Il Giappone forse ripenserà alla rinuncia all’atomo. Shinobu Tokioka, sindaco di Oi, una città nella prefettura di Fukui, ha infatti approvato i piani per rimettere in funzione due reattori nucleari di cui era stato avviato lo spegnimento subito dopo lo tsunami e l'incidente di Fukushima dello scorso anno.
In una intervista concessa ad un giornale locale, il sindaco di Oi ha affermato di avere preso questa decisione dopo che una commissione d'inchiesta aveva verificato che tutte le misure di sicurezza dell'impianto erano in regola. La cittadina era senza energia nucleare dal 5 maggio scorso e il sindaco Tokioka, che ha una società che fornisce tubi per il raffreddamento della centrale, ha detto che la carenza di energia ha reso necessario il ripristino delle centrali.
Decisione analoga prevista a breve anche per tutta la prefettura di Fukui dove i reattori attualmente in stand-by sono 13. La decisione definitiva dovrà comunque essere presa dal primo ministro giapponese Yoshihiko Noda entro questo sabato. Nel caso fosse positiva le centrali entrerebbero immediatamente in funzione.
La pressione affinché il nucleare venga riattivato si è fatta sempre più forte in questi ultimi tempi: richieste per riaccendere i reattori sono venute dalla regione di Kansai, nel Giappone orientale, dove c'e' la città industriale di Osaka che rischierebbe di vedere ridotta la sua capacità produttiva ed a questo proposito la società gestrice degli impianti nucleari, la Kansai Electric Power, ha previsto che se non si ripristinasse l'operatività delle centrali il deficit di energia sarebbe del 15% già dai prossimi due mesi.
"Un'energia economica e stabile è vitale" ha detto Noda in un discorso televisivo rivolto al Paese, "se tutti i reattori che in precedenza fornivano il 20% dell'energia restassero spenti, la societa' giapponese non potrebbe sopravvivere". Noda sta cercando di creare un consenso al ripristino proprio in quelle aree dove le centrali insistono, tuttavia deciderà a prescindere da quello che può essere il sentimento anti-nucleare della popolazione giapponese. Secondo Noda un prolungato arresto delle centrali creerebbe al Paese un serio rischio di sopravvivenza.