Il 60% degli ecosistemi del mondo, quelli che servono alla sopravvivenza della popolazione, sono stati utilizzati in maniera insostenibile. Lo afferma l’Unep, il programma dell'Onu per l'ambiente, nell'ultimo rapporto dedicato all'economia verde.
Ma il cambio di rotta è necessario: secondo il “Living Planet Report 2012” del WWF, sulla Terra consumiamo le risorse di un pianeta e mezzo, in Italia ci comportiamo come se ce ne fossero 2 e mezzo. Per questo l’Unep propone un modello di sviluppo che coniughi la crescita con un uso intelligente delle risorse a disposizione.
I numeri: solo il 20% degli stock di pesce in commercio è poco sfruttato, mentre il 52% è già arrivato alla soglia massima, un altro 20% è sovrasfruttato e un 8% è esaurito. L'acqua sta diventando scarsa e il problema dello stress idrico nel giro di 20 anni è destinato ad aumentare, perché di questo passo le risorse di oro blu soddisferanno solo il 60% della domanda globale.
L'agricoltura ha visto un aumento delle colture primarie grazie all'uso dei fertilizzanti, ma anche un declino della qualità del suolo e un degrado dei terreni, oltre alla deforestazione, che ha portato via 13 milioni di ettari di polmoni verdi l'anno nel periodo fra 1990 e 2005.
Per la prima volta nella storia, oltre la metà della popolazione vive oggi in aree urbane. Le città quindi contano la fetta maggiore di consumi di energia e di emissioni di gas serra. Problemi di traffico, inquinamento e scarsi servizi hanno un impatto sulla produttività e sulla salute, soprattutto a discapito dei più poveri.
Con circa metà della popolazione che vive in economie emergenti dove i fenomeni di urbanizzazione e sviluppo galoppano, il bisogno di progettare città, trasporti e infrastrutture ''verdi'' è diventata una necessità prioritaria. La transizione ad un'economia verde cambierà da paese a pese, perché dipende dal capitale umano e naturale e dal suo livello di sviluppo.