di Luca Garosi
(l.garosi@rai.it)
“Oggi il rischio è quello di una sottoutilizzazione del bosco, che invece è un bene comune che può offrire servizi a tutta la società”. Lo ha detto Francesco Dellagiacoma, vicepresidente del PEFC Italia (la sezione nazionale dell'organizzazione di certificazione della gestione forestale sostenibile) aprendo i lavori dell’ultima giornata del IX Forum dell’Informazione Cattolica per la Salvaguardia del Creato, che da giovedì 14 giugno ha visto decine di giornalisti riuniti a Trento. Un Forum organizzato da GreenAccord onlus in collaborazione con UCSI (Unione cattolica Stampa Italiana) e FISC (Federazione italiana Settimanali Cattolici) e in partenariato con la Provincia autonoma e l’Arcidiocesi di Trento.
In Italia il 30% del territorio è occupato da boschi. Un dato che dimostra come i boschi siano in forte estensione a causa dell’abbandono delle aree agricole. Il tema da porre all’ordine del giorno non è quindi difendere il consumo di bosco (come veniva fatto 50 anni fa), ma la gestione sostenibile delle sue materie prime. A livello nazionale si assiste a un paradosso: nonostante la grande quantità a disposizione, l’Italia importa legno ed esporta prodotti finiti e addirittura arriva dall’estero anche molta legna da ardere. “La gestione delle foreste in modo sostenibile in Italia – ha sottolineato Dellagiacoma - si fa quasi esclusivamente nel Nord Est. Il Trentino è uno di questi casi, perché ha saputo costruire un sistema coordinato di aree protette e una filiera del legno virtuosa. Edilizia, carpenteria, falegnameria, imballaggi, pellet per il riscaldamento. Per ottenere gli stessi risultati anche a livello nazionale occorrono investimenti in infrastrutture, in personale, in formazione. In un simile contesto, la certificazione ha un ruolo importante”.
“Uno dei nostri segreti – ha svelato Roberto Zoaretti, direttore del Parco Naturale Adamello Brenta – è aver puntato molto su formazione ed aggiornamento del nostro personale. Condizione necessaria per riuscire ad essere sempre in prima fila rispetto alla corretta gestione delle aree protette, che rappresentano un quarto della superficie trentina”.
Difesa del territorio e del patrimonio boschivo non è quindi in contrasto con lo sviluppo dei sistemi agricoli locali. A patto, come ha sottolineato Gabriele Calliari, presidente Coldiretti Trentino di avere un “approccio pragmatico al concetto di natura”. “Dobbiamo decidere, una volta per tutte, se l’agricoltura in montagna deve continuare a esistere. La Natura – ha spiegato Calliari – non va considerata solo come ‘intoccabile’ ma come una realtà in cui l’uomo riesce, senza dannosi radicalismi, a coniugare ambiente, economia, bisogno di società. Una condizione per dare motivazioni, prospettive per il futuro e orgoglio ai tanti giovani agricoltori di montagna. Un’occasione per alimentare e accrescere la loro fierezza e autostima”.