Pronti a farsi curare altrove


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Sanità, 10 mln di cittadini 'in fuga'

Un pericolo reale per le aree del Paese più tartassate, via dalle Regioni con piano di rientro n

E' concreto il rischio di fuga dalla sanità delle regioni con piano di rientro. Tanto che 10 milioni di italiani residenti in queste regioni sono pronti a rivolgersi altrove nella Penisola o addirittura ad andare all'estero per curarsi. Un pericolo reale per le aree del Paese più tartassate dalle manovre: il 18% dei cittadini di queste regioni si è già rivolto a un medico, a una struttura o a un servizio sanitario di un'altra regione, o si è recato all'estero per curarsi, rispetto al 10,3% rilevato nelle altre regioni. È il quadro che emerge dalla ricerca del Censis contenuta nel Rapporto 2012 'Il Sistema Sanitario in controluce', della Fondazione Farmafactoring, presentato oggi a Roma.

Inoltre per il 58% degli italiani la spesa per la sanità (visite mediche, dentista, analisi e accertamenti diagnostici) è aumentata del 18% in un anno. Un aumento dovuto soprattutto ai ticket. Ma vediamo la ricerca più in dettaglio: nelle regioni con piano di rientro sono di più i cittadini che pensano che la sanità regionale peggiorerà nei prossimi cinque anni (il 37,6% rispetto al 29,5% nelle altre regioni), che hanno fatto ricorso alla sanità privata (il 39% contro il 37%), che hanno sostenuto aumenti della spesa di tasca propria per la sanità (il 61,8% contro il 54,9%) e che hanno subito un incremento medio maggiore della spesa privata per famiglia (+20% contro il +16%). In queste regioni i cittadini che non si farebbero curare in nessun caso fuori dalla propria regione sono 'appena' il 29%, rispetto al 46% rilevato altrove.

E ancora, le manovre di finanza pubblica in sanità sono giudicate inefficaci e ingiuste: concepite per rendere sostenibile la spesa sanitaria pubblica, hanno prodotto diseguaglianze. Per il 77% degli italiani si poteva tagliare altrove. Il 71% pensa che le manovre accentueranno le differenze di copertura sanitaria tra le diverse regioni e tra i ceti sociali, aumentando le disparità nella tutela della salute. Il 66% ritiene che non riporteranno la spesa sotto controllo. Per il 62% in questo modo si tagliano i servizi e si riduce la qualità. Il 51% è convinto che negli ultimi due anni la copertura pubblica si sia già ridotta, perché sono aumentate le prestazioni che vanno pagate, il 44% ritiene che la copertura sia rimasta inalterata e solo il 5% che si è ampliata.

La soluzione? Depoliticizzare la sanità nelle regioni. Per tenere insieme sostenibilità finanziaria e qualità dell'assistenza, la prima cosa da fare secondo gli italiani è depoliticizzare la sanità. Per il 40% dei cittadini è necessario passare a una gestione da parte di manager più competenti e non scelti dalla politica. Per il 38,5% ciascuno deve contribuire pagando un ticket proporzionato al proprio reddito. Il 37% indica la necessità di rendere più efficienti strutture, servizi e personale. Il 19% vuole introdurre controlli rigorosi sui medici di medicina generale.

C'è poi il 'salasso ticket': la spesa dei cittadini va su. Per il 58% degli italiani la spesa per la sanità (visite mediche, dentista, analisi e accertamenti diagnostici) è aumentata del 18% in un anno. Un aumento dovuto soprattutto ai ticket: per i farmaci (per il 65% dei cittadini), le visite mediche specialistiche (64%), analisi e radiografie (63%). Tra intramoenia e sanità privata, ecco come vola la spesa 'di tasca propria': il 38% dei cittadini ha fatto ricorso nell'ultimo anno alla sanità privata per almeno una prestazione. In particolare sono donne (42%), adulti con 45-64 anni (42,5%) e anziani (40%), residenti nel Nord-Ovest (42%) e nei comuni tra 10mila e 30mila abitanti (42%), laureati (42%).

Il 55% giudica però troppo alto il prezzo pagato per la prestazione, il 44% lo valuta giusto e appena l'1% lo ritiene basso. E il 10% dei cittadini ha fatto ricorso all'intramoenia nell'ultimo anno. In particolare sono donne (11,5%), 45-64enni (12%), residenti al Centro (13%) e nei comuni tra 100 mila e 250 mila abitanti (15%), laureati (15%). In questo caso pensa di aver pagato un prezzo troppo alto il 49%, giusto il 48%, basso il 3%.

C'è poi chi, con la crisi, si rivolge al web. Un milione di italiani ha acquistato prestazioni sanitarie su Internet. Inoltre per i connazionali la sanità non è solo bilanci e tecnologie. Il 65% degli intervistati ritiene importante, quando si reca in una struttura sanitaria, le relazioni con le altre persone, dai pazienti ai familiari in attesa, perché scambiarsi informazioni ed esperienze aiuta ad affrontare meglio la situazione.

Se la sanità è in difficoltà, almeno di alcuni aspetti strutturali gli italiani sono contenti. Pensando all'ultima esperienza in una struttura sanitaria (ospedale, laboratorio di analisi, istituto di riabilitazione), l'87% ha definito l'accesso all'edificio comodo e facile, per il 75% la sala in cui si è svolta la prestazione sanitaria era adeguata per dimensione, gradevolezza, capacità di accoglienza, per il 72% i luoghi di attesa hanno facilitato le relazioni tra le persone (erano ampi, ventilati, dotati di sedie).

Infine, per il 69% la struttura sanitaria era situata in un edificio esteticamente gradevole, il 64% ha definito la struttura pensata e progettata per accogliere in modo adeguato il numero di persone presenti (operatori, pazienti, familiari).

Un milione di italiani ha comprato prestazioni sul web
Shopping sanitario su Internet per gli italiani alle prese con la crisi economica. Dallo sbiancamento dei denti alle analisi del sangue, un milione di italiani ha acquistato prestazioni sanitarie sul web. Lo rivela una ricerca del Censis per il Rapporto 2012 'Il Sistema Sanitario in controluce' della Fondazione Farmafactoring, presentato oggi a Roma dal presidente della Fondazione Farmafactoring Marco Rabuffi, e dal presidente del Censis Giuseppe De Rita.

Secondo i dati, 600 mila persone lo hanno fatto una sola volta, 280 mila tra due e quattro volte, 120 mila piu' di cinque volte. Il 74% spiega di averlo fatto perche' e' un'operazione semplice e veloce, il 26% perche' i prezzi sono vantaggiosi e conviene. E ancora: il 59% e' andato online per acquistare prestazioni di odontoiatria (pulizia o sbiancamento dei denti, apparecchi ortodontici), il 36% per servizi legati alla prevenzione (analisi del sangue e delle urine, mammografia, mappatura dei nei), il 23% per visite con un nutrizionista (test delle intolleranze alimentari, diete personalizzate), il 9% per interventi di chirurgia estetica.