di Rita Piccolini “Mi è stato donato un giorno un meraviglioso libro: Le cèdre du Liban, di Désirrée Sadek, e sono rimasta affascinata dalle immagini straordinarie dei cedri del Libano d’inverno. Ne ho rapito le luci, le forme dei rami che ho fatto stampare su soffici rasi, su impalpabili mousseline ricamate su finissimo tulle”. Così Raffaelle Curiel descrive i motivi ispiratori della nuova collezione per il prossimo autunno-inverno presentata nel centro di Santo Spirito in Sassia a Roma.
Un sogno di pace, di silenzi, di serenità, rappresentato dalla neve che è il motivo ricorrente in quest’ultima collezione e il sogno dell’alta moda, quella veramente “alta”, fatta di esclusività, ricerca, passione, studio attento delle proporzioni, gusto per il dettaglio, che si concretizza in abiti bellissimi, valorizzati da accessori raffinati e da gioielli veri.
Incantano le parole della stilista mentre presenta le sue ultime creazioni. “Ho voluto realizzare una collezione di alta moda come quelle di una volta- afferma - perché il lusso nasce da ciò che è pensato, studiato accuratamente, è frutto di una ricerca faticosa ma appassionante, è esclusivo per la sua unicità, perché l’alta moda è così o niente”. Poi per sdrammatizzare racconta di aver voluto creare per questa collezione anche un “falso d’autore”: magnifici guanti in pelle in tinta con gli abiti, accessorio indispensabile per la donna sofisticata, su cui sono state applicate unghie finte. “Servono a graffiare –spiega - soprattutto a grattar via l’invida, la cattiveria e le grane quotidiane, e poi sono d’obbligo in un mondo in cui tutto è finto:le unghie appunto, ma anche le ciglia e molto altro ancora…”. Ma proviamo a descriverli i modelli di questa collezione che è insieme classica, spiritosa, eclettica e al tempo stesso equilibrata e facile da indossare in tutte le occasioni, pensata per una donna moderna che viaggia e ha con sé pochi capi ma unici e raffinati. Al posto del tailleur classico abiti di seta con giacche di lana perché “sono più femminili”. Gli abbinamenti sono molteplici e innovativi. C’è il trench stampato pitone double face color aragosta indossato su una gonna di camoscio intrecciato con ricami a borchiette e la blusa di chiffon; o il giubbotto finto cocco di lana cloqué accompagnato da una gonna kilt di visone nero e da una blusa in jersey arricchita da bottoni in smalto di varie dimensioni; i completi abito e mantello in flanella grigia, in jersey spina di pesce, in cachemire con applicazioni di Breitschwanz su un vestito di raso stampato a simulare lo stesso pelo. E ancora il cappotto viola dalle linee curve, bombate, con un unico bottone che è una murrina veneziana e la stola di cincillà. Poi giacche avvitate in tweed con ricami all’inglese, ingentilite da colli in velluto, o di pied de poule a rombi, o in prince de Galles. I tessuti si mischiano, si rincorrono, creando effetti unici. Le gonne al ginocchio sono sbieche, o bombate, ma sempre asimmetriche e con orli irregolari, ripresi e poi lasciati. Per il giorno le modelle indossano cappelli che reinterpretano il classico panama maschile e sono in tinta con gli abiti. Per la sera abiti “curiellini” costruiti a pieghe romane che lasciano intravedere piccole trasparenze in crèpe o georgette o in velluto con applicazioni di pizzo macramè.
I colori per i 52 abiti presentati sono autunnali: bordeaux, tocchi di ocra e marrone, rubino, blu avio, nero mischiato al verde, al beige, e poi bianco, oro, argento, bronzo. Ma a dominare sono le sfumature tenui della neve riprodotte sugli stampati che alternano il grigio perla al bianco o al grigio più intenso, fino all’antracite, con cristalli luminosi sulle giacche di lana. Sempre quindi la neve che torna come segno di buon auspicio “contro l’abbrutimento morale e il pessimismo”.
Ed è proprio presentando un abito di chiffon lungo e plissettato su cui sembra si siano posati impalpabili fiocchi di neve, indossato da una modella troppo magra “che non riesce a riempirlo”, che la stilista rivolge un nuovo appello al mondo della moda e agli addetti ai lavori contro l’anoressia. Nonostante gli sforzi degli ultimi anni e gli appelli contro i disordini alimentari le modelle sono sempre più magre, addirittura delle taglie 36. “E’ più facile vestire donne senza seno né fianchi. Non è necessario costruire l’abito” afferma Raffaella Curiel. Ma è sbagliato, pericoloso per il messaggio trasmesso alle giovani donne e addirittura alle bambine, senza contare che è voler rinnegare l’essenza stessa della femminilità.
IL MIMETISMO ANIMALE
Per la prima volta a Roma lo stilista brasiliano Delfrance Ribeiro
E’ dalla mimetizzazione tipica del mondo animale che nasce la suggestione al centro dell’ispirazione di questo stilista che ha studiato a lungo a Milano, ha lavorato a Londra con Vivienne Westwood, a Parigi ha frequentato l’Ecole de Chambre de Haute Couture e ha scelto Roma per presentare la sua collezione di alta moda realizzata con tessuti esclusivamente italiani.
La donna di Ribeiro sembra pronta a mimetizzarsi per adattarsi a qualsiasi situazione e ambiente, proprio come quegli uccelli variopinti e dal portamento elegante che elaborano strategie di sopravvivenza rafforzando la propria supremazia sul territorio, o come i fiori tropicali.”Un modo per reagire e affrontare la crisi globale” suggerisce lo stilista. Quindi si sovrappongono colori accesi, si alternano forme e volumi. Le tonalità vanno dal blu intenso al rosa cipria ornato da cristalli Swarovski; dal giallo delle farfalle tropicali al verde acqua brillante; dal bianco abbagliante al nero totale. Tessuti leggeri come l’organza si alternano al velluto alla