Picasso e il ritratto da Milano a Vicenza

Due percorsi non solo cronologici

di Federica Marino

E’ sotto il segno di Picasso la nuova stagione espositiva, da Milano a Vicenza.
A Palazzo Reale sono arrivate duecentocinquanta opere dal parigino Museo Nazionale Picasso, per la prima grande monografica dal 1953, quando l’Italia poté vedere Guernica.

Settantadue anni facendo arte, dal 1900, quando Picasso arriva a Parigi dalla Spagna, al 1972, un anno prima della morte: il periodo blu e quello rosa, il Cubismo e il Surrealismo; le incursioni nel Pop e il periodo africano, la rielaborazione di temi classici e mitologici e le rivisitazioni-omaggio ai maestri italiani rinascimentali, solo apparentemente distanti dal genio di Picasso. Nella mostra milanese c’è tutto ma non si rischia la confusione, grazie alla mano sapiente della curatrice Anne Baldassarri, presidente del Musée Picasso che presta le opere nella prima tappa di un tour mondiale.

Dipinti, disegni, sculture e fotografie sono arrivati al Museo dai fondi dello studio di Picasso ed è questo a conferire alla mostra milanese toni (auto)biografici, poiché vi sono riunite le opere principali della collezione dell’artista, come un’antologia fatta dall’autore, insomma, che presumibilmente raccoglie e tiene con sé le opere più care o considerate più rappresentative.

Il criterio crono-biografico segue l’evoluzione dell’artista e dell’uomo e ne documenta, con la longevità, la capacità di stare nel tempo, in stile e in tematiche: per cogliere questo aspetto ci si può ad esempio soffermare sui molti ritratti presenti nella mostra. Tratti e forme sono tra i più diversi, accomunati dalla ricerca sulla figura umana: trentatré anni dividono la Célestine dalla Suppliante, realismo per la prima e cubismo spinto per la seconda, eppure entrambe attraggono lo sguardo e ci guardano, negli occhi la loro umanità trasposta in arte.

Per la sua capacità di mettere umanità su tela, Picasso è anche il punto di arrivo della mostra vicentina dedicata alla ritrattistica dal Quattrocento al Novecento: quattro ampie sezioni organizzano un centinaio di opere per “Raffaello verso Picasso”, nella Basilica Palladiana appena riaperta dopo il restauro. Il titolo è programmatico: “verso” suggerisce un percorso da-a, lungo la linea del tempo o alla ricerca di un incontro, ma fa pensare anche al “versus” di due combattenti e a un confronto - se non oppositivo certamente dialettico - tra i due grandi del ritratto ai capi opposti della storia dell’arte.

Ritratto come specchio dell’anima nella prima sezione, e la figura di Cristo, “homo” per eccellenza, al centro; ritratto come immagine del potere nella seconda parte, e ci sono i pittori di corte e i grandi della Terra da loro raffigurati; ritratto come “foto” della quotidianità nella terza parte della mostra e gran finale con la sezione dedicata al Novecento.

Raffaello e Picasso ai due estremi e nel mezzo tutti i grandi, per una mostra che racconta, come quella di Milano, più storie. In questo caso, lo scorrere dei secoli visto dalla “finestra” sempre uguale dell’uomo rappresentato testimonia il mutare della cultura e dello scopo dell’opera d’arte: fotografare l’anima o lo status sociale, raccontare piccoli momenti di intimità o distorcere il corpo per raccontarne i movimenti interiori sono forme temporali dell’arte come espressione del mondo. Guardare quei dipinti è guardare un mosaico di ritratti, autoritratto dell’umanità allo specchio.

Picasso – Capolavori dal Museo Nazionale di Parigi
Milano, Palazzo Reale
Dal 20 settembre al 6 gennaio 2013

Raffaello verso Picasso - Storie di sguardi, volti e figure
Vicenza, Basilica Palladiana
Dal 6 ottobre al 20 gennaio 2013