Sempre meno gli italiani che mettono da parte


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La crisi annienta il risparmio

Azzerato per 3 italiani su 5. Più colpiti i ventenni c

L'accesso al risparmio raggiunge nel 2012 il minimo storico: i non risparmiatori sono il 61,3% (52,8 nel 2011). Fra i diversi gruppi, in maggior difficoltà sono i ventenni (69,4% i non risparmiatori), i residenti nel Sud (67,5) e nelle grandi città (66,7), le famiglie con reddito mensile inferiore a 1.600 euro (77,3%).

Il calo dei risparmiatori rientra nel quadro pieno di ombre disegnato dal rapporto sul risparmio degli italiani 2012, promosso da Intesa-Sanpaolo e condotto dal Centro Einaudi di Torino su dati raccolti dalla Doxa. Un italiano su otto non riesce a far fronte alle necessità della vita quotidiana, mentre uno su cinque teme di non raggiungere un reddito sufficiente con la pensione.

Lo scenario è dominato da incertezza nei bilanci familiari, disorientamento e delusione verso le istituzioni, considerate incapaci di tutelare i propri risparmi. “Siamo al giro di boa - ha sottolineato Giuseppe Russo, curatore dell'indagine - mentre l'Europa deve costruire una nuova governance, l'Italia deve impostare investimenti migliori e più produttivi e le famiglie devono fare i conti con il ritorno ad un'austerità dei consumi nonché con la necessità di lavorare più a lungo e di pagare un'aliquota fiscale mediamente maggiore ma i sacrifici sono necessari, dopo decenni di consumi probabilmente eccessivi, anche per ripristinare un tasso di risparmio corretto”.

Anche i figli del boom economico, i 'boomies', nati tra il 1951 e la metà degli anni '70, a cui è dedicato un focus della ricerca sfatano lo stereotipo della generazione, anzi, delle generazioni fortunate, fuori dalla guerra e dai problemi. Certo lavorano e per certi versi sono più fortunati rispetto ad altre generazioni meno inserite, ma in maggioranza tranne che per la salute, ritengono di essere regrediti rispetto ai loro genitori.

Eppure sono reattivi e per tenere il ritmo fanno anche più di un lavoro a testa. Il saldo tra i giudizi di sufficienza e insufficienza del reddito corrente, che aveva toccato il picco (71,7%) nel 2002, l'anno dell'euro, scende al minimo storico (45,7%), dal valore di 53,4 rilevato nel 2011 come conseguenza della ripresina del 2010. I più colpiti dalla crisi delle entrate sono i ventenni (-21,4 punti rispetto al 2011), le donne (-8,9), gli esercenti e artigiani (-10,3).

A risentire maggiormente della crisi sono stati i single con figli e l'1,1% che ha perso il lavoro nell'ultimo anno. La vera priorità del loro risparmio sono i figli, l'11,7% dei baby boomer è attratto dal risparmio gestito mentre il rapporto con la borsa è molto guardingo, il 33,8% ha la propria ricchezza in banca in forma liquida, i più si aspettano di andare in pensione, in media a 65, 4 anni, e a seguito della riforma il 23,8% ha dichiarato di aver risparmiato di più, il 17,65 ha sottoscritto uno strumento previdenziale e il 3,2% ha aumentato i contributi alla gestione integrativa già in essere.