Speciale medicina


Stampa

Verso un sistema salute sostenibile

Omcoemtologia, dalla ricerca al paziente medico_296

di Ivan Miceli

Come liberare le risorse da investire in prevenzione, innovazione e formazione, risolvere la questione della ricerca biomedica, sostenuta per oltre il 90 per cento da aziende private, evitare che lacci e lacciuoli strangolino l’Innovazione. Parlamentari, rappresentanti delle società scientifiche, delle associazioni dei pazienti, in un serrato dibattito alla Camera dei Deputati, si sono confrontati su un delicato ed esemplare terreno di prova: l’oncoematologia.

«La sostenibilità del Sistema Salute pone interrogativi complessi ed ha le sue radici nella maggiore longevità, nella riduzione dei tassi di mortalità, nell’aumento del numero di malattie di tipo cronico. Purtroppo, le risorse sono limitate rispetto alle esigenze dei pazienti. Ecco che occorre rimodulare l’offerta, adottare principi in base ai quali razionalizzare la spesa, far sì che il nostro Sistema Sanitario, allo stato attuale uno dei migliori in Europa per la sua universalità, affidabilità e solidarietà, anche se macchiato dalle liste d’attesa spesso indegne per un paese civile, regga l’impatto e sia sostenibile anche per il futuro»: così il Sottosegretario di Stato alla Salute, professore Adelfio Elio Cardinale, intervenendo all’incontro alla Camera dei Deputati, su “Sostenibilità del Sistema Salute e innovazione in oncoematologia: dalla ricerca al paziente”, con il Patrocinio della Camera dei Deputati e del Ministero della Salute, al quale hanno partecipato parlamentari, rappresentanti delle società scientifiche, delle associazioni dei pazienti, dell’industria farmaceutica. Tutti per uno scopo: identificare una ricetta condivisa per lo sviluppo sostenibile del Sistema Salute in Italia.

Per il Sottosegretario Cardinale occorre intervenire, in particolare, sull’omogeneizzazione delle spese per materiale e attrezzature (aghi, protesi, macchine pesanti, diagnostiche, mezzi di contrasto) su tutto il territorio nazionale. «Nei contratti pubblici –osserva il professore Cardinale – si notano differenze territoriali che arrivano fino al 1.200%, una cosa inaudita». Altro punto è quello di liberare la sanità da tonnellate di carta, sostituendole con cartelle e fascicoli elettronici e telemedicina e teleradiologia.

«Ogni anno – sottolinea il Sottosegretario – vanno in fumo solo per la cosiddetta “medicina difensiva” ben 14 miliardi di euro per un surplus inutile di esami. Intervenendo opportunamente su questi campi, la spesa sanitaria può diventare sostenibile e garantire, nel futuro, welfare qualità e assistenza a tutti i cittadini. Senza percorrere questa strada i conti diverranno insostenibili».

Preoccupazione anche per le possibili penalizzazioni all’Innovazione. «Dobbiamo fare il possibile – sostiene il Sottosegretario Cardinale – per evitare complicazioni onerose per le industrie che investono in Innovazione, altrimenti si rischia la loro delocalizzazione dal territorio italiano verso aree geografiche più “accoglienti”, ipotesi che il nostro Paese non si può permettere. La ricerca è motore di sviluppo. Gli investimenti nel campo cruciale della ricerca non sono una sovvenzione, ma investimento e risorsa. Per questo il ministero con il nuovo “Patto per la Salute” si ripromette di intervenire positivamente sulla complessità del settore».

Alle parole di Cardinale, si dice d’accordo la senatrice Simona Vicari, Segretario della Presidenza del Senato della Repubblica. «Oggi è necessario e non più rinviabile – dice – un rapido processo di innovazione che preveda un certo numero di misure, tra le quali: la digitalizzazione dei processi sanitari e la conseguente interoperabilità dei sistemi informativi sanitari, l’appropriatezza, l’umanizzazione delle cure, gli acquisti centralizzati di beni e servizi, la destrutturazione dell’attuale sistema ospedale-centrico, a favore di un sistema che garantisca i servizi sanitari in maniera più estesa e trasversale sul territorio, il contenimento dei casi di malasanità, l’azione di contrasto alla medicina difensiva».

La Senatrice Vicari, si sofferma anche sullo stretto nesso esistente tra gli investimenti in ricerca e innovazione e una conseguente crescita dell’economia. «L’Italia – afferma – spende per ricerca e sviluppo solo l’1,26% del PIL. Uno dei valori più bassi tra le economie avanzate. E sono le imprese private a contribuire quasi interamente con risorse proprie al finanziamento della ricerca e dello sviluppo in innovazione farmacologica. Il terreno di prova ideale, sul quale i principali attori del Sistema Salute si sono confrontati alla Camera dei Deputati, è il delicato campo dell’oncoematologia.

Assicurare nei prossimi anni la sostenibilità del Sistema in oncoematologia è una missione che interessa in prima persona oltre 2,2 milioni di italiani che hanno combattuto o combattono contro il cancro - 960mila solo negli ultimi cinque anni - e i parenti-amici che se ne prendono cura. Un esercito di persone portatrici di nuovi bisogni, con un costo sociale pari a 36,4 miliardi di euro annui e che in 3 casi su 4 - come emerge dall’ultima indagine sui pazienti realizzata dalla Fondazione CENSIS e dalla Federazione Italiana delle Associazioni del Volontariato (FAVO) - considera la disponibilità di terapie innovative come una priorità imprescindibile.

L’utilizzo di terapie farmacologiche innovative? Per Giuseppe Tonini, del Direttivo Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, rappresenta spesso per i malati di cancro l’unica possibilità di contrastare la malattia, migliorando sia la sopravvivenza che la qualità di vita.«Tuttavia, spesso, - dice Tonini - per i pazienti italiani l’accesso ai nuovi farmaci risulta difficile a causa delle diverse procedure. Nell’ambito delle autonomie regionali esistono, ad esempio, diverse discrepanze legate al processo già complesso di rimborsabilità dei farmaci. Questi meccanismi creano discriminazioni tra i cittadini delle diverse Regioni italiane e quelli delle altre Nazioni Europee.

Persistono, dunque, gravi diversità di accesso ai ‘nuovi’ farmaci antitumorali tra le Regioni, dovute a differenti meccanismi di valutazione per l’inserimento nei Prontuari Terapeutici Regionali, che in alcune Regioni può raggiungere anche i 50 mesi». Dal dibattito è emersa la volontà dei protagonisti del Sistema Salute italiano di impegnarsi in una stretta collaborazione, al fine di assicurare uno sviluppo sostenibile nel campo dell’oncoematologia, a beneficio dei pazienti e dell’intero Sistema Paese.