di Emanuela Gialli
(e.gialli@rai.it)
Tra occupazioni e proteste estreme, si è arrivati alla data del 10 settembre,. E’ il giorno della verità sulle intenzioni del governo e dei gruppi industriali Glencore e Klesch, entrambi svizzeri, indicati a succedere all’americana Alcoa nella gestione dell’unico stabilimento di produzione di alluminio in Italia. A poche ore dall’apertura del tavolo al Ministero per lo Sviluppo economico, Televideo ha intervistato il presidente della Provincia Carbonia-Iglesias, Salvatore Cherchi.
Qual è il clima a poche ore dall’incontro al Ministero, a Roma, presidente Cherchi?
Di tensione e insieme di attesa. Centinaia di lavoratori sono partiti per la capitale. Sarà presente non solo la fabbrica ma l’intero territorio. Alla testa del corteo ci saranno i sindaci e i nostri rappresentanti della Provincia. Sì, c’è tensione e preoccupazione.
Dopo l’allarme per quella che si è poi dimostrata essere una falsa bomba, la tensione si è ancora di più acuita, non crede?
Il gesto è stato visto come un atto di provocazione, un tentativo di far parlare d’altro. E infatti si è parlato di finto attentato. E’ stata anche fissata una riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza pubblica a Cagliari, necessaria e doverosa. Ma il problema è quello del lavoro ed è di questo che bisogna parlare. C’è preoccupazione per un’escalation. E’ vero che è stata molto dura la protesta dei tre operai saliti in cima al silo, però hanno pagato in proprio. Non sono andati in giro a compiere gesti di violenza.
Ma la provocazione da chi potrebbe arrivare?
Non ne ho idea. Gli inquirenti ne sanno più di me. Io posso solo valutarne gli effetti. E non è un gesto apprezzato dai lavoratori, perché distoglie l’attenzione dal vero problema che, ripeto, è quello del lavoro.
Qualcuno ha però anche detto che questo allarme è servito a mantenere alta l’attenzione proprio sulla vertenza.
Guardi, credo di conoscere, come pochi, la gran parte dei lavoratori personalmente. Nelle loro proteste rischiano sempre in proprio, anche mettendo in pericolo la loro salute. Ma non danneggiano la collettività. Certo, a Roma ci sarà un raddoppio dell’azione di contenimento da parte delle forze dell’ordine e tutto questo non fa piacere ai lavoratori. Il sindacato ha comunque già organizzato un suo servizio d’ordine.
Entriamo ora nel merito della vicenda. Il governatore Cappellacci dice che due società, entrambe svizzere, sono interessate: Glencore e Klesch. Tra l’altro Glencore è già proprietaria della Portovesme Srl, un’industria che produce piombo e zinco. Il ministro Passera invece parla di mesi per trovare un potenziale acquirente. Lei Cherchi come presidente della Provincia cosa pensa?
Che in certi casi una parsimonia di dichiarazioni e invece magari più azioni sarebbe auspicabile e secondo me più utile. Sia ai fini della trasparenza, perché queste dichiarazioni rimbalzano nella testa delle persone preoccupate per il loro futuro, sia per lo sviluppo concreto della vicenda. Adesso proviamo comunque proviamo a fare il punto sulla situazione.
Anche per capire cosa è avvenuto nelle ultime ore.
Infatti. Allora, una proposta c’è, è quella di Klesch, soggetto industriale con sede in Svizzera. Klesch, seguendo le linee-guida di Alcoa, che ha una procedura formalizzata per la cessione dell’azienda, ha formalizzato una sua proposta. A suo tempo era stata giudicata da Alcoa non accettabile. Ora c’è un rilancio, perché, sostiene Klesch, “sono cambiate le condizioni”. E quindi dice: “Discutiamone”.
Il rifiuto iniziale di Alcoa era dovuto al prezzo di vendita troppo basso?
No. Semmai forse perché Klesch chiedeva troppo, ma bisognerebbe sentire Alcoa su questo. Tenga presente che nelle operazioni finanziarie di disinvestimento di aziende chi subentra riceve dei soldi. In questo caso è Alcoa che mette i soldi perché evita i costi della chiusura. Ma chi rileva lo stabilimento deve essere in condizione di mandarlo avanti per un certo numero di anni, mettendoci anche il suo capitale. E il governo assicura l’energia. A settembre comunque i negoziati tra Alcoa e il signor Klesh, perché è di un signore che si tratta, che dà il nome alla società, sono ripresi.
E sono ripresi dopo una prima garanzia data dal governo di fornitura di energia elettrica a un prezzo medio europeo per altri 15 anni?
Esattamente.
Quindi Alcoa dovrebbe dare meno soldi a Klesh?
Questo non lo so. Nessuno, nemmeno il governo, può sapere quello che si dicono le multinazionali nelle segrete stanze. Quindi io mi attengo ai fatti.
Per il territorio la Klesh è una novità, perché non è già presente sul territorio, vero?
