Che George W. Bush avesse sottovalutato il rischio di un imminente attacco in grande stile sul suolo americano e' gia' stato sostenuto da parecchi osservatori. Ora, alcune nuove rivelazioni di un giornalista del New York Times 'aggravano' la posizione dell'ex presidente americano: sarebbe stato a conoscenza di possibili attentati gia' ai primi di maggio. Ci sono prove, infatti, che la cia e l'fbi suonarono piu' volte il campanello d'allarme. Ma la Casa Bianca e il Pentagono lo ignorarono regolarmente.
Finora quello che si sapeva era l'esistenza di un documento preparatorio di un briefing presidenziale svoltosi nell'agosto 2001, pochi giorni prima degli attentati dell'11 settembre. Era intitolato: 'bin laden determinato a colpire gli usa". Ma testi e testimonianze raccolte dal reporter kurt eichenwald dicono che gia' da mesi alla Casa Bianca si discuteva sulla possibilita' di un vero e proprio atto di guerra da parte di al Qaida.
Il 29 giugno, dopo che alcune preoccupazioni erano gia' emerse nelle settimane precedenti, gli 007 infiltrati nelle fila di al Qaida misero in guardia l'amministrazione statunitense sul fatto che l'organizzazione terroristica guidata da Bin Laden stava pianificando un attacco a breve termine in grado di causare "drammatiche conseguenze e un grande numero di vittime". Il primo luglio i servizi segreti spiegavano che l'azione era stata rinviata rispetto ai progetti iniziali di Bin Laden, ma si ribadiva la sua imminenza.
Innanzi all'immobilismo dell'amministrazione Bush, il 9 luglio si volse al centro antiterrorismo della cia una riunione molto movimentata, in cui alcuni dei vertici dell'agenzia federale proposero addirittura che ognuno mettesse nero su bianco la propria posizione, in modo che in caso di attentato ognuno si assumesse le proprie responsabilita'. Lo stesso giorno - racconta Eichenwald in base alle informazioni che furono raccolte dagli 007 americani - in Cecenia uno dei leader di al Qaida riferi' ai suoi seguaci che presto ci sarebbero state "notizie grandiose". E il 24 luglio Bush fu informato che l'attacco era pronto, anche se posticipato di qualche settimana. Di fronte a cio' la Casa Bianca e il Pentagono ancora una volta non lanciarono alcun allarme, sostenendo che era in atto un'operazione di al Qaida per distrarre l'attenzione dalla reale minaccia: l'Iraq. Riferendo di un briefing del 6 agosto, Eichenwald parla di resoconti "agghiaccianti". La Cia continuo' a dire 'ci stanno attaccando', ma dall'altra parte Bush chiese solo di preparare un'analisi piu' ampia su al Qaida e le sue aspirazioni.
Intanto, nell'assoluta mancanza di un allarme a tutti i livelli nel paese, a cominciare da un rafforzamento dei controlli sui cittadini immigrati, il 9 settembre Ziad Jarrah, un terrorista in cima alla lista nera della cia, fu fermato in Maryland mentre guidava l'auto con la sua fidanzata, per eccesso di velocita'. Controllati i documenti, falsi, fu rilasciato. Due giorni dopo sali' sul volo 93 della united airlines e lo Dirotto'. Voleva si abbattesse su Capitol Hill, la sede del Congresso americano, o sulla Casa Bianca. Quell'aereo, con i suoi passeggeri e uomini dell'equipaggio, fini' la sua corsa schiantandosi in un campo a Shankville, in Pennsylvania.