Le rinnovabili nel futuro dell'energia. L'Europa già ci crede: è ormai un mercato di riferimento a livello internazionale con un milione di occupati e una potenza complessivamente installata pari al 45% di quella mondiale. Mentre il nucleare, la fiamma energetica fino a poco tempo fa ritenuta carica di speranzose possibilità, sembra allontanarsi dai piani strategici dei diversi Paesi.
Il quadro diventa ancora più nitido (prima la Germania, poi il referendum in Italia) dopo l'annuncio del presidente francese Francois Hollande sulla chiusura nel 2016 della centrale nucleare di Fessenheim, in Alsazia al confine con la Germania, (che era entrata in funzione nel 1978).
E anche il Giappone, provato da quanto accaduto a Fukushima, ha avviato un percorso che, entro 18 anni, porterà all'abbandono dell'atomo. Insomma il domani appare nelle mani delle rinnovabili.
Secondo alcuni dati di Althesys (la società guidata da Alessandro Marangoni) negli ultimi anni il ''peso è cresciuto notevolmente''; gli investimenti già ''nel 2008 avevano superato (per la prima volta) quelli delle fonti tradizionali''.
Mentre ''l'anno scorso gli investimenti a livello mondiale nel settore hanno toccato i 257 miliardi di dollari'', con le 50 maggiori aziende che hanno messo sul tappeto circa 70 miliardi di dollari. A livello mondiale, il nucleare – osserva Althesys - è infatti ''destinato a calare''; a compensarlo ci penseranno le rinnovabili.
Per esempio solo in Europa, dal 2000 ad oggi, la capacità eolica è incrementata di circa 84,2 GW (Gigawatt) eolici, mentre quella nucleare è calata di 13,5 GW''. Dal 2010 al 2035, inoltre, ''il 49% della nuova potenza installata sarà nelle rinnovabili, mentre solo il 6% nel nucleare''.
Attualmente - secondo un dossier di Legambiente - in Italia ci sono circa 400.000 impianti di rinnovabili, distribuiti in oltre il 95% dei comuni, che nel 2011 hanno coperto ''il 26,6 % dei consumi elettrici''.
Crescono il solare, l'eolico, le biomasse, la geotermia, e soprattutto aumenta la spinta ai mini impianti e all'autoconsumo. Il futuro 'verde' del nostro Paese è poi al centro del documento messo a punto dalla sesta Assemblea programmatica degli Stati generali della green economy (che avrà il suo culmine a novembre alla Fiera di Rimini nell'ambito di Ecomondo).
Insieme con un decalogo (tra i punti Piano energetico nazionale, reti 'intelligenti', generazione distribuita) viene disegnato il quadro attuale: fin'ora grazie alle rinnovabili si sono evitate, per esempio, almeno 56 milioni di tonnellate di emissioni di CO2.
E più rinnovabili significa minori importazioni di combustibili fossili, che tradotto vuol dire un risparmio fino a 10 miliardi di euro. E con un sostegno adeguato - si spiega nel documento - si potrebbe puntare al 2020 a superare l'obiettivo nazionale del 17% e arrivare anche al 30% al 2030.
In questo modo il taglio delle emissioni crescerebbe ''a oltre 100 milioni di tonnellate nel 2020 e 150 al 2030'', con un risparmio sull'import di combustibili fossili pari ''a 20 miliardi all'anno al 2020 e 30 al 2030''. Per Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ''il costo del kilowattora in Italia e' troppo elevato'' e questo ''incide sulla competitivita'''. Per Oriella Savoldi della Cgil e Andrea Costi della Uil ''le rinnovabili sono un tema fondamentale per la tenuta industriale del Paese. Nel governo deve suonare un campanello d'allarme''.