Infatti, è una new-entry, diciamo così.
Dunque, la trattativa, formale, attualmente è con Klesh, non con Glencore?
Sì. Il fatto ultimo di cronaca è che venerdì sera, venerdì 7 settembre, Ivan Glasenberg, che è il numero uno, multimiliardario in dollari ed euro, della Glencore ha inviato al governo una lettera in cui in sostanza chiede all’esecutivo maggiori dettagli su come possano essere garantite quelle condizioni di fornitura europea di energia elettrica –attenzione, non dice che quelle condizioni non vanno bene- su come intende realizzare le infrastrutture, soprattutto portuali, indispensabili per le movimentazioni in condizioni di efficienza dello stabilimento, e infine su come gestire i processi di ridimensionamento dell’occupazione.
Quindi con Glencore si parla anche di taglio degli organici?
Sì. Perché Glencore ha a Portovesme, come diceva lei, le produzioni di zinco e piombo, poi cadmio, cromo e argento. E’ un soggetto molto rilevante sul territorio. Nel suo piano industriale potrebbe integrare questi centri di produzione, conseguendo economie di scala in molteplici servizi. E questo comporta un significativo taglio degli organici. Quindi chiede al governo approfondimenti su energia, infrastrutture e logistica, e organici.
Di che entità sarebbero questi tagli?
Si parla di un terzo degli occupati. Glencore poi aggiunge, una volta chiariti questi aspetti, di essere disponibile a formalizzare una proposta ad Alcoa, secondo le procedure previste dal piano della stessa Alcoa. Se il ministro Passera e il governo chiudessero rapidamente, come penso che faranno, con le risposte a Glencore sui tre punti, si potrebbe aprire a quel punto una trattativa formalizzata tra Alcoa e Glencore.
Klesh invece sta avanti?
Evidentemente ha ritenuto le risposte già date dal governo sufficienti per passare alla trattativa con Alcoa. Mentre Glencore ha bisogno di maggiori approfondimenti.
Sembra comunque che lei sia ottimista, presidente Cherchi.
No, calma. Queste sono partite che valgono molte centinaia di milioni di euro. Alcoa produce 140-150 mila tonnellate di alluminio l’anno. Quindi arriva a 400 milioni di fatturato l’anno. Dopo aver fatto questa fotografia, dico che la prospettiva è aperta.
Quella di Glencore sarebbe comunque un’operazione di maggiore impatto?
Sarebbe un’operazione industriale molto forte, perché nascerebbe uno degli stabilimenti di produzione di metalli non ferrosi, appunto piombo, zinco, argento, alluminio, cadmio, argento, tra i più importanti d’Europa. Quindi comprendo che ci possa essere un interesse di carattere strategico da parte di Glencore. E ora bisogna che la politica accompagni questo processo. In un Paese manifatturiero come l’Italia, la disponibilità di metalli, importanti per l’industria aeronautica, automobilistica e anche edile, questa sarebbe un’operazione industriale altamente strategica. Certo, il Sulcis pagherebbe comunque un prezzo occupazionale importante, siamo disponibili a pagarlo, però aspettiamo dal governo una risposta sul cosiddetto “Piano Sulcis” che ci consenta il recupero occupazionale in altri settori.
Ma, in questi mesi, nessun gruppo italiano si è dimostrato interessato all’operazione?
Avrebbe avuto molto senso, ma c’è un po’ di pigrizia in Italia. Credo che una buona operazione di politica industriale avrebbe potuto essere quella dei trasformatori, cioè degli stabilimenti che lavorano l’alluminio, come le industrie di profilati, di garantirsi le spalle con un centro di produzione dell’alluminio importante, anche con il sostegno del governo, per l’approvvigionamento di energia. Io stesso ho contattato alcuni gruppi industriali, ma diciamo che si occupano di altro.
Comunque, per definire i termini dell’accordo ci vogliono presumibilmente alcuni mesi. Nel frattempo Alcoa continuerà a spegnere gli impianti?
La mia valutazione è che occorre accelerare al massimo le trattative. Questo vuol dire che la risposta a Glencore deve essere rapidamente e definitivamente chiarificatrice. Il processo del presente a qual punto assumerà un carattere diverso, se si è in presenza di una trattativa consistente oppure se si va avanti al buio. Perché quello che preoccupa il territorio e i lavoratori è il tunnel senza luce. Bisogna sapere subito come si concretizzano le trattative. A quel punto, in relazione alle prospettive, gli affidamenti tra i soggetti industriali coinvolti e tra questi e la politica possono in tempi rapidi permettere una gestione del presente, fino ad arrivare a chiedere ad Alcoa di interrompere, sospendere o rallentare lo spegnimento, in modo da mantenere aperta la prospettiva del riavvio e del ritorno a regime, una volta conclusi i contratti.
Lei sarà al tavolo con il governo, a Roma.
Certo e spero che si eviti il tunnel senza luce.