nonostante la crisi: nel decennio 1999-2009 la crescita dei luoghi dove si insegna l'arte ‘pedatoria’ è stata del 7,7%.

Piccoli amici, Pulcini, Esordienti, Giovanissimi Professionisti e Allievi, sono diverse le categorie che dividono per fasce d'età gli aspiranti campioni, si tratta della maggioranza dei tesserati Figc: su 1.108.479 calciatori (dati 2011) solo l'1% sono professionisti, il 43% pratica l'attività' a livello dilettantistico, mentre il 56% lo fa nei settori giovanili.

La geografia delle scuole calcio vede la Lombardia primeggiare con oltre 100mila tesserati nelle giovanili, seguono Lazio e Campania. Un universo che ben fotografa i cambiamenti della nostra società sempre più multietnica. Gli ultimi dati parlano di 32.868 giocatori stranieri, 26.932 provengono da Paesi che non fanno parte dell'Unione europea.

RIVERA, OBIETTIVO E' MIGLIORARE LA QUALITA'
Seppur ancora all'inizio sta poi crescendo la presenza delle ragazze, un fenomeno che negli Stati Uniti ha preso piede da diversi anni, non a caso la Nazionale femminile a stelle e strisce ha vinto a Londra il suo terzo oro olimpico consecutivo. Un capitolo a parte riguarda poi i costi per frequentare le scuole. Il prezzo varia a seconda delle strutture sportive, della disponibilità di campi, del rapporto numerico allievi-allenatori. In media si paga da un minimo di 200 a un massimo di 900 euro l'anno.

"I ragazzi che si avvicinano al pallone sono sempre tanti, sul piano della quantità non ci sono grandi problemi, c'è semmai il bisogna di pensare di più a migliorare la qualità e tornare a spettacolarizzare il calcio sul piano tecnico". A dirlo è Gianni Rivera Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Figc all'Adnkronos.

"La Federazione -aggiunge l'ex giocatore della Nazionale e bandiera del Milan- non può intervenire sulla formazione delle scuole calcio perché è tutto legato all'aspetto economico. Però è chiaro che la speranza è che tutti partecipino in modo completo alla crescita del ragazzo non solo sul piano tecnico ma anche dal punto di vista dello sviluppo culturale, sociale e di conoscenza delle regole. Bisogna trovare un modo per aiutare le società a investire anche in questo senso". "Vorremmo far crescere i giovani come calciatori e come cittadini, la scelta degli allenatori in quel settore e' quella di chiamarli più 'maestri' che non 'allenatori': devono essere maestri di tecnica ma anche di vita. I tecnici -sottolinea Rivera- devono seguire un certo numero di ragazzi senza allargare troppo la partecipazione, non devono avere più di 15 calciatori per allenare in modo corretto. A livello giovanile abbiamo cominciato anche ad occuparci della presenza delle ragazze, c'e' l'Uefa che ci chiede un aumento della loro partecipazione".

GALLI, ANCHE UEFA CHIEDE VALORIZZARE I GIOVANI
"A Torino, in accordo col Comune, abbiamo fatto una scuola solo femminile, pensiamo di allargare il discorso a tutte le regioni. Noi siamo convinti - prosegue il Presidente del Settore Giovanile e Scolastico della Figc - che l'investimento vero e forte che deve portare avanti una società e' il settore giovanile. I calciatori che fanno il salto di qualità sono pochissimi, bisogna tenerne conto e avvertire le famiglie. Capita spesso che un bambino abbia buone qualita' ma i genitori lo premono troppo e lui decide di fare altro. Io mi sono avvicinato al calcio da solo, giocavo nella squadra dell'oratorio ad Alessandria. La squadra della mia citta' e' stata la prima ad accogliere i giovani prima dei 14 anni ed io ho approfittato di quel momento, sono stato fortunato".

"Le nostre scuole calcio sono funzionali al settore giovanile. Noi direttamente non abbiamo le fasce d'età sotto i 9 anni, vengono date in gestione alle nostre scuole, ne abbiamo 107 su tutto il territorio nazionale. In queste strutture c'e' la possibilita' di trovare talenti che possono poi, a tempo debito, quando i regolamenti lo permettono, arrivare ad allenarsi presso il nostro centro sportivo", spiega all'Adnkronos Filippo Galli, ex campione rossonero e Responsabile del Settore giovanile del Milan.

"E' da qualche hanno che la nostra società fa fronte alle richieste dell'Uefa che sono state prima relative al fair play finanziario, e poi ai giocatori nati in Italia e cresciuti in un settore giovanile italiano -sottolinea Galli-, abbiamo scelto questa via non solo per necessità ma anche perché crediamo nei giovani e nella possibilità di far crescere questi talenti, bisogna però avere pazienza e saperli aspettare".

GALLI, IMPORTANTE VIVERE DIVERTENDOSI IL CAMPO SENZA CREARE TROPPE PRESSIONI
"La cosa essenziale è fare tutto con passione e grande piacere. Questo spazio dedicato allo sport e' importante, e' un momento di crescita, ci si trova in un contesto diverso da quello dei compagni di scuola -aggiunge Galli-. Ci sono regole da rispettare, non solo in campo, ma anche nei momenti di convivenza comune: il divertimento deve essere affiancato dalla crescita in cui devono intervenire anche i genitori. I bambini hanno la voglia di divertirsi, non devono essere i genitori a riporre delle aspettative che poi magari vengono disattese. I miei genitori a suo tempo mi hanno fatto capire l'importanza dello sport ma era chiaro che prima veniva l'istruzione, non ho mai lasciato la scuola, è sempre stata al primo posto".

DG. TOTTI SOCCER SCHOOL, IMPORTANTE COINVOLGERE ANCHE RAGAZZI DISABILI
"Si comincia con la scuola calcio all'età di 5 anni. L'attività di base va dai 5 ai 12 anni, dopo i 13 inizia l'attività agonistica. Noi abbiamo 400 ragazzi iscritti dai 5 ai 12 anni, e poi abbiamo una quarantina di ragazzi diversamente abili compresi in una fascia d'età tra gli 8 e i 20", sostiene Carlo Sorbara, Direttore generale della A.S.D. Totti Soccer School di Roma.

"L'obiettivo che ci siamo prefissati col progetto 'Diamo un calcio alla disabilità - aggiunge all'Adnkronos - è insegnare anche a loro il gioco del calcio: fanno attività tecnica e, come gli altri, attività di socializzazione e integrazione. Questa è la settima stagione di questo progetto che li vede protagonisti. Come associazione sportiva entriamo nell'aspetto educativo, noi proviamo ad insegnare attraverso le regole nel calcio le regole nella vita